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  • Sanremo e il calcio: prima di Ibra sul palco Cassano, Baggio, Totti e tutta la Juve, con Nedved e Davids muti

    Sanremo e il calcio: prima di Ibra sul palco Cassano, Baggio, Totti e tutta la Juve, con Nedved e Davids muti

    • Furio Zara
      Furio Zara
    La lettera ai giovani di Baggio, le battute i barese e le risate di Cassano che parla con la mano davanti alla bocca, l’aplomb di Totti, Lippi che fa da spalla a un mancato re canterino, la Juve in parata che canta in coro e persino Vendrame - sì, Ezio il ribelle - nella giuria che giudica le canzoni. Le abbiamo viste tutte. Il calcio a Sanremo, spettacolo nello spettacolo (non sempre, però). Ora tocca a Ibra. L’ha annunciato Amadeus: Zlatan Ibrahimovic sarà ospite fisso della rassegna musicale che quest'anno - bontà sua - prova a darsi una sverniciata e a togliersi di dosso la polvere. «Non salterà nemmeno una partita», ha assicurato Amadeus. Sanremo dura dal 2 al 6 marzo. Il 3 il Milan gioca a San Siro il turno infrasettimanale contro l'Udinese. Vedremo.

    Ma intanto vediamo chi sono stati gli altri campioni famosi al Festival della canzone italiana. Cassano va a Sanremo nel 2010, conduce Antonella Clerici, il Festival lo vince —. Giacca e cravatta in tono, Cassano è accompagnato dalla futura moglie, la pallanuotista Carolina Marcialis. Anzi, l’annuncio urbi et orbi arriva in diretta: «Ci sposeremo il 19 giugno». Cassano fa lo show, da consumato attore qual è. «Ho vissuto 17 anni da disgraziato e dieci da miliardario, me ne mancano altri 7 per pareggiare». Regala una rosa rossa alla Clerici, svela che il suo cantante preferito è Gigi D'Alessio, promette fuoco e fiamme.

    Quell’anno sul palco c’è anche Marcello Lippi, che dopo qualche mese guiderà la nazionale azzurra nella sciagurata spedizione del Mondiale di Sudafrica. Lippi fa da spalla a tre tenori d'eccezione: Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, che si esibiscono nella canzone più trash di sempre: «Italia amore mio». A proposito: in quell'edizione c’è anche uno scambio di battute velenosetto tra Cassano e il ct. La Clerici chiede che canzone Cassano dedicherebbe a Lippi. Risposta in stile Cassano: «Più che cantargliele, gliele suonerei», ha detto. E poi: «Gli dedicherei "Prenditi na pastiglia". Scherzo...». Sì, certo, scherzava, come no. Prima di congedarsi e prima della pubblicità si rivolge così agli spettatori: «Ao! arimanit a' do, c' vdim tra picc’». Traduzione: «Rimanete qui, ci vediamo fra poco».

    Particolarmente toccante la presenza di Roberto Baggio nel 2013 (vince Marco Mengoni con «L’essenziale»). A invitarlo erano stati Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Baggio - solitamente schivo - lesse una lettera indirizzata ai giovani che cominciava così: «A tutti i giovani e tra questi ci sono anche i miei tre figli. Per vent'anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch'io ero così. Io però, senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci, la sera, intorno ad una tavola apparecchiata». Fu un trionfo, per un idolo eterno che aveva smesso ormai da 9 anni ma che era rimasto nel cuore di tutti.

    Nel 2015 è la volta del ct della nazionale Antonio Conte, ingessato come al solito. Sul palco dell'Ariston Conte regalò a Conti la maglia azzurra dell'Italia con il numero 65, riferendosi agli anni della kermesse canora.

    Nel 2017 - vince Francesco Gabbani con «Occidentali’s Karma» - tocca a Francesco Totti, perfettamente a suo agio con Carlo Conti e l'amica Maria de Filippi. Inevitabili i palleggi circensi sul palco, con pallone scagliato in platea. Ma Totti a Sanremo c’era giù stato - capello lungo e bagnato - nel 2006, quando a condurre c’era Ilary Blasi, sposata quattro mesi prima, in coppia con Victoria Cabello, nel Festival condotto da Giorgio Panariello. E qualche anno prima - nel 2003 (vince la dimenticata Alexia) - la Juve intera cantò in coro «Il mio canto libero» di Lucio Battisti,. Particolarmente ispirati Buffon (canta con gli occhi chiusi), Del Piero (clamorose le sue basette), Ferrara (il più intonato). Davids e Nedved due statue di cera, muti dall'inizio alla fine.

    Ma l’unico calciatore ad avere lasciato veramente il segno è stato Ezio Vendrame, anima ribelle degli anni ’70, talento anarchico con le maglie - tra le altre - di Lanerossi Vicenza e Napoli. Vendrame - che dopo il calcio si era reinventato poeta e scrittore - faceva l'opinionista, nella giuria degli esperti (vinse Francesco Renga con «Angelo»). Senza peli sulla lingua, senza sovrastrutture, senza infingimenti. Disse al conduttore Paolo Bonolis: «Mi ha commosso Tyson (era la star ospite quell'anno, ndr), chi invece ho trovato indegno è stato Gigi D'Alessio che ti ha leccato il fondoschiena: non si fanno queste cose». Anima pura, Vendrame. Troppo per il circo di Sanremo.

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