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    Laziomania: l'addio di Tudor certifica la mediocrità, il disastro targato Lotito-Fabiani è completato

    Laziomania: l'addio di Tudor certifica la mediocrità, il disastro targato Lotito-Fabiani è completato

    • Alessandro De Felice
    Se tre indizi fanno una prova, due dimissioni in 76 giorni fanno una certezza: questa proprietà e questa dirigenza non sono all’altezza della Lazio. Inutile girarci troppo attorno alla questione: l’addio di Tudor dopo quello di Sarri certifica la mediocrità di una società che al ventesimo anno di gestione non ha capito il valore del club che gestisce e dei suoi tifosi. A distanza di un anno dalla festa per il secondo posto e il ritorno in Champions League il disastro targato Lotito-Fabiani è completato. La chiusura del cerchio di un progetto (se così si può definire) senza né capo né coda, ma un galleggiare sul livello della mediocrità che ha portato la squadra al saliscendi continuo tra la Champions (più raramente) e l’Europa League. Ora, però, Lotito può definitivamente gettare la maschera scegliendo Baroni, un allenatore bravo ma abituato ad altre latitudini della classifica. Il profilo perfetto per la mediocrità di cui si nutre questa presidenza.

    DUE ADDII FANNO UNA CERTEZZA - Dopo Maurizio Sarri, anche Igor Tudor rassegna le dimissioni 76 giorni dopo. Un filo conduttore unisce i due, e non è la squadra e gli uomini allenati ma l’ambizione e la voglia di puntare in alto in totale contrasto con la mediocrità di una società che non vuole cresce e non ha ancora compreso a fondo, dopo 20 anni di gestione, il valore di una tifoseria e di una piazza come quella biancoceleste. Il ‘re è nudo’, ma toccherà alla piazza smascherarlo definitivamente, senza cadere in tranelli già visti in passato con mosse dettate dal momento per gettare fumo negli occhi ad un ambiente che si sta pian piano disamorando per colpa di una gestione diametralmente opposta a quella di una società ambiziosa e che ha voglia di crescere.

    APPENA 80 GIORNI FA - Eppure poco meno di 80 giorni fa Igor Tudor e la Lazio si erano detti sì. Un matrimonio celebrato prima con i fatti e le firme sui contatti fino al 2025 e poi a parole, sia da parte del presidente Lotito che del tecnico croato. Frasi di circostanza che ben presto sono risultate tali con il tempo che ha portato a galla la verità. Tudor si è inimicato la piazza nonostante risultati tutto sommato positivi nel complesso, mentre Lotito lo ha portato alle dimissioni per incompatibilità nella progettazione. Ecco, proprio su questo punto, risulta poco chiaro un aspetto: a fine marzo le parti non avevano parlato di programmazione a due mesi dalla fine della stagione e stipulando un contratto fino al 2025? Un aspetto che forse rimarrà avvolto nel mistero.

    LE DIMISSIONI? - “Mi assumo io delle responsabilità del momento”. Parole del direttore sportivo Angelo Fabiani, pronunciate poco meno di una settimana fa a Lazio Style Channel. Il caos che regna in casa Lazio e il disastro totale di un progetto alla deriva dovrebbe portare colui che è incaricato alla gestione sportiva del club a delle riflessioni profonde sul lavoro svolto finora. Due tecnici dimissionari in due giorni, Luis Alberto che esplode in diretta tv e dice di non voler più un euro dal club e di voler salutare, Kamada che saluta dopo un anno dopo aver promesso il rinnovo. Sono solo alcune delle grane, le più recenti, di una gestione scellerata che dovrebbe portare alle dimissioni. Perché se davvero Fabiani vuole tenere fede alle parole pronunciate in diretta, allora dovrebbe ammettere di aver commesso errori gravi e fare un passo indietro.

    BARONI ‘PERFETTO’ - Non ce ne voglia Marco Baroni, tecnico di indubbie qualità tecniche e morali, come ha dimostrato anche in questa stagione, ma il suo profilo non può certamente entusiasmare la piazza. E non è un caso se le ‘concorrenti’ della Lazio si chiamano Cagliari e Monza, due squadre che hanno lottato rispettivamente per la salvezza fino alla penultima giornata e per metà classifica. Baroni rappresenta il profilo ‘perfetto’ per la gestione Lotito come dimostra l’ultimo mercato di gennaio, quando non ha battuto ciglio davanti a oltre 10 cessioni nel giro di un mese, con la squadra smantellata e una salvezza da conquistare. Un obiettivo raggiunto meritatamente e miracolosamente soprattutto grazie a lui. Tutt’altra storia rispetto ai vari Sarri e Tudor, con mentalità internazionale più manageriale e necessariamente chiamati in causa nelle scelte dei calciatori da acquistare e cedere il mercato.

    IL RITORNO DI MAU - Tra i tanti nomi che stanno girando nelle ultime ore, l’unico che può davvero risollevare squadra e piazza è quello di Maurizio Sarri. Il ritorno del tecnico toscano a pochi mesi dalle dimissioni potrebbe davvero dare un segnale importante e rianimare una piazza estremamente delusa. Un ritorno che garantirebbe anche un mercato all’altezza con nomi di spessore per provare a risollevarsi dopo l’ennesima stagione deludente della gestione Lotito. Toccherà però proprio al presidente decidere cosa fare e se continuare questo percorso all’insegna della totale disaffezione della gente ai colori tramandati di generazione in generazione da 124 anni.

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