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Da Mancini a Sousa: questione di stile

Da Mancini a Sousa: questione di stile

Questione di stile. Quando si è primi è sempre difficile mantenerlo.  Nei piani medio bassi della classifica mantenere l’aplomb è più facile. Prendete Mancini che, oltre alla partita, perde le staffe in diretta come mai era capitato l’anno scorso. Irato per la sconfitta subita contro il Napoli, ha “sbottato” contro De Marco, reo di aver detto che il primo e il secondo fallo di Nagatomo erano da ammonizione.

Colto da pieno raptus sgarbiano, Mancini ha ripetuto per 8  volte “ha simulato, ha simulato, ha simulato….” riferendosi a Callejon e impedendo all’ ex arbitro commentatore di parlare. Sembrava appunto Sgarbi, quando, senza argomenti, urla a macchinetta “capra, capra, capra…” e sommerge il suo interlocutore. Sì, non è bello perdere il primo posto e vedersi scippare una partita, ma è peggio non accorgersi che quella partita l’avversario non l’ha scippata e l’espulsione di Nagatomo risultava sacrosanta. La polemica sul doppio giallo all’interista era, infatti, del tutto inesistente.

L’alta classifica, appunto, fa male agli allenatori. Vedi Garcia che da quando respirava la vetta doveva inventarsi scuse e nemici ad ogni passo falso. Vedi lo stesso Mancini che, l’anno scorso, albergando tra il sesto e l’ottavo posto, sorrideva, si aggiustava il ciuffo e al massimo esprimeva dispiacere. Quest’anno no,  ci crede (al campionato) e allora perde le staffe, lasciando il ciuffo scomposto. Tutto l’opposto di Paulo Sousa, il quale s’è visto negare due rigori palmari e non ha fiatato. “Non commento le decisioni degli arbitri” ha detto a fine partita, ricalcando in parte la saggissima formula lippiana “non commento mai la moviola”.

Magari Sousa avrà tutto il tempo di adeguarsi alla moda dei lamenti e dei presunti scandali post partita, visto che veleggia in acque alte. Per ora forse si accontenta semplicemente di essere l’artefice, in pochi mesi e certo non con molti mezzi a disposizione, di quel capolavoro che si chiama Fiorentina: la più bella da guardare. Come dire: stile, dentro e fuori dal campo.

Fernando Pernambuco

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