Milanmania: Niang addio? È colpa sua. Locatelli e Donnarumma vanno difesi
Il problema è che in questi ultimi 270' tra campionato e coppa Italia sul banco degli imputati sono finiti Romagnoli, Calabria, Domnarumma e Locatelli. Normale. I giovani peccano. Molto. Per inesperienza, per esuberanza, per incoscienza. È normale e va accettato. Sbagliano molto anche i veterani, ma alle spalle hanno un curriculum e con loro si ha - i milanisti meno - più tolleranza. I ragazzi invece hanno meno alibi, meno tempo, meno opportunità perlomeno in Italia. Invece vanno difesi, protetti, sorretti. Rimproverati e puniti anche, ma nel silenzio dello spogliatoio.
Parliamo naturalmente di ragazzi talentuosi, con un futuro, ma soprattutto educati, con personalità. Ragazzi seri. Ragazzi che soffrono per i loro errori e danno il massimo, sempre, ma soprattutto dopo gli errori. Ragazzi che si applicano ogni giorno per migliorare, perché non hanno nessuna intenzione di perdere la grande, straordinaria opportunità di avere un futuro con addosso una maglia gloriosa.
Non è questo il caso di Niang. Il francesino ha buttato la prima e la seconda chance nel Milan. Colpa sua. Aveva fiducia intorno, aveva tutto a favore, aveva tutte le carte. Non è cresciuto, non è migliorato, avendo continuità solo fuori dal campo: in che modo, lo sa Montella. Come Pato, uno degli sprechi più tristi del calcio moderno. Dopo il Milan, solo due di picche in Brasile, in Inghilterra, in Spagna. Piccolo papero mai cresciuto.
Questo non è il caso di Donnarumma, Romagnoli, Calabria, Locatelli. I quali per quanto ci riguardano usciranno sempre con il 6 in pagella a prescindere, fino al prossimo vero esame di laurea.