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  • Toldo: 'Grazie a una mia papera decisi di restare tantissimo alla Fiorentina. Ilicic e Bernardeschi...'

    Toldo: 'Grazie a una mia papera decisi di restare tantissimo alla Fiorentina. Ilicic e Bernardeschi...'

    Francesco Toldo, doppio ex di Fiorentina ed Inter, a Viola Week de La Nazione rievoca i suoi lunghi trascorsi a Firenze e alla fine spende parole d'elogio per Bernardeschi e Ilicic: "Il 1 dicembre ’93 ero da pochi mesi nella Fiorentina. Perdemmo 1-2 e fummo eliminati negli ottavi di coppa Italia contro il Venezia al Franchi (doppietta di Cerbone, gol di Batistuta ndr), Effenberg sbagliò un rigore: corremmo a barricarci negli spogliatoi perché i tifosi volevano sfondare la porta. Ricordo ancora il rumore della maniglia. Una piazza calda, ma con un cuore immenso. Sempre in quella stagione, in casa col Pisa vincemmo 4-1, ma il loro gol fu colpa mia. Scivolai, persi il pallone, commisi una papera. Il Franchi mi incoraggiò all’istante e io pensai: Francesco, questo è il tuo stadio. A Firenze più che altro un rapporto schietto, senza fronzoli, un gruppo determinato e i Cecchi Gori che avevano voglia di tornare in alto. Anni bellissimi. Il pianto per l'ingresso nella Hall of Fame viola? Pensate che piango di rado, ma sento le cose fatte con emozione. Ho bruciato le tappe: a 15 anni sono andato in porta perché ero stufo di correre. A 17 ero in Primavera al Milan e a 22 anni la Fiorentina mi ha lanciato nel grande calcio. I trionfi viola? Pieni di colori, bandiere, cori, con tantissimi tifosi. Coppa Italia e Supercoppa Italiana sempre nel ‘96. Anche se quello del 2001, l’ultimo, mi fa più effetto perché sentivo che sarebbe stata l’ultima stagione a Firenze. Lo scudetto non vinto nel ’99? Avevamo un organico forte, una squadra spavalda e aggressiva, ma senza panchina lunga. Sarebbe bastato un raffreddore a farci perdere punti preziosi. Batistuta il leader per eccellenza. Ci siamo ritrovati dopo qualche anno e come due bambini dell’asilo ci siamo detti che ci volevamo un gran bene. Siamo molto legati. Finiva l’allenamento e Gabriel si avvicinava: Francesco, vai in porta. Ma come, dicevo io, anche oggi? Sì, ribatteva lui, anche oggi… Così cominciava il bombardamento, ma lo facevo sudare e i tifosi che assistevano da fuori applaudivano. Bati era così: a 30 anni si svegliò una mattina e decise che doveva imparare a battere le punizioni col sinistro. E ci riuscì… I Campini a quei tempi? Come minimo c’erano mille persone a seduta. Carezze o critiche, questo ci rendeva più forti. Purtroppo oggi gli allenamenti sono blindati. Il trasferimento all'Inter con la Fiorentina in piena crisi economica? Ero in vacanza, accesi la tv e il Tg dette la notizia del passaggio mio e di Rui Costa al Parma. Io non sapevo nulla, ma dissi subito che al Parma non sarei andato. Si fece sotto l’Inter e partii. Che dolore andarsene, mi passarono davanti 8 stagioni a Firenze. Ilicic, gran trequartista. Ha il sinistro ispirato e si fa dare la palla quando scotta. Bernardeschi? L’ho avuto in Nazionale Under 21 con Di Biagio. Federico è fortissimo, ha il futuro nelle sue mani".

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