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  • Only One Year: il Genoa torna in A! Gilardino profeta della promessa societaria

    Only One Year: il Genoa torna in A! Gilardino profeta della promessa societaria

    • Marco Tripodi
    Promessa mantenuta! Quando lo scorso luglio, con la ferita della recente retrocessione ancora lontana dal cicatrizzarsi, la dirigenza del Genoa proferiva l’imperativo che avrebbe dovuto caratterizzare la nuova stagione, in molti sospettavano che si trattasse di un puro slogan commerciale. Un claim dal suono ammaliante, figlio forse di un eccessivo ottimismo. Di sicuro buono per vendere abbonamenti, come del resto dimostrava una campagna-record che ha proiettato il Grifone nel top ten del tifo nazionale malgrado il declassamento di categoria. Ma i campionati non si vincono sugli spalti e nonostante il calore della propria gente, lo scetticismo attorno alla squadra non mancava.
     
    E invece l’Only One Year coniato da Zangrillo e soci si è rivelata la più azzeccata delle profezie, dal momento che la permanenza in purgatorio del club più antico d’Italia è effettivamente durata un solo anno. Il minimo sindacale. Poco più di una penitenza per chi, nella massima categoria, aveva vissuto una lunga serie di annate schizofreniche e balorde.
     
    SBAGLI E RIPARAZIONI - La cavalcata del Grifone verso l'unico traguardo possibile non è stata ad ogni modo priva di errori. Soprattutto all’inizio. Il più grande è stato senza dubbio la fiducia concessa ad Alexander Blessin. Dopo la caduta in cadetteria l’ex poliziotto di Stoccarda ha ricevuto l’occasione per rifarsi una reputazione ma non ha saputo sfruttarla, rischiando di far naufragare il progetto dei Tressette. Giunta al punto di non ritorno la dirigenza ha tuttavia avuto il merito di non peggiorare la situazione, evitando di perseverare nei propri errori. Rispedito aldilà delle Alpi il piccolo Klopp, si è scelto di puntare sulla soluzione interna. In realtà più per necessità che per reale convinzione. E qui la fortuna è stata grande alleata del Grifone. Promosso dalla Primavera Alberto Gilardino si è infatti dimostrato, a sorpresa, l’uomo giusto. Tanto che se c’è un volto che merita di stare sulla copertina del romanzo stagionale rossoblù questo è senza dubbio il suo. Senza fuochi d’artificio né proclami altisonanti, il violinista di Biella ha convinto tutti con l’arma della semplicità, trasformando a suon di risultati il suo contratto ad interim in un'investitura ufficiale. Il Gila ha ridisegnato il Grifone senza stravolgerlo, rendendo ermetica una difesa che fino ad allora non lo era stata e coinvolgendo ogni elemento senza escludere nessuno. Tutti si sono sentiti importanti e tutti, quando sono stati chiamati in causa, hanno risposto ‘Presente!’.
     
    I PROTAGONISTI - A cominciare da Albert Gudmundsson, l’uomo in più del Grifone in questa splendida cavalcata. Gol, assist, giocate geniali. Il folletto venuto dal freddo non si è fatto mancare nulla, trascinando con la sua classe i compagni e risolvendo più di un guaio alla squadra. Se l’islandese ha sorpreso per rendimento e costanza, chi lo ha fatto meno è probabilmente Massimo Coda. Il bomber campano, arrivato in Liguria con un curriculum arricchito da due titoli di capocannoniere in bella vista ha dimezzato il proprio bottino di reti rispetto alle ultime stagioni, pur risultando comunque il miglior marcatore rossoblù. Più che l’attacco, tuttavia, la pietra angolare del Genoa gilardiniano è stata la difesa. Un reparto blindato dall’esperienza di Mattia Bani, dall’esuberanza di Radu Dragusin, uno che ha saputo cancellare i mugugni che si era meritato al momento del suo arrivo a causa di alcune dichiarazioni evitabili del suo procuratore, dalla freschezza di Alessandro Vogliacco, dalle parate acrobatiche di Josep Martinez. Un reparto dall’intesa assoluta, in grado, con il Gila al timone, di collezionare la bellezza di quattordici clean sheet in venti partite! Meritevoli di citazione sono poi anche i nonnetti della mediana: il sempre agguerrito capitan Stefano Sturaro, il prepotente Kevin Strootman, il saggio Milan Badelj. Gente che senza specchiarsi in carriere dal passato glorioso è stata capace di trovare le motivazioni giuste anche in un torneo di secondo livello. E poi come dimenticare i vari Sabelli, Frendrup, Jagiello, Puscas. Comprimari capaci di prendersi più volta la scena.
     
    Citazione conclusiva, infine, per Mimmo Criscito, tornato a casa a gennaio dopo la breve parentesi canadese per chiudere un cerchio lasciato aperto lo scorso maggio. Il rigore sbagliato nel derby di un anno fa aveva formalmente condannato il Grifone alla retrocessione e segnato la fine della sua vita in rossoblù. Un’immagine dolorosa per tutti i genoani, oltre che per il diretto interessato. Un’immagine che non poteva in alcun modo rappresentare la fine di una lunga storia d’amore. Tornato per asciugare il pianto versato dodici mesi fa, Mimmo si è ritrovato quest’oggi nuovamente con gli occhi lucidi. Ma il sapore di queste lacrime ha tutto un altro gusto. Perché anche la sua di promessa è stata mantenuta. Proprio come quella di Zangrillo e dei suoi soci. In fondo un solo anno in Purgatorio basta e avanza.
     

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