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  • Non solo Juve: la Serie A è ripartita

    Non solo Juve: la Serie A è ripartita

    Fino a ieri era opinione condivisa che il calcio italiano fosse da tempo inchiodato in coda all’ipotetica classifica dei migliori campionati d’Europa. Perché lo spettacolo più entusiasmante resta quello della Premier League, i fuoriclasse al top giocano nella Liga, gli stadi pieni sono quelli della Bundesliga e le migliori prospettive di crescita le può vantare la Ligue 1... Poi viene la serie A, con i suoi scandali ricorrenti, i Tavecchio, i Lotito, gli stadi semi-vuoti, le follie ultrà e le delusioni internazionali.

    A certificare l’affanno (prima di tutto finanziario) dei club italiani nel confronto con le grandi d’Europa, ci pensa ogni anno anche l’analisi della Deloitte nella sua Football Money League 2015 ovvero la classifica dei potenziali economici, dei club più redditizi, dove la prima italiana è la Juventus, appena decima. Ma il campionato che si è concluso domenica sera qualche motivo di moderato ottimismo lo regala, pur con inevitabili distinguo tra una contraddizione e l’altra.

    Innanzitutto c’è il record dei gol segnati (47) nell’ultima giornata che ha permesso al campionato di stabilire anche il record complessivo dei gol stagionali rispetto agli altri tornei in Europa. Serie A al top con 1024 reti davanti alla Liga dei Messi e dei Ronaldo, ferma a quota 1009 e alla Premier rimasta a 975 così come la Ligue 1 a 947 per non parlare della Bundesliga a 814 (però con 18 squadre).

    È un dato significativo, è un colpo secco sferrato ai luoghi comuni e al difensivismo atavico attribuito al nostro calcio. Certo, proprio coloro tra quelli più legati alle tradizioni obietteranno che l’improvvisa abbondanza di gol deriva proprio da un abbassamento generale della qualità difensiva, ma si tratta di una valutazione che non tiene conto dell’esplosione dei tanti talenti d’attacco emersi al più alto livello in questa stagione al fianco dei bomber già affermati. Basta guardare la classifica dei marcatori, con Mauro Icardi – potenziale protagonista da qui in avanti, nei prossimi anni - affiancato al monumento Toni, con Tevez e Higuain subito dietro.

    I giovani attaccanti di assoluto interesse non sono pochi: scorrendo ancora la classifica ecco Gabbiadini che al Napoli ha lasciato intendere di poter crescere con continuità; Berardi e Zaza che fin qui hanno fatto le fortune del Sassuolo e potrebbero ripetersi nella Juve del futuro; lo stesso Iago Falqué rigenerato e rilanciato dal Genoa a 25 anni dopo la cantera del Barcellona e il mancato trampolino juventino. E ancora pensiamo a Dybala, autore di magie a Palermo, oppure a Felipe Anderson, capace di giocate fantastiche con la Lazio. In qualche caso, parliamo di possibili crac.

    Si fa fatica a ricordare un’altra annata così ricca di promesse. E comunque un prospetto di grande valore si è segnalato anche in difesa: l’empolese Rugani. E il discorso vale un po’ in tutti i ruoli se pensiamo all’esplosione di Pogba, alle prodezze di Florenzi, ai lampi di Salah, al potenziale di Insigne, e – in ordine sparso – ai nomi di Obiang, Benassi, e Mauri.

    Significa che la serie A è una realtà viva, aldilà di quanto non dica la classifica finale dove il cosiddetto gap tra la Juventus e le altre si conferma e si rafforza (tra l’altro molti dei talenti di cui sopra rientrano proprio nell’orbita bianconera) e dove spicca l’assenza nelle prime posizioni - quelle che valgono appunto l’Europa - di Inter e Milan.

    Nonostante questo, anzi immaginando un recupero delle milanesi al top, i segnali restano interessanti. Ora non resta che attendere l’esito della finale di Champions League, dove un’italiana è tornata a manifestarsi cinque anni dopo l’apparizione vincente dell’Inter di Mourinho. E non resta che confidare nella crescita della Nazionale di Antonio Conte, per chiudere il cerchio e celebrare finalmente la ripartenza di tutto il movimento calcistico italiano. Nonostante la contraddizioni. Ma quelle forse non ci lasceranno mai.

    Luca Borioni

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