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  • Sampdoria, Palombo: 'La retrocessione una coltellata, a Genova per sempre; l'Inter...'

    Sampdoria, Palombo: 'La retrocessione una coltellata, a Genova per sempre; l'Inter...'

    • Lorenzo Montaldo
    La carriera di Angelo Palombo è stata tutta incentrata sulla Sampdoria. La maglia blucerchiata l'ha vestita dal 2002 al 2017, tranne per una breve parentesi durata sei mesi, e in oltre 15 anni di amore l'ex numero 17 doriano ha potuto vivere gioie infinite, ma anche dolori lancinanti. Palombo oggi è un collaboratore di Marco Giampaolo, studia da allenatore ed è tornato a ripercorrere tutta la sua avventura ad Antenna Blu: "La Sampdoria rappresenta gran parte della mia vita, sia in campo che fuori. Genova è una città bellissima che subito mi ha stregato. Non mi sento genovese, le origini non cambiano, ma dopo tanti anni qui mi sono un po’ adeguato. La maglia blucerchiata, ora non più da calciatore ma da collaboratore, è una seconda pelle. La prima volta che l’ho indossata è stata una grande emozione, anche quando la guardavo alla televisione da casa mia a Ferentino mi è sempre piaciuta. Non è stato amore a prima vista, sono arrivato da un fallimento, ad agosto direttamente in ritiro. Come ogni ragazzo volevo andare a giocare in una grande squadra e quindi 'usare' la Sampdoria per migliorarmi, poi non so cosa è successo. Sono passati gli anni e ho realizzato che già mi trovavo in una grande squadra e facevo fatica a staccarmene pur essendoci tante offerte importanti per me. Essere il capitano è stato un grande onore ma anche una responsabilità. La fascia ti dà responsabilità in campo, rappresenti un gruppo e una maglia. La mia qualità da capitano è stata la correttezza e la coerenza".

    Tra i momenti più difficili, di certo c'è la retrocessione: "Tutt’oggi non riesco a guardare le immagini, mi commuovo" conferma Palombo. "Quella è stata un’annata maledetta, siamo partiti con l’eliminazione nei preliminari e siamo retrocessi in B a fine stagione. Son un uomo che ha sempre vissuto di emozioni, d’istinti, non ho pensato che fossi dentro uno stadio quando ho fatto quel gesto. Avrei preferito prendere una coltellata, che retrocedere così. Sono momenti che rimangono dentro in negativo. Le lacrime erano di delusione e di rabbia, tante emozioni che ho concentrato in un unico gesto. Mi sentivo responsabile, mi facevo mille domande su come avrei potuto fare a evitarla. In quel preciso momento non ho sentito nulla, non sentivo nulla intorno a me, tanto è vero che pensavo che mi avessero fischiato. Poi i miei amici mi hanno raccontato tutto, il fatto che il pubblico mi avesse tributato applausi. A livello societario non c’è stata data una mano, non è una scusa perché in campo si andava noi giocatori" riporta Sampnews24.com. "Gli alibi non mi sono mai piaciuti, ma con una società forte alle spalle ci sarebbe stata una mano in più. È passato e non voglio più pensarci. Ho vissuto il secondo periodo d’oro della Sampdoria, dal piazzamento nei preliminari, alla finale di Coppa Italia, peccato siamo rimasti con un pugno di mosche. Arrivare ai gironi di CL sarebbe stato un sogno, peccato quella partita interna in casa che ci ha penalizzato. La finale di Coppa Italia è stata bellissima fino all’ultimo rigore. In quegli anni lì fare una finale con questa maglia qua non era facile, noi ci siamo riusciti e lo avevamo meritato".

    Palombo ha raggiunto traguardi importanti in carriera, culminati con la Nazionale: "La mia qualità è stata l’umiltà e mettermi a disposizione dei miei compagni. Il mio rapporto con i gol è stato un brutto, con il piede che avevo ho calciato poco in porta, pensavo già alle ripartenze avversarie più che ad una gloria personale, è stato spesso un mio limite". La sua carriera lo ha condotto anche all'Inter, ma per Palombo è stato un momento non felice dal punto di vista professionale: "Amore incondizionato per la Samp, ma ho vissuto momenti brutti, come quando sono andato all’Inter. E di quella situazione, ancora oggi, c’ho capito ben poco: non ho capito il motivo per cui il club mi ha allontanato, si erano venute a creare delle situazioni particolari, io non volevo andare ma quando la società ti fare capire certe cose non puoi farci niente. Non voglio alibi, ma non è stata una decisione mia. Oggi è una macchia nella mia carriera, avrei voluto vestire un’unica maglia per tutta la carriera e invece, per situazioni particolari sono dovuto andare all’Inter. Poi sono tornato e sono caduto dalla padella alla brace: sono finito fuori rosa, non facevo più parte dei piani societari, ho avuto delle offerte ma volevo restare qui. Alla fine mi è andata bene: è cambiato allenatore e una parte di dirigenza, mi sono giocato di nuovo il posto in squadra con Delio Rossi, ho vinto una battaglia perché tutti mi consigliavano di andare via. Devo dire grazie a Delio Rossi, mi ha subito fatto capire che non ero più fuori rosa".

    Palombo da grande vuole fare l'allenatore: "Il 5 luglio 2017 è la data del mio ritiro, un po’ a malincuore. Ho sposato una causa e una società, andare via a 36 anni per giocare chissà dove non conviene tanto. Meglio imparare qualcosa per il futuro, la scelta l’ho fatta e mi sono adeguato. È stata dura, svestire i panni del giocatore è difficile e fare l’allenatore è diverso, ringrazio Giampaolo e la società che mi ha dato lavoro e opportunità, speriamo di ripagare la loro fiducia. Quando mi sono svegliato il 6 luglio 2017 ho detto 'speriamo di non aver fatto una ca**ta'. Spero che Genova sia per sempre, quando intraprendi la carriera di allenatore sai che ti porterà altrove, a meno che non sia un bambino prodigio come allenatore. Palombo sulla panchina della Sampdoria? Mi ci vedrei - conclude - ma prima devo imparare bene".

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