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    A due anni dal Mondiale in casa la Russia è un'incognita: tutti gli errori

    A due anni dal Mondiale in casa la Russia è un'incognita: tutti gli errori

    • Alessandro Di Gioia
    A due anni dal Mondiale casalingo e a sette mesi dalla Confederation Cup, la nazionale russa è una totale incognita: la sconfitta nell'amichevole di oggi per 2-1 contro il Qatar è solo la punta dell'iceberg di un progetto che fatica a decollare, nonostante gli sforzi economici che porteranno la massima rassegna iridata proprio in Russia nel 2018. Un brutto passo falso, che arriva dopo la figuraccia nell'ultima amichevole disputata in casa e persa per 4-3 contro il modesto Costa Rica a Krasnodar, per l'inaugurazione del nuovo impianto Krasnodar Stadium. I problemi sul campo sono solo la conseguenza di una situazione complicata anche a livello federale: tre ct in un anno e una squadra che dal punto di vista tecnico ha molte pecche. 

    TRE TECNICI E UN LIMITE AGLI STRANIERI NONSENSE - Fabio Capello, Leonid Slutskij e Stanilslav Cherchesov. Questi i nomi dei tre tecnici che si sono alternati dal 2015 sulla panchina della  Rossijskij Futbol'nyj Sojuz, con scarsi risultati: tanti problemi di spogliatoio (giocatori viziati e viziosi), il bieco fallimento della missione Europeo in Francia (eliminazione al primo turno) e in aggiunta nemmeno la possibilità di sostenere banchi di prova importanti, durante le qualificazioni Mondiali, visto che la Russia è già qualificata al torneo iridato. Il limite dei calciatori stranieri, in vigore nella Russian Premier League, che doveva contribuire ad alzare il livello della nazionale salvaguardando i giovani autoctoni, non fa che abbassare il livello tecnico degli stessi giocatori russi. Il rimedio? La naturalizzazione di alcuni stranieri, come Fernandes del CSKA e Joãozinho del Krasnodar. Un vero controsenso, visto le premesse: dal punto di vista prettamente tattico, bisogna aggiustare la difesa e trovare estro in attacco. Cherchesov sta provando a sperimentare, ma la situazione non smebra cambiare: gli innesti di Kudryashov e Kutepov in difesa e quello di Poloz davanti non stanno dando i risultati sperati.
     
    MUTKO E UN CAMPIONATO DI BASSO LIVELLO - Colpa anche di Mutko, il presidente della federazione russa: l'ideatore del limite sugli stranieri, una chiusura verso l'esterno inspiegabile e totalmente anacronistica. I giovani russi hanno infatti approfittato della mancanza di concorrenza e si sono seduti, abbassando il livello del campionato. Una decadenza che è partita nel 2009, anno dell'introduzione del limite (nel 2008 la Russia disputa un Europeo da sogno, arrivando terza): da allora due Mondiali, uno non disputato e un'eliminazione nei gironi, due Europei, in entrambi fuori ai gironi. Numerosi gli errori gestionali e di programmazione, visto che non mancano di certo le possibilità economiche, strutturali, tecniche e qualitative: il tempo stringe e il futuro della nazionale russa è nero, proprio nel momento in cui il calcio mondiale si affaccia sulle rive del Volga.

    @AleDigio89

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