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  • Incubo Sampdoria: la trattativa con Barnaba, l'idea Radrizzani e il rischio fallimento, tutti gli scenari

    Incubo Sampdoria: la trattativa con Barnaba, l'idea Radrizzani e il rischio fallimento, tutti gli scenari

    • Renzo Parodi
    Nella sciarada che ingarbuglia la triste vicenda della Sampdoria si assiste ad un macabro balletto in cui la società che vinse lo scudetto ai tempi di Paolo Mantovani si è trasformata in una preda, attorno alla quale svolazzano avvoltoi affamati. Business is business, d’accordo. Nessuno pretende che i vari candidati arrivino a Genova nelle vesti delle dame della San Vincenzo. Tuttavia si sta passando il segno e la decenza. I soggetti di questa commedia di terz’ordine, ormai scaduta in farsa, cinicamente giocano una mano di poker col morto e il morto rischia di essere proprio chi si proclama di voler salvare: la Sampdoria.

    In pole position nella corsa è dato il finanziere d’assalto Alessandro Barnaba, la punta di lancia usata dall’ex proprietario del club, Edoardo Garrone, per scardinare le difese del Viperetta” Massimo Ferrero e procedere ad un sostanzioso aumento del capitale sociale. La sua proposta tuttavia, reiterata e corretta per la bellezza di cinque volte (l’ultima è di pochi giorni fa), non aderisce ancora alle richieste delle banche creditrici, in particolare Macquarie e Sistema, che detengono la maggior parte dei crediti erogati con la garanzia Sace (ovvero del tesoro dello Stato) e non sono disponibili ad allargare i cordoni della borsa quanto vorrebbe Barnaba. 

    Il quale ha messo sul tavolo 35 milioni per procedere all’immediato aumento di capitale e altri 55 milioni (verosimilmente col corposo concorso di Garrone) destinati a sostenere la gestione del club nel prossimo torneo, che ci si augura sia quello di serie B. L’accordo con le banche tuttavia non c’è, “ballano” una decina di milioni e sono in discussione i meccanismi di rientro dai debiti. Ferma restando la scadenza dei 54 milioni di debiti Sace (da lì non si scappa) Sistema, Macquarie e Progetto sono disposti ad attendere fino alla scadenza naturale degli 8 anni, consentendo di rimborsare one shot (col cosiddetto Bullet) quanto dovuto. Barnaba invece vorrebbe diluire nel tempo questi debiti, stralciandoli al 50%. Impossibile, lo impedisce la legge. Quanto ai 13 milioni di debiti verso l’Erario si può chiudere entro il 30 giugno diluendoli in quattro annate, con uno sconto del 30% sul totale. Ci sarebbe spazio di manovra invece per gli altri debiti (circa un centinaio di milioni, al netto dei crediti), ossia i crediti verso altri club, fornitori, calciatori e simili. Su questo punto si può chiudere in stralcio al 30%, portando quindi il totale delle esposizioni debitorie a carico dell’acquirente vicino ai 90 milioni. Si sta lavorando per smussare gli angoli e chiudere il deal. Barnaba rileverebbe la Sampdoria attraverso un veicolo di diritto lussemburghese, controllato da Merlyn Partners Scsp. Alla scalata potrebbe unirsi all’ultimo istante anche Massimo Zanetti, proprietario del caffè Segafredo, amico di Edoardo Garrone che si era interessato alla Sampdoria negli anni scorsi.

    L’intera questione ruota – e si deciderà - attorno alla ristrutturazione del debito. Se l’accordo con le banche viene raggiunto in tempo, Barnaba (o chiunque altro sia azionista della Sampdoria, anche la fiduciaria Acioss che scherma proprio Banca Sistema, la quale potrebbe convertire parte del su creduto in azioni) si presenterà all’assemblea straordinaria convocata il 26 e il 29 maggio prossimi e far valere il diritto di sottoscrivere l’aumento di capitale. In questo caso il Viperetta sarebbe destinato ad essere progressivamente emarginato attraverso successivi aumenti di capitale. 

