
Romamania: oltre 120 milioni investiti per una squadra che non sembra rinforzata
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Oltre ai soldi spesi e alle buone intenzioni, però, ci sono tante, troppe ombre su come la Roma ha gestito questo mercato e soprattutto c’è una sensazione ad oggi abbastanza netta: la squadra costruita dall’inedita coppia Soulouku-Ghisolfi non sembra più competitiva di quella dello scorso anno, paragonandola alle rivali più accreditate. E questo è un paradosso considerando la quantità di risorse investite.
Detto che i tanti dubbi tecnici, confermati dalle prime due partite di campionato piuttosto deprimenti, possono essere spazzati via dalla prova del campo, è indubbio che più di qualcosa in questa lunga e confusa estate non abbia funzionato. Alcuni ruoli non sono stati coperti al meglio, l'ingombrante caso Dybala è stato gestito male, sono mancate tante cessioni necessarie per alleggerire il bilancio e la rosa, alla fine ci si è dovuti accontentare di girare in prestito al Milan Abraham pur di liberarsi di un ingaggio pesante.
De Rossi aspettava un terzino destro titolare e non può sentirsi garantito dagli arrivi della scommessa saudita Abdulhamid, che sembra più un’operazione commerciale piuttosto che a un rinforzo vero e proprio, e del giovane Sangarè. A sinistra preoccupa l’assenza di fisicità, con la rischiosa accoppiata Angelino-Dahl chiamata a dividersi i minuti in campo. Il centrocampista muscolare, Kone, è arrivato all’ultimo giorno di mercato ed è uno degli acquisti più promettenti, nel frattempo però erano già stati spesi 23 milioni per Le Fee e sembrano francamente troppi per un giocatore che rischia di essere adesso la quinta scelta nel reparto. Soulè, altro fiore all’occhiello del mercato, ama giocare nella stessa posizione di Dybala che nei programmi societari doveva essere ceduto. Saelemaekers può essere un innesto molto utile ma non ha le caratteristiche richieste dall’allenatore, che sognava Chiesa e sperava in Boga. Dovbyk è un centravanti molto interessante che dovrà però gestire due pesi psicologici non banali: il confronto con Lukaku e il prezzo del suo cartellino, oltre 35 milioni di euro, tra i più cari della storia giallorossa.
Quanto successo con i centrali difensivi, poi, è la più chiara dimostrazione del caos che ha accompagnato l’estate romanista. Alla beffa delle visite mediche non superate da Danso, per certi versi inspiegabile, si è aggiunta la surreale giornata vissuta dallo juventino Djalo, chiuso dentro una stanza d’albergo per un giorno, sottoposto ai test e poi rispedito al mittente mentre nel frattempo si provava invano a convincere il Siviglia per Badè, si trattavano svincolati un po’ a caso (Hermoso e Hummels), spingendo Smalling verso l’Arabia.
Non convince neppure la gestione di due giovani cresciuti nel vivaio come Bove e Pisilli. Il primo mandato in prestito alla Fiorentina, che potrà decidere se acquistarlo dopo averlo testato, il secondo trattenuto a Trigoria e adesso senza prospettive di giocare. Per non parlare di Zalewski, messo sul mercato senza successo, utilizzato dall’allenatore nelle prime due gare e destinato a salutare a parametro zero la prossima estate.
Toccherà adesso a De Rossi trasformare i tanti dubbi in certezze, ricostruire nel più breve tempo possibile una convincente idea di squadra e cancellare questo enorme senso di amarezza che ha accompagnato le ultime settimane, tra risultati deludenti e tensioni nello spogliatoio e in società. In fondo, il mercato incompleto e abbastanza illogico è solo la naturale conseguenza di ritardi esagerati nella programmazione e della mancanza di unità d’intenti all’interno del club. Finché Friedkin continua a mettere pezze spendendo soldi si può sperare in un futuro migliore, ma può durare all’infinito?
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