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  • Barella, anche l'Italia ha il suo fuoriclasse. Ora la sfida al fenomeno Yamal

    Barella, anche l'Italia ha il suo fuoriclasse. Ora la sfida al fenomeno Yamal

    • Andrea Distaso
    C’è chi ha Foden e Bellingham - per non citare a tutti i costi il solito Kane - chi si gode Mbappé e Griezmann, chi impazzisce per i terribili 2003 Wirtz e Musiala e chi si stropiccia gli occhi addirittura per il 2007 Yamal. In Portogallo sperano in tanti nella definitiva esplosione di Rafael Leao, ma nel frattempo sanno di poter contare sulla classe e l’esperienza di Bruno Fernandes, Bernardo Silva e dell’eterno Cristiano Ronaldo. Poi c’è l’Italia e pure noi, ebbene sì, il nostro fuoriclasse ce l’abbiamo. La vittoria in rimonta contro l’Albania, all’esordio agli Europei da campioni in carica, ha confermato che non possiamo prescindere da un giocatore come Nicolò Barella.

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    SA FARE TUTTO - Dice bene Luciano Spalletti quando prova a togliere la pressione dalle spalle di un singolo calciatore e preferisce evidenziare che la vera forza di questa Nazionale sia una filosofia di calcio sempre propositiva, sempre alla ricerca dell’iniziativa e della qualità per esaltare i pregi delle individualità. Il nostro punto di forza ma in qualche modo anche una condanna, come lo fu nel trionfo di Wembley del 2021 sotto la gestione Mancini. Noi siamo questi, non i migliori in assoluto ma possiamo aspirare ad esserlo e, anche se da un pezzo non è più il tempo dei Baggio, dei Totti e dei Del Piero, ma nemmeno dei Vieri e dei Pirlo, un giocatore come Barella ce lo invidiano tutti. Pressa, recupera palla e poi riparte; distrugge il gioco altrui e contribuisce ad alimentare il nostro, fraseggiando, concludendo in porta e, come contro l’Albania, determinando il risultato. Ma soprattutto trascina gli altri, anche quando la condizione atletica non può essere delle migliori dopo una settimana circa di lavoro differenziato per un affaticamento muscolare che ci ha fatto temere di non averlo per la prima agli Europei.

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    CHE SFIDA CON YAMAL - A 27 anni Nicolò Barella, all’Inter come con l’Italia, è diventato un giocatore totale nel suo ruolo, completo da un punto di vista tecnico, maturo e consapevole sotto quello tattico e caratteriale. Benissimo hanno i nerazzurri a blindarlo fino al 2029 col recente rinnovo di contratto, benissimo ha fatto - e farà Spalletti - a gestirlo al meglio anche nelle prossime settimane, perché esiste un centrocampo azzurro con Barella e ne esiste un altro senza di lui. Anche se il nostro ct non lo ammetterà mai. Se contro l’Albania mancava un dirimpettaio in grado di opporsi sotto il profilo delle qualità individuali, già l’appuntamento di giovedì prossimo contro la Spagna sarà l’occasione di uno scontro generazionale tra fenomeni. Dalla loro parte Lamine Yamal, che si è presentato agli occhi dell’Europa con la sfacciataggine e la personalità del predestinato. Letteralmente imprendibile con la Croazia e destando l’impressione di essere di fronte a qualcuno che marcherà un’epoca da qui ai prossimi 15 anni. Ma noi avremo Barella che, a sensazione, terrà un po’ più impegnati i vari Rodri, Fabian Ruiz e Pedri di quanto non abbiano fatto le copie sbiadite di Modric, Brozovic e Kovacic.

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    Le altre nazionali, le altre favorite per Euro 2024, si godano pure le loro stelle di prima grandezza. Noi ci teniamo stretto Barella. Le partite si vincono in 11 e i grandi tornei in 26, ma intanto ripartiamo dai punti fermi e dalle certezze. E uno così ce lo invidiano tutti.
     

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