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  • Varriale racconta la lite con la ex: 'Ho sbagliato, ma non sono un mostro'
Varriale racconta la lite con la ex: 'Ho sbagliato, ma non sono un mostro'

Varriale racconta la lite con la ex: 'Ho sbagliato, ma non sono un mostro'

Enrico Varriale racconta la lite con la sua ex. Il giornalista della Rai, a processo per stalking e violenza, ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica: "So benissimo di aver fatto qualcosa che non può e non deve essere fatto mai (citando il gip Monica Ciancio, Varriale ha sbattuto la propria compagna al muro, percuotendola e prendendola a calci). Ma so anche che non sono il mostro di Milwaukee". 

"Non abbiamo mai convissuto. Lei viveva a Pesaro col marito. Io ero un uomo libero, a Roma. Ho due figlie grandi, ma mi sono separato da mia moglie tanto tempo fa. Con la signora avevamo cominciato a frequentarci a novembre, nel periodo dei lockdown. Lei veniva a Roma, da me una settimana sì e una no. A Pesaro era 'prigioniera' - diceva così - di un matrimonio inesistente, con un marito molto più grande di lei. Che non amava. Parlava di una gabbia, piangeva al telefono con me. La storia con me invece andava avanti, e io le dicevo che così era umiliante per me e anche per lei. A un certo punto le ho chiesto di scegliere, un rapporto saltuario non mi interessava". 

"A maggio, come tappa intermedia aveva affittato una casa vicino alla mia. Io non ero entusiasta, soprattutto perché lei non prendeva quella benedetta decisione. Così le ho dato un ultimatum: al ritorno dagli Europei voglio capire che cosa vuoi fare. Il tempo però passava e lei non decideva. Il 29 luglio, al ritorno dagli Europei, ci vediamo a Roma per decidere se fare qualche giorno di vacanza insieme. Mi avevano invitato in Costiera amalfitana alcuni amici. Quella sera lei ha visto che avevo cambiato password al computer - prima usavo il suo nome - e ha dato ai matti... In un impeto di gelosia mi ha tirato il computer in faccia. Poi però abbiamo fatto pace e siamo partiti per la Costiera, in vacanza insieme". 

"Dopo la vacanza, lei è tornata a casa sua a Pesaro. Io a Roma. Il 5 agosto a sera mi ha raggiunto. Eravamo a casa sua, lei stava rifacendo il letto mi ha provocato. Ha cominciato ad accennare ad avventure che avevo avuto... lei aveva visto su Fb una foto di me con un'altra. L'avevo tradita? Ero un uomo libero. Le avevo detto in tutti i modi che quella storia non mi andava bene, le avevo dato il 15 luglio come data ultima per una decisione. Da quel giorno le cose sarebbero cambiate. Mi accusava di averla tradita. Lei era gelosa. Ma non ne aveva motivo. Avrebbe potuto essere gelosa da dopo il 15 di luglio... quello sì. Prima l'ho rispettata da ogni punto di vista". 

"La sera del 5 non sono caduto nelle provocazioni e me ne sono andato. Il giorno dopo? Non le ho mai messo le mani al collo. Al Gemelli le hanno fatto una prognosi, di cinque giorni per un'abrasione al collo. La seconda cosa è che ci siamo colpiti tutti e due. Non l'ho picchiata. E' stato un litigio. Alla fine avevo l'occhio pesto, quello messo peggio ero io". 

"Io non ho mai picchiato una donna. Sono della scuola che nemmeno con un fiore. Mia moglie, le mie figlie, le mie colleghe, le collaboratrici, lo sanno bene. Questo è stato il primo 25 novembre della mia vita professionale in cui non ho moderato o partecipato a qualche evento importante in difesa delle donne. Io credo che il codice rosso e tutte le misure sulla violenza sulle donne sono una cosa importante mi consenta a riguardo di esprimere la mia massima solidarietà a Greta Beccaglia".

"Stavamo litigando, i soliti motivi. Io parlavo lei chattava. Scriveva a due suoi amici, le chiedevo di smettere. E una volta, e due e tre. Le ho tirato via il telefonino. Lei mi è saltata addosso. Mi sono difeso. Ma non le ho mai messo le mani alla gola. Posso averla allontanata, al massimo. Lei ha dichiarato che questo è successo fuori dalla sua casa sul pianerottolo. Non è vero, è successo in casa. Il portiere mi ha visto andare via. Avevo la maglia strappata a brandelli".

"Non deve capitare. Ammetto che è capitato. Non mi sono controllato. Ci siamo colpiti. Ma quello che è capitato, di cui mi vergogno, va inserito nel giusto contesto. Non sono un violento, non sono uno stalker, non ho provato a strangolarla. Dal 6 agosto al 27 settembre 43 messaggi al telefono. Eravamo abituati a scambiarcene trenta-quaranta al giorno. Se lei mi avesse risposto 'mi disturbi' o 'lasciami in pace' o 'sparisci' sarei sparito, ma lei non rispondeva, né mi ha bloccato, quindi pensavo solo fosse arrabbiata... Per altro in quei 40 giorni in cui l'avrei stalkerizzata, 25 sono stato fuori Roma. Perlopiù le chiedevo come stesse, le dicevo che volevo chiarire. Si sentiva spiata? Non so come mai... Ci siamo incrociati un paio di volte sotto casa, la mattina mentre andavo a correre... abitiamo a due passi. Una le ho detto: 'Prima o poi ci dobbiamo chiarire'. La chiamavo di notte? Ma lei era famosa perché non dormiva mai. Si alzava alle tre e cominciava a scrollare il telefono. Una volta ho visto che era online e ho provato...". 

"La Rai si è comportata con me in modo corretto, non mi ha sospeso come è stato scritto. Poi, certo non ero contento. E di questo mio disagio professionale avevo messo a parte la mia compagna del tempo. Ma no, non c'entra niente con quello che è successo". 

"Una mia offerta di 15 mila euro alla controparte per ritirare la denuncia? Hanno scritto che era per comprare il suo silenzio, ma sarebbe stato un gesto inutile. Aveva già parlato con tutti e aveva già scritto tutto, la mia immagine pubblica era già stata distrutta. Che senso avrebbe avuto? Era solamente un tentativo, suggerito dal mio avvocato, di accorciare la gogna mediatica tanto per me quanto per lei". 

"Ho dei suoi messaggi Whatsapp anche nell'imminenza del 6 agosto in cui parla di me come di un uomo meraviglioso, l'uomo della sua vita. Il giudice ha mutuato pari pari le parole della Signora. Per me c'è una vita che parla. Mia moglie è stata fantastica. Sa che non sono uno che mena le donne". 

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