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  • Col Var più polemiche di prima. Ma il vero problema è nel regolamento

    Col Var più polemiche di prima. Ma il vero problema è nel regolamento

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Quattro minuti per capire se il naso di Theo Hernandez era oltre l’ultimo difensore dello Spezia. Il braccio di Osimhen che sfiora il pallone e vale un rigore. Il pestone di Tomori a Nzola che vanifica la prodezza di Tonali. E poi il tocco con la mano di Danilo, sul suo stesso tiro e col braccio bloccatogli da De Vrij, che sarebbe fallo da rigore e invece vale fallo contro la Juve e gol annullato. Istantanee dell’ultimo week-end, per non citare che le più immediate e significative.

    Cinque anni fa, all’introduzione, ci hanno spiegato la differenza fra il Var, che è il tecnico, cioè l’arbitro, e la Var, che è la tecnologia, cioè la macchina. L’una coadiuva l’altro, ma è l’uomo che decide e se la macchina “vede” sempre allo stesso modo, l’uomo continuerà a vedere con la propria testa, a decidere sulla propria impressione. Perciò continuerà a sbagliare. L’ultima parola dovrebbe essere dell’arbitro in campo, ma non è sempre così e sul gol annullato a Danilo, ha deciso l’arbitro dalla sala Var di Lissone, Di Paolo, visto che Doveri non ha ritenuto necessario andare davanti al monitor, fidandosi del collega “komeinista” (mano uguale rigore, sempre).

    Dal Var non si tornerà più indietro, questo è chiaro anche a chi il Var continua a non capirlo, a sostenere che un fermo immagine non sia calcio e soprattutto che non sia calcio il calcio del Var. Ma sul regolamento molto si può fare. C’è stato un tempo non molto lontano, in cui era fuorigioco quando c’era “luce” fra le due figure. Perché non tornare a quella regola? Che vantaggio dà avere una spalla oltre il penultimo difendente o la punta di un piede? Dov’è la certezza matematica che il naso di Theo fosse in posizione regolare proprio nell’istante in cui Bennacer calcia il pallone e non un frame prima o un frame dopo? Tornare alla “luce”, oggi che c’è la tecnologica, cancellerebbe davvero ogni dubbio e tornerebbe a rendere il fuorigioco una situazione logica, di gioco, non una roulette russa dove incide ancora troppo la casualità.

    E il tocco di mano? Ma chi ha deciso che non può essere involontario? È stata una scelta per ridurre la discrezionalità ed evitare gli errori ma la conseguenza è che tolta la prima, i secondi sono rimasti, perché certi movimenti, tipo quello di Osimhen a Bergamo, sono naturali e non solo involontari. Impensabile e impossibile giocare a pallone solo con le mani attaccate al corpo. Il Var si può interpretare, come ha dimostrato l’arbitro di Bayern-Inter, che non ha giudicato da rigore una “parata” di Mané per proteggersi il volto. La teoria di Costacurta non fa una piega: avesse avuto le braccia davanti allo stomaco, nessuno avrebbe reclamato il rigore, davanti al viso è stato vissuto come un errore.

    E ancora: perché il Var non può decidere su un calcio d’angolo che non c’è? Perché non è previsto dal protocollo. Ma se da quell’angolo che non c’è nasce un gol che poi c’è e conta, non è la stessa situazione di un fallo non visto 40 secondi prima di un gol e poi “fischiato” dall’arbitro di Lissone? Il Var è stato introdotto per ridurre gli errori, e statisticamente l’obiettivo l’ha centrato, ma non è riuscito a ridurre le polemiche, che paradossalmente sono più rumorose di prima, proprio perché adesso abbiamo la “moviola” per rivedere quanto successo. Come possiamo accettare che Dimarco resti in campo dopo che il fallo su Bonaventura è stato rivisto al monitor? Il gol di Milik alla Salernitana era valido, il centravanti ha saltato una partita per squalifica, ma quei 2 punti ottenuti in campo chi glieli ridà alla Juventus?
    @GianniVisnadi

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