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    Inter, l'azzurro lascia spazio al nero più profondo: la delusione dei tifosi a Monaco per una finale storica

    Inter, l'azzurro lascia spazio al nero più profondo: la delusione dei tifosi a Monaco per una finale storica

    La notte più buia, L’azzurro del colore sociale lascia spazio al suo fido compagno, quel nero che ieri sera è stato reso più cupo e profondo che mai. L’Inter ne esce con le ossa rotta dalla finale di Champions League. Una partita senza senso, dominata in lungo e in largo dei Treble Winners del Paris Saint-Germain di Luis Enrique e che ha visto un solo filo logico: la supremazia, sotto ogni aspetto, della formazione parigina. Quella stessa supremazia che è stata mostrata non solo in campo, ma anche al di fuori del rettangolo verde di gioco dell’Allianz Arena. E più che quanto successo fra i 22 (più sostituti) giocatori nella cornice dello stadio del Bayern Monaco, proviamo a raccontarvi quella che è stata la presa di coscienza di tutti i tifosi nerazzurri in giro per le strade di Monaco.

    Dobbiamo fare un passo indietro però. Nel weekend appena trascorso nella città tedesca, c’è stato un minimo comune denominatore che ha fatto riflettere: Monaco è stata letteralmente invasa dai tifosi di fede interista. Un sostegno così è raro e dimostra la purezza, la gioia, la determinazione di sostenere la propria squadra del cuore in un una sfida che – volente o nolente- cambia radicalmente le sorti di una carriera, di una vita. L’atmosfera creata da questa marea di colore azzurro e nero ha profumato Monaco fra cori e passione sfrenata. Il trasporto emotivo che ti lascia questo sport lascia sempre senza fiato. È bastato anche solo ammirare per poche ore Odeonsplatz – punto di ritrovo e fan meeting point dei tifosi interisti, prima di dirigersi verso l’impianto e assistere alla finale – o l’Olympiapark in cui i tifosi senza biglietto hanno liberamente avuto visione gratuita (su maxishcermo) del match più importante della stagione per rimanere coinvolti in un tornado di emozioni e sensazioni che raramente si ha l’occasione di provare. Una gioia immensa ha trascinato i sostenitori nerazzurri, convinti e fiduciosi di essere a un passo da un appuntamento con la storia.

    Ma la storia, invece, ha deciso di non presentarsi. O meglio, chiariamo: la storia si è presentata, ma dal lato sbagliato della medaglia. Nelle grandi competizioni, PSG-Inter è la finale in gara secca con il più ampio margine di goal tra le due squadre (cinque reti di scarto). Ma andiamo con ordine. Dall’Olympiapark, la presenza massiccia dei tifosi nerazzurri ha sovrastato quella dei fan parigini: se dovessimo giocare con le percentuali, la bilancia penderebbe verso un 90/10. E così i sostenitori del club di Viale della Liberazione hanno preso il sopravvento sin dalle lettura delle formazioni: fischi per il PSG (Donnarumma in primis), applausi a scena aperta per gli uomini di Inzaghi.

    Applausi che, ben presto, hanno lasciato il campo a una tensione sempre più alta. E dalla tensione alla rabbia, dalla rabbia allo sdegno, dallo sdegno alla tristezza più acuta, sino ad arrivare a una presa di consapevolezza piena e totale di aver fallito la chance di centrare quel grande traguardo proprio sul più bello. Il goal dell’ex Hakimi fa esplodere i pochi tifosi del Paris presenti, quasi intimoriti da tutte quelle maglie nerazzurre che li circondavano. La rete di Doué certifica le preoccupazioni degli interisti, inermi di fronte a una prestazione tanto inaspettata quanto da incubo della loro Inter. Spenta, deludente, incapace di trovare alcuna azione pericolosa per sovvertire il risultato. E così ancora lui, Doué, insacca quel 3-0 (che si arrotonderà prima a 4 con Kvaratskhelia e poi a 5 grazie a Mayulu) che non lascia spazio a ulteriori speranze.

    Ed è proprio la speranza a svanire leggiadra come una brezza primaverile nei cuori, nei pensieri e negli occhi di tutti quei tifosi interisti che, almeno sino a quel momento, avevano conservato un piccolo barlume nei propri giocatori. Ma in quell’istante, al minuto 64, tutto sparì: i sostenitori nerazzurri cominciavano a voltarsi da un’altra parte, a mettersi le mani davanti agli occhi per coprire uno spettacolo che era ormai diventato una tragedia di pura sofferenza. C’è stato anche chi ha deciso di alzarsi, raccogliere i propri averi e andarsene, dirigendosi verso le varie uscite che collegavano l’Olympiapark alle linee della metropolitana. Un gesto inconsueto, ma che sottolineava ciò che ormai era chiaro anche al più determinato degli ottimisti: era arrivata la fine del sogno.

    Il risultato, come detto, si è arrotondato a un sonoro quanto perentorio 5-0. il fischio finale ha posto fine alle ostilità e un esodo di massa dei sostenitori nerazzurri ha iniziato a caratterizzare il contesto dell’Olympiapark. E no, chiaramente, non ci siamo scordati di quei pochi tifosi del PSG che aveva iniziato la sfida quasi intimoriti: era il loro momento. I cori “campioni d’Europa” sono risuonati in quel teatro del parco olimpico che aveva appena dato vita a una tragedia sportiva che nessun tifoso dell’Inter si immaginava di dover vivere la protagonista. La vita, a volte, non ti lascia nemmeno il tempo di realizzare quanto una persona possa essere protagonista di un evento, anche non volente. La gioia dei parigini si è contrapposta alla desolazione dei nerazzurri, che si sono diretti verso le uscite, le metro, i bus. L’unico pensiero era tornare a casa, il prima possibile.

    E la città di Monaco ne ha risentito. Vi ricordate quella marea che aveva invaso la città di sensazioni positive? Non era rimasto più nulla. In pochi avevano lo spirito per guardare immediatamente avanti: tra chi chiamava a casa, chi si confidava con un amico, chi ha dato sfogo alla propria rabbia e frustrazione, chi aveva gli occhi gonfi di lacrime per una finale di Champions League terminata nel peggior modo possibile. Da Odeonsplatz a Frottmaning (stazione vicina