Chievomania: l'anno di Corini è diventato quello di Maran. E poi ci sono gli addii...
Da Bardi a Biraghi via Inter, da Meggiorini al desaparecidos Mangani, il ritorno di Gamberini, alla sorpresa Zukanovic, la sostanza di Izco e l’ecletticità di Birsa. Tanti arrivi che pian piano stanno dando ragione a tutto lo staff dirigenziale. Stabilire quanto le innumerevoli scommesse siano in procinto di essere vinte, solo il campo lo dimostrerà veramente. Una squadra che pur dimostrando di avere in serbatoio tanta benzina, non riusciva ad ingranare come avrebbe voluto nella prima parte. La sconfitta di misura contro la Juve all’esordio non ha fatto tanto male, la vittoria sorprendente di Napoli nel finale non ha fatto altro che nascondere i problemi successivamente evidenziati sia nella gara casalinga contro il Parma che quella dopo contro l’Empoli. Match ball falliti, diventati fatali quando le gare si stavano facendo pesanti. Fatali al tecnico Corini, reo di non essere riuscito a dare un reale volto alla squadra. Un cambio che sembrava un destino incrociato perfetto. Poche mosse del tecnico friulano, un cambio di passo graduale che ha ridato forma alle speranze del Chievo per una pronta salvezza.
In mezzo una rosa da sfoltire, alcune scommesse ancora da vincere e altrettante mosse da valutare. Un vice Rigoni che non c’è, un attacco che nonostante il ritorno perentorio al gol di Paloschi ancora non si sblocca del tutto. Un bilancio che va di pari passo alla bravura della dirigenza del Chievo nel tenere ben saldo le redini della squadra, anche quando le cose non girano per il verso giusto. Una chioccia importantissima per proteggere giocatori e addetti ai lavori, lontano dai pericoli, mai troppo distanti dalla realtà.
Sono gli ingredienti che hanno costituito un'altra annata autentica, sotto la buona luce di persone capaci che hanno saputo anche cambiare non perdendo mai il filo originario della propria identità.