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  • Lazio in crisi:| Dov'è finito il gioco?
Lazio in crisi:| Dov'è finito il gioco?

Lazio in crisi:| Dov'è finito il gioco?

  • M.A.

Pochi uomini e stanchi, un tecnico non più infallibile e una società che da una parte chiede ai suoi il cambio di passo mentale e dall'altra lancia un messaggio opposto sul mercato e sulla gestione del gruppo. Che ne è stato della Lazio bella e 'pro-attiva' di inizio stagione? I dati dicono che non c'è più: cinque gol fatti e dieci subiti; due soli punti nelle ultime cinque di campionato; difesa in panne e attacco troppo leggero senza il peso specifico di Klose; terzo posto da dividere con un Milan lanciato in progressione. Reggono solo le coppe, mentre i progetti Champions vanno a rischio dopo il crollo di Siena. Ieri Petkovic ha continuato il confronto con la squadra iniziato nella pancia dell'Artemio Franchi: un'altra mezzora di dialogo, civile ma fermo, che lascia presagire qualche cambiamento sulla formazione che domani sera, all'Olimpico, dovrà guadagnarsi gli ottavi di Europa League contro il Borussia M'Gladbach.

Hernanes è uno degli indiziati a restare in panca, complici i ritorni di Ederson e Onazi, mentre Mauri potrebbe rimanere ancora fuori. Di sicuro pagherà Kozak che, in campionato, ha tradito un'altra volta. Si è discusso animatamente anche di questo negli spogliatoi di Formello. Forse è stato anche uno sfogo del tecnico per la cantonata presa pochi minuti prima dell'inizio della gara con il Siena, un cambio di modulo indotto dal torcicollo di Radu ma rivelatosi deleterio. Un errore è umano, ci può stare. Ma i dati dicono che la Lazio ha guadagnato solo un punto nelle cinque occasioni in cui è stata schierata a tre in difesa, mentre è seconda in classifica prendendo i risultati conquistati con i quattro dietro. Il 4-4-2 sembrava il compromesso azzeccato per assorbire l'assenza di Ledesma (squalificato) e dare corpo all'attacco privo di Miro Klose. La risposta avuta in coppa poteva essere un valido suggerimento per riproporlo. Però Petkovic non l'ha colto, sbagliando la valutazione dell'avversario.

Eppure i connotati del Siena erano proprio quelli da ammazza-Lazio, tabù compreso. Se quest'anno, infatti, con le 'big' va discretamente bene, i problemi arrivano tutti con le piccole: sei punti lasciati al Genoa, due buttati a Palermo, k.o. a Siena e in casa contro il Chievo. Il Pescara, lunedì, adesso può far paura. Il problema era noto, tecnico e società avevano dato precise coordinate per una soluzione: 'Non c'è ancora mentalità vincente', parole che i giocatori non hanno accolto benissimo. Il fatto è che la mentalità non si costruisce solo sul campo, ma passa anche dalle scelte del tecnico, dall'investimento sul mercato e dalla gestione dei casi interni, vedi Diakité (vicino al Napoli) e Cavanda. Tutto ha un peso. Il prodotto è una squadra intermittente, si accende quando i nervi sono sollecitati da una 'big' e si spegne al cospetto delle provinciali, con risorse insufficienti a tenere alta l'adrenalina e a mantenere costante l'identità tattica. Panchina corta, almeno per la Champions. 

(Corriere della Sera - Edizione Roma)

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