
Conte: "Nessun accordo con la Juventus, nessuno può inficiare il mio sentimento per i bianconeri"
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Nel corso dell’intervista, Conte ha parlato a lungo della sua storia con la Juventus (anche raccontando il suo arrivo da allenatore in bianconero) ma anche di attualità e per la prima volta ha spiegato cosa sia accaduto davvero nel finale di stagione dopo lo Scudetto a Napoli, il chiarimento con De Laurentiis e la scelta di restare sulla panchina dei Campioni d’Italia. E ancora, le voci sulla Juventus. Di seguito un estratto della lunga intervista:
FEDERICO BUFFA: Quello che ho apprezzato tantissimo quest'anno di come hai impostato la tua squadra è che tu negli ultimi anni tendevi a giocare a tre dietro. E poi, secondo me, hai visto come giocava il Napoli di Spalletti - che giocava veramente bene dietro, perché tanto in Italia è dietro che vinci i campionati - e hai cominciato a giocare sia a quattro che a tre, alternando a situazioni. Io questa duttilità non l'avevo vista prima e, secondo me, quest'anno hai fatto un salto di qualità dal punto di vista della tua capacità di leggere, invece che di essere granitico, nei confronti di una squadra.
ANTONIO CONTE: È stato per me importante, fondamentale, l'anno prima in cui praticamente io dopo il Tottenham non ho allenato e sono rimasto a casa. Mi sono messo a studiare veramente tanto anche col mio Subbuteo.
FEDERICO BUFFA: Col Subbuteo?
ANTONIO CONTE: Certo, c'è sempre il Subbuteo. A casa mia c'è sempre. Cioè, a casa c'è il campetto, quindi io tante situazioni poi le rivedo, riportandole sul Subbuteo, sia la fase offensiva, che la fase difensiva. Anche al campo di allenamento.
ANTONIO CONTE: Io ho firmato un contratto di tre anni con il Napoli. L'obiettivo qual era? Quello che ho sempre detto: di costruire delle basi solide e non delle basi dove alla fine, alla prima situazione, potessero sgretolarsi. Il primo step ci siamo messi come obiettivo il ritorno in Europa, neanche la Champions League.
FEDERICO FERRI: Ecco, finisce il campionato, vinci e nella tua testa non sai se rimarrai o se dirai al presidente che il tuo percorso è finito. Ti devi confrontare con lui. Ci dici com'è andata davvero con De Laurentiis?
ANTONIO CONTE: Quello che mi è dispiaciuto è che su una possibilità di un eventuale divorzio tra me e il Napoli, a un mese o un mese e mezzo dalla fine del campionato si sia già iniziato a parlare, si sia parlato di me alla Juventus.
FEDERICO FERRI: Tu ce l'avevi un accordo con la Juventus?
ANTONIO CONTE: No, assolutamente io non avevo nessun accordo con la Juventus e ho rifiutato categoricamente.
FEDERICO FERRI: Questa storia in qualche modo incrinerà il tuo rapporto con la tifoseria della Juventus o con il tuo passato, con la tua storia?
ANTONIO CONTE: Solo gli stupidi possono andare dietro a queste cose. Detto questo, per me la Juventus è, era e sarà sempre la Juventus, è chiaro? Quindi nessuno, come ho detto, anche col Lecce, potrà mai inficiare il mio sentimento nei confronti di questo Club… della mia storia. Dove sono cresciuto, capisci? Mi dà fastidio perché tante volte anche dietro il mio e la mia persona... Dietro il mio personaggio tanti ci marciano, tanti comunque sono degli avvoltoi, perché comunque mi rendo conto che il nome mio è diverso rispetto a tanti.
FEDERICO FERRI: Capita a tutti i grandi, è così.
ANTONIO CONTE: Mi ricordo benissimo anche quest'anno alla presentazione del Napoli, noi siamo lì in piazzetta e a un certo punto i tifosi del Napoli iniziano a chiedermi di saltare con loro: “Chi non salta juventino è”. Io stoppo tutti e dico: “Fermiamoci un attimo. Non mi potete chiedere ciò che non potrò mai fare”.
ANTONIO CONTE: Come ho sempre ribadito, ho vinto tanto, da calciatore e anche da allenatore, ma ho perso anche tanto. E credetemi, le sconfitte che io ho avuto sono state sconfitte importanti. Perché perdere tre Champions League, una finale di Coppa del Mondo o una finale dei Campionati Europei all'ultimo minuto - e al Golden Goal - o altre finali di Uefa o di Coppa Italia o scudetti persi all'ultima giornata, sono cicatrici profonde che tu comunque ti porti. Ecco perché a volte io tiro fuori una cattiveria che può far paura, a volte un pochettino timore e cerco in tutti i modi di vincere, di vincere e celebrare la vittoria. Ecco, cosa che io in passato tante volte non ho fatto e mi sono pentito di questo.
FEDERICO FERRI: E lo hai fatto adesso a Napoli.
ANTONIO CONTE: Sì a Napoli me la sono goduta. Me la sono goduta perché, ripeto, si fa tanto per arrivare al traguardo e vincere. Una volta che tu arrivi al traguardo te la devi godere, altrimenti non ha senso. Cioè non ha senso fare il percorso e non ha senso fare tutti quei sacrifici.
FEDERICO FERRI: “Dare tutto. Chiedere tutto”, il libro di Antonio Conte con Mauro Berruto. Possiamo chiudere, Federico, ringraziando Antonio perché a proposito di dare tutto, in questo incontro hai dato tanto.
FEDERICO BUFFA: Grazie mille…
ANTONIO CONTE: Grazie a voi, è sempre bello raccontarsi.
Lo stesso Antonio Conte ha poi raccontato il suo primo incontro con l'ex presidente bianconero Andrea Agnelli: "Ero a cena con mia moglie e vedo la telefonata del dottor Giraudo. Esco dal ristorante e dall'altra parte del telefono sento: 'Ciao Antonio, come stai?', era Andrea Agnelli. 'Ho parlato col dottore (Giraudo, ndr) sai, mi farebbe veramente piacere conoscerti, è da tempo che non ci vediamo'. Gli dico: guarda alla prima occasione io vengo a Torino e ci vediamo. Noi (Siena, ndr) giocavamo col Novara e dopo il Novara torno a Torino e vado a casa di Andrea. Ci salutiamo e lui inizia a chiedermi come è andata la stagione, mi fa i complimenti per la promozione in Serie A e poi dice: 'Volete comprare qualche giocatore da noi?' Gli rispondo: Guarda Andrea, non siamo a quei livelli...C'era Montepaschi come sponsor però non eravamo a quel livello'. Io con quella frase capisco che non sono nelle sue idee, quindi rimaniamo lì a parlare per cinque ore, nel frattempo scende anche la moglie, ci salutiamo e lui sale.Poi sono venuto a sapere che la moglie gli aveva chiesto: 'Chi è?' e lui aveva risposto 'Sarà il futuro allenatore della Juve". Dopo questo passaggio Conte si commuove e poi riprende: "Quindi io entro che non sono l'allenatore della Juve, ed esco con lui che mi dice: 'Il prossimo step ti devo fare parlare con Marotta'".
L'ARRIVO DI PIRLO - "L'estate in cui firmo con la Juventus, il procuratore di Pirlo mi chiama, sapendo che volevo giocare con il 4-2-4 che ho utilizzato a Bari e Siena, e mi ha chiesto cosa ne pensavo, visto che era svincolato, se poteva giocare nel mio sistema. Io gli dico: “Sulla carta potrebbe fare fatica, ma è un giocatore che ha talmente qualcosa di diverso rispetto agli altri che deve venire”. Tant’è che all’esordio partiamo con il 4-2-4 con Pirlo e Marchisio in mezzo al campo e con Vidal in panchina, che poi entra nel secondo tempo, fa goal e inizia a crearmi dei pensieri. Pensieri positivi ovviamente. Penso che un allenatore bravo sia come un sarto che deve fare un abito su misura".
CAMBIO DI MENTALITÀ - "Abbiamo alzato il livello, riportato l’orgoglio. Non era solo vincere, era cambiare la mentalità. Quando arrivo alla Juve c’è tanto da fare. E la società mi dà fiducia. Mi dice: ‘Fai tu’. E io faccio. Con metodi duri, ma chiari. Alleno ogni dettaglio. Creo pressione. Porto abitudini nuove. Siamo partiti da una squadra slegata. Dopo pochi mesi siamo diventati un blocco. Non c’era spazio per mollare".
L'ADDIO ALLA JUVENTUS - "La Juve è una maratona. Ti logora e ti plasma. Per me era tutto: passione, lavoro, missione. Ho dato tutto. Ma quando ho sentito che non potevo più dare, ho fatto un passo indietro. Ho lasciato dopo tre scudetti. Qualcuno non ha capito. Ma io sì: o crescevamo ancora, o ci saremmo fermati. E io non volevo fermarmi. Mai".
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Conte è juventino, alla faccia di tutti coloro che hanno scritto di tutto e di più. Però è pure u...