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    Ricordate Marco Negri? "23 goal in 10 partite ai Rangers, carriera rovinata da una pallina da squash"

    Ricordate Marco Negri? "23 goal in 10 partite ai Rangers, carriera rovinata da una pallina da squash"

    “Segnavi come una goal-machine. Marco, what happened?” è stata la domanda di Sean Connery, attore interprete di James Bond nella saga 007 a Marco Negri, attaccante che nell'estate del 1997 era passato dal Perugia ai Rangers di Glasgow. Il racconto di Negri alla Gazzetta dello Sport ci riporta a quei giorni di euforia rovinati da una pallina da squash.

    "Mi portano a vedere Ibrox: rimango incantato, un tempio. Scelsi i Rangers per la proposta economica e per giocare in Champions. E scopro un mondo nuovo: alimentazione bizzarra, pasta, pollo e fagioli tutto insieme, allenamenti solo la mattina, in partita l’arbitro fischiava 5-6 volte, compreso l’inizio e la fine. In quella squadra ci sono anche altri italiani, un giovanissimo Gattuso, Porrini e Amoruso, l’idolo del club McCoist, Thern, Brian Laudrup, che era più veloce con la palla al piede che senza. E Gascoigne, un amico vero. Persona sensibilissima. Certo, aveva i suoi demoni, ma Paul dietro gli scherzi nascondeva la malinconia e un animo gentile. 

    GOAL MACHINE E POI L'INCUBO - "Segno 23 gol nelle prime 10 partite, arrivo a Natale mettendo a referto 30 gol, una volta ne faccio 5 in un colpo solo contro il Dundee. Una magia e poi... Il 5 gennaio del 1998, un mercoledì, non ci alleniamo, così accetto controvoglia di andare a giocare a squash con Sergio Porrini. Era la seconda volta in vita mia. Mi arriva una pallina a 100 all’ora dritta sull’occhio e l’occhio mi esplode. Mi si stacca la retina, sanguino, non vedo più nulla. A Porrini ancora oggi dico che con le mani era persino peggio che con i piedi (ride) e ce ne vuole... C’è persino un lato comico: Porrini e Gattuso mi portano in ospedale, ma sbagliano reparto, finiamo in maternità. È stato lo spartiacque della mia carriera. Polmonite, infezione a un osso, due ernie. Feci gli esami del sangue: un disastro, avevo i globuli tutti sballati. Il medico del club mi disse: o è Aids o è il morbo di Hodgkin. Invece era stress, stavo male, ero dentro a un tunnel cupissimo. Ho passato altri due anni in Scozia, tra cliniche e tribunali, perché alla fine i Rangers smisero di pagarmi".

    RIENTRO IN ITALIA - "Ma non ero più io, la bolla magica era esplosa. L’obiettivo era tornare a sentirmi un calciatore, almeno per un po’ ci sono riuscito".

    NEGRI OGGI - "Gestisco i miei guadagni, ho scritto un libro, si intitola “Più di un numero sulla maglia”. Con mio figlio Christian sono stato in Lapponia a vedere l’aurora boreale: una meraviglia. È da quel giorno che non gioco. Ma forse dovrei esorcizzare questo trauma, magari un giorno una partita la faccio. Però con in testa il casco della moto...".

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