    Già, Ferrero. Per sei volte il Viperetta si era rifiutato di comparire in assemblea, bloccando così tutti i tentativi di Barnaba procedere all’aumento di capitale. Ripeterà il giochino? Mistero. Il responsabile della composizione negoziata della crisi, l’avvocato Eugenio Bissocoli, non concede neppure una sillaba: “Mi scusi ma mi sono ripromesso di non fare dichiarazioni alla stampa. Le dico soltanto che ogni mattina mi sveglio alle 4 e mezzo col pensiero fisso alla Sampdoria…”. Bissocoli ha incontrato il collegio del tribunale che dovrà omologare la ristrutturazione debitoria e se si presenterà con l’accordo firmato, potrà ottenere dal tribunale stesso il diritto all’aumento di capitale, per motivi di necessità e urgenza. Una norma infatti prevede che i diritti dell’azionista passino in secondo piano se si verificano determinate condizioni che mettono a rischio gli interessi della società, dei creditori e dei dipendenti. La Sampdoria sembra rientrare precisamente in questa fattispecie.

    Il d-day per capire se si andrà a dama seguendo questo copione verrà quindi svelato nell’assemblea straordinaria, in tempo per chiudere il deal e consentire alla società di onorare le varie scadenze (tra le quali 13 milioni di stipendi arretrati ai calciatori per il trimestre gennaio-marzo), debiti col fisco e vari nonché gli 800mila euro in fideiussioni necessarie per l’iscrizione al campionato. Se la data del 30 maggio non fosse rispettata, la Sampdoria verrebbe penalizzata di un paio di punti, a valere sulla prossima stagione. Tuttavia perfezionando l’accordo con Barnaba (o chi per lui) entro il 20 giugno (termine ultimo per procedere all’iscrizione al campionato) riuscirebbe a salvarsi. Altrimenti, si andrebbe alla liquidazione giudiziale, ovvero al fallimento e qualcuno forse (ma senza forse) punta proprio a quel traguardo, che scaricherebbe il club dalla mole debitoria (le banche però salverebbero i crediti garantiti dallo Stato) e ripartirebbe pulita, ma senza utilizzare il paracadute di 25 milioni di euro spettante a chi retrocede in B. Ma a carissimo prezzo, infatti ripartirebbe dai dilettanti. Una soluzione suicida, sul piano sportivo e a conti fatti anche sul terreno squisitamente finanziario. Quanti soldi servirebbero per riportare all’onore del mondo la società, dai dilettanti? Ci riuscì il Parma, ma aveva alle spalle una formidabile batteria di industriali locali (Barilla, Pizzarotti ecc) che garantì robustissimi investimenti. La Sampdoria non godrebbe di altrettanta grazia.  

    Infine bisognerà superare lo scoglio del trust di scopo che imprigiona la Sampdoria da quasi tre anni. Il trust è diventato una trappola: dovrebbe fornire finanza esterna a due società dei Ferrero per sottrarle al fallimento. Ma quanto vale oggi la Sampdoria? Non i 40 milioni (cifra tonda) richiesti dal trustee Vidal, il quale peraltro alla fine di febbraio aveva ottenuto la firma dello sceicco qatariota Khaled Falih Al Thani, su un contratto vincolante che lo impegnava a procedere entro la fine di aprile all’aumento di capitale di 30 milioni di euro e a saldare i 40 milioni del trust entro il 2023. Lo sceicco si era rimangiato la parola e l’accordo ma il suo rappresentante per l’Italia, il produttore cinematografico Francesco Di Silvio, spera di convincerlo ad onorare l’impegno. Anche il finanziere Raffaele Mincione sta muovendo le sue pedine e si parla del quasi ex comproprietario del Leeds, Andrea Radrizzani, in joint venture col fondo Gestio-Capital di Matteo Manfredi associata alla Aser Ventures, la holding sportiva di Radrizzani.

    La Genova rossoblù prepara i festeggiamenti per la promozione del Genoa e il canonico funerale ai cugini. La Genova blucerchiata prega e fa voti. Mai in 77 anni di storia la Sampdoria era stata così vicina alla fine. Genova per noi. Per voi, per loro. Forza, scegliete pure.

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