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  • Sampmania: la D è uno schifo, e io non ne posso più di chi manca di rispetto alla Samp

    Sampmania: la D è uno schifo, e io non ne posso più di chi manca di rispetto alla Samp

    • Lorenzo Montaldo
    Ti svegli alla mattina che sei a maggio, e vai a dormire alla sera che ti senti ad ottobre. Sampdoria-Empoli è una niente affatto stimolante partita di primavera inoltrata, ma potrebbe benissimo essere un match autunnale. Un po’ per la temperatura, passata all’improvviso da primi bagni a prime nevicate, un po’ per il copione: il solito, noioso, ripetitivo canovaccio propinato ai tifosi doriani da inizio anno. La trama è sempre la stessa, l’illusione e poi la beffa.

    Voi mi direte, chissenefrega di Sampdoria-Empoli. E in effetti avete ragione. Anzi, se proprio vogliamo essere puntigliosi, ho persino trovato esagerate le celebrazioni e i festeggiamenti per il gol di Zanoli, sia da parte dei sostenitori blucerchiati che da parte della squadra. Per me, è stato tutto un po’ stucchevole e forzato. Da Zanoli tra parentesi gradirei una spiegazione per quel gesto con la mano portata all’orecchio subito dopo la rete. Sono sicuro che non possa trattarsi di ciò che sembra. Sono certo che un ragazzino del 2000, alle prime esperienze in Serie A, non si permetterebbe mai un atteggiamento simile nei confronti di un pubblico andato oltre ogni più rosea aspettativa di tolleranza e sostegno incondizionato. Impossibile. Però una giustificazione sarei estremamente curioso di sentirla, perché pareva proprio tutt’altro. Ma è impossibile, dai. Anche perché non ne posso più, di gente che si permette mancanze di rispetto nei confronti della Sampdoria.

    Quando ho realizzato che questa era la nostra penultima partita a Marassi in Serie A, mi è venuto un po’ di magone. Poi ho ascoltato le solite dichiarazioni di Stankovic post partita, e il groppo in gola si è trasformato in una risata isterica. Persino lui ammette di non avere più parole. Andiamo bene. Peraltro, continuo a non capire la necessità di insistere su giocatori inutili come Djuricic, o proprietà altrui tipo Winks, lo stesso Zanoli, o Lammers. Chissenefrega, non mi interessa vederli, anche se sono buoni elementi come l’esterno del Napoli o il centrocampista del Tottenham. Preferisco qualche Primavera, o i Segovia di turno. Di cinque, uno potrà forse tornarti utile in futuro? Poi, francamente, meno ammiro i protagonisti dello scempio di questa retrocessione pascolare sul campo, più sono contento.

    La serata della Samp di ieri si snoda sul filo conduttore dei canti dei tifosi blucerchiati. Due sono i più significativi: “Giù le mani dalla Sampdoria”  e “Tanti da quando sei in B non ci vengono più, ma chi ti ama davvero è sempre con te”. Messaggi chiari, uno è un segnale netto a chi di dovere, l’altro una testimonianza di amore incondizionato. A proposito del primo coro, condivido il concetto con tutto me stesso, da anni, anche da quando il pensiero era ben più osteggiato rispetto ad oggi. A ben pensarci, mi augurerei però proprio il contrario. Spero che qualcuno le metta, le mani sulla Sampdoria. Magari un soggetto serio e solido. Non chiedo beneficenza o sceicchi (per carità di Dio, abbiamo già dato, grazie ancora a chi ha imbastito questa farsa per consegnare ai cugini un’ulteriore arma di menaggio). Desidererei solo capacità imprenditoriale, onorabilità e spalle larghe. 

    Per quanto riguarda il secondo coro, “Tanti da quando sei in B non ci vengono più, ma chi ti ama davvero è sempre con te”, vi faccio notare una cosa: nel testo della canzone si parla di Serie B, non di Serie D. La caccia al purismo, la mitizzazione del campionato dilettanti, l’idea che sprofondare in Interregionale sia tollerabile e anzi, addirittura quasi catartico, leviamocela subito dalla testa. Questa dottrina serve soltanto ad anestetizzare la piazza, a far passare il messaggio che tutto sommato la Serie D sia digeribile, a preparare il terreno per una simile discesa negli inferi. No, assolutamente no. Non è così. 

    La Serie D non è accettabile. La Serie D non è bella, non è divertente, non è una passeggiata di salute capace di riportare il vecchio spirito del calcio di periferia nel mondo pallonaro dei grandi numeri. La Serie D è uno schifo. E’ un patimento che ammazza la passione, che taglia le gambe al ricambio generazionale, una tortura indicibile. Non è bello partire dalla D, non è tollerabile, e interiorizzare il discorso giova soltanto a chi potrebbe e dovrebbe moralmente intervenire per evitare ad ogni costo tale scenario. “Chi ti ama davvero è sempre con te”, siamo d’accordo. Ma in Serie B è molto più facile. Potete costringerci con la forza ad ingoiare una cucchiaiata di letame caldo, con la forza e l’arroganza. Ma non mi obbligherete mai a dire: “Ah, quanto mi piace”.

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