
Frattesi: "Marchisio e De Rossi i miei idoli, ma oggi guardo a Barella. Milan? Mai saputo niente, per me c'era solo l'Inter"
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Di questo e molto altro Frattesi ha parlato nell’intervista concessa a La Repubblica. A partire dalla doppietta rifilata a San Siro all’Ucraina, che è valsa una fetta significativa di qualificazione ad Euro 2024: “Una gioia da impazzire. Sono legato al mio Paese, ci tenevo. Pochi giorni dopo è arrivato il derby col Milan in cui ho segnato il primo gol in nerazzurro. Ero in estasi. Una settimana da dio, per citare uno dei miei film preferiti".
Sabato, a Dortmund, dovrà verosimilmente sostituire dal primo minuto l’acciaccato Nicolò Barella, suo compagno di squadra anche nell’Inter: “Da Nicolò c’è tanto da imparare. All’inizio era un incursore, come me, poi si è completato, lavorando tanto sulla costruzione del gioco. È lì che voglio migliorarmi”.
Il suo compagno di stanza in ritiro: “Scamacca, da cent’anni. Abbiamo fatto i conti, dalle giovanili abbiamo passato almeno 700 giorni in camera insieme. È un compagno perfetto: si addormenta subito, russa raramente e se lo fa la smette alla prima cuscinata. Io e lui sempre insieme, dalla Lazio, alla Roma, passando per il Sassuolo? È destino. Di solito, lui arriva in una squadra e io lo seguo. Quando ho firmato con l’Inter gli ho detto: Scama, questa volta tocca a te raggiungermi. Invece ha scelto l’Atalanta, ed è felice così. Se sta bene segna in qualsiasi modo. È forte da vicino ma sa anche spaccare la porta da trenta metri. A Bergamo è cresciuto, tecnicamente e fisicamente”.
Sull’affaire della passata estate, quando fu seguito e trattato pure dal Milan prima di approdare all’Inter: “Non ne ho mai saputo niente. Il mio agente mi ha chiesto: dove vuoi andare? Io già a maggio dello scorso anno ho risposto: solo Inter. Lo avevo deciso giocandoci contro. Una squadra fortissima, con un grande allenatore e un pubblico magico. Non volevo ascoltare niente altro”.
Infine Frattesi ha raccontato in una battuta degli idoli a cui si ispira nel proprio ruolo: “Tecnicamente Marchisio. Per carattere De Rossi. Da ragazzino giocavo attaccante e per non cambiare ruolo litigai con Franceschini, allenatore delle giovanili della Lazio. Oggi gli sono grato, molto, glielo scrivo spesso”.
