
Chivu: “Devo restituire autostima al gruppo. Sorpreso dalla chiamata dell’Inter, ma ora darò tutto”
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Emotivamente ha già realizzato di essere l’allenatore della prima squadra?
“Lo ero già stato, anche se solo nel settore giovanile, ma il nome di questa società ti fa sentire la responsabilità anche se sei in Primavera. Responsabilità che avevo anche il primo giorno da giocatore o quando ho iniziato con l’Under 14”.
Prima c’era Maicon all’allenamento, altri calciatori del Triplete le hanno scritto? “Abbiamo una chat storica che va avanti da anni. Eravamo un bel gruppo e lo siamo ancora, oggi mi ha fatto piacere rivedere Maicon come mi ha fatto piacere anche ricevere alcuni messaggi da parte loro. Sono orgoglioso di questo”.
Sì è parlato di scelta di coraggio, secondo lei in cosa l’Inter è stata coraggiosa?
“Significa tornare un po’ alle radici dell’interismo, ormai anche Marotta che lavora qui da tempo ha capito di cosa si tratta. Io ho sempre avuto presente nella mente il significato di interismo, il coraggio è anche quello mio di venire qui davanti a voi. Bisogna portare avanti quello che di buono è stato fatto, accettando che nel calcio si può vincere e perdere, ma quando le cose sono fatte bene in campo e in società, la strada da percorrere è sempre più bella”.
Quanto sarà importante fare bene subito in questa competizione?
“È un nuovo/vecchio progetto. Il percorso che hanno fatto squadra, staff e società bisogna portarlo avanti ed essere consapevoli che l’Inter ha bisogno di questo tipo di comportamento e di ambizioni perché negli ultimi anni l’asticella è stata alzata. Dobbiamo lavorare bene per mantenere l’Inter dove si trova in questo momento”.
Quale sarà il vostro approccio in questo torneo?
“C’è un grande torneo da giocare, c’è da onorale la competizione anche perché è la prima volta che si gioca. Ci sentiamo tutti responsabili nel raggiungimento dei nostri obiettivi”.
Quanto aiuta il fatto di conoscere già la squadra
“Sono stato qui tanti anni e sono stato tanto con molti di questi ragazzi. Conosco la loro qualità, alcuni saranno delusi per la scorsa stagione e per il filiale ma hanno svolto un percorso fantastico”.
Cosa pensa di Sucic e come vede Mkhitaryan che inizia ad avere una certa età ma ha giocato molto.
“La domanda è sbagliata, non conta l’età ma la qualità del calciatore. Non è giusto parlare dell’età di Mkhitaryan perché è un calciatore che ha una grande professionalità e lo ha dimostrato. Ha ancora grandi energie e motivazioni, per me conta questo. Conta lavorare duro per tecnico, squadra e tifosi”.
Cosa conosce del Monterrey?
“Siamo pronti, ci stiamo iniziando a preparare. La partita è tra tre giorni, mi preoccupa che hanno cambiato tecnico da tre giorni e sicuramente cambierà qualcosa. Qui giocano le migliori 32 squadre al mondo”.
Ci racconta i giorni che l’hanno portato all’Inter? Ha sentito Inzaghi?
“È stata una sorpresa, la mia intenzione era quella di continuare a Parma. Poi è arrivata la chiamata dell’Inter e ho chiesto subito di chiamare Cherubini per avere il permesso. Quando chiama l’Inter, per tutto quello che rappresenta per me, è un motivo di orgoglio e di onore. Con Inzaghi ho e ho sempre avuto un bel rapporto e lo abbiamo mantenuto. Lo avevo chiamato prima della chiamata dell’Inter per fargli l’in bocca al lupo per la sua nuova esperienza. Da quel giorno non ci siamo più sentiti”.
Come si fa a ricaricare questo gruppo?
“Non dobbiamo dimenticarci il percorso fatto e da quello bisogna ripartire. Una stagione e il valore di una squadra non può essere giudicata solo dal fatto di non aver alzato trofei. Non bisogna perdere di vista che il dovere di una squadra e di un allenatore è di provarci fino in fondo. Poi si può vincere o perdere. Non credo sia stata una stagione fallimentare perché si parlava di una squadra che aveva eliminato Bayern e Barcellona, di una squadra che aveva giocato un calcio tra i migliori in Europa. Il fallimento esiste quando iniziamo a trovare scuse e alibi. In questi giorni la squadra non mi è mai sembrata puntare il dito alla ricerca di colpevoli”.
Cosa pensa dell’allenatore del Monterrey e di Sergio Ramos?
“Ho molto rispetto di tutti gli allenatori, anche se lo conosco più di fama. So che ha lavorato con Guardiola. Canale e Ramos sono calciatori che tutti conoscono”
Avete già parlato di obiettivi?
“La stagione non è ancora finita, abbiamo ancora da portare avanti in giro per il mondo il nome dell’Inter. Siamo qui per onorare questa competizione, fare del nostro meglio e provare ad aggiungere qualcosa di importante”.
È uno stimolo in più ripartire e affrontare allenatori come Conte, Allegri e Sarri? “Devo fare bene in questa competizione e far tornare la fiducia e l’autostima in questi ragazzi meravigliosi. Bisogna trovare velocemente energie per onorare la competizione. Se guardiamo troppo al futuro ci dimentichiamo il presente”.
Cosa può dare Chivu all’Inter?
“Dal punto di vista umano, tutto quello che ho. Sono stato dentro questa società, il rispetto, il carattere, l’interismo. Questa società mi ha fatto innamorare e mi è rimasta dentro al cuore. Dal punto di vista professionale direte voi se sono bravo o meno, ma dal punto di vista umano darà tutto quello che ho”.
Come si fa a far assorbire il trauma della finale di Champions?
“Perdere fa male e non è mai semplice per nessuno. L’unica paura del 2010 era proprio rivolto alla possibile sconfitta, ma ho detto ai ragazzi che hanno fatto un percorso importante. L’Inter ha l’obbligo di ambire a cose importanti, la storia dice questo. Il percorso è importante e qui bisogna onorare la competizione per tenere l’asticella sempre più in alto”.
Qual è la sua opinione in merito al Monterrey?
“Rispetto il calcio messicano, hanno prodotto grandi investimenti su giocatori giovani e su altri più esperti. Il calcio si sta globalizzando e ovunque si sono alzati gli standard”.
Sette partite per la finale, non è come la Champions, come si studia e come si approccia?
“È una competizione internazionale e quindi ha il proprio fascino perché c’è imprevedibilità e voglia di far vedere calcio allo stile puro. Sì gioca contro squadre spensierate e meno preoccupate. Siamo pronti per questa serie di partita da affrontare ogni 4 giorni”.
Che tipo di impressione ha avuto della Serie A da debuttante?
“Io ho provato a fare del mio meglio per raggiungere l’obiettivo che la mia proprietà mi aveva chiesto. È stato tutto intenso, poi quando si raggiunge l’obiettivo è tutto più bello. Nelle difficoltà impari a nascondere difetti e ad andare avanti senza trovare scuse, perché questo deve fare un allenatore. Sono mille sfumature che da allenatore devi sistemare e non ti devi lamentare”.
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