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  • Romamania: è il Dan Day, ora sostanza, sincerità e un'idea solida per essere presidente con la P maiuscola

    Romamania: è il Dan Day, ora sostanza, sincerità e un'idea solida per essere presidente con la P maiuscola

    • Paolo Franci
    Quello che più è mancato in questo quasi decennio, finalmente sarà lì, a Trigoria, al suo posto. Succederà dopo il D-Day – il Dan Day – e cioè quando la Roma avrà conosciuto ufficialmente il nuovo proprietario e i suoi uomini. Non personalmente, perché per ora è roba di conference call, ma ci siamo: la Roma avrà il suo 25esimo presidente. E non ci sarà 'l'effetto Casper', il fantasmino dei cartoon così come accaduto con James Pallotta, stavolta a Trigoria ci sarà un Friedkin al volante. Non sarà Dan, ma suo figlio Ryan. E di questo la Roma ha un maledetto bisogno.

    Quante volte s'è detto e sottolineato che un presidente-assente non può essere compatibile con il calcio italiano? Certo, se ne può fare a meno, individuando un manager forte, fedelissimo e di cerchia ristretta che possa gestire in luogo del padrone. Quel che Pallotta ha provato a fare traslocando qui a Roma alcuni suoi uomini che, alla prova di Trigoria, si sono rivelati assai poco adatti. E in ogni caso, si tratta di una forzatura perché qui da noi la figura del presidente è come la zanzara tigre: la trovi ovunque, in qualunque aspetto del club e in alcuni casi è pure fastidiosa come il piccolo insetto. Ma necessaria.

    Gli esempi sono enormi e tutt'intorno a noi, ognuno col suo stile e i suoi modi più o meno – in alcuni casi molto meno – eleganti, ma tant'è. I giocatori, gli staff, i dirigenti e i tifosi qui in Italia non possono farne a meno. Aldilà dell'eleganza, della leggerezza dei gesti o delle stesse capacità, noi italiani abbiamo bisogno di quella figura a volte debordante, altre logorroica o saccente, altre ancora convinta di poter insegnare ai delfini come si trattiene il fiato sott'acqua, che risponde al ruolo di 'presidente'. Anzi, 'signor Presidente' come si legge in alcune missive tra club.

    Ecco, quella maiuscola usata spesso impropriamente è ciò che serve alla Roma. Un Presidente finalmente con la 'P' grande. In grado di ricostruire e poi avviare un nuovo progetto. Un Presidente in grado di riconquistare la gente attraverso la sostanza, il lavoro, lo sviluppo di un'idea solida e soprattutto, con la necessaria sincerità a prescindere da mosse di mercato e intenzioni future. Perché qui a Roma basta poco, davvero poco, per essere apprezzati e amati come non è accaduto in queste ultime stagioni.

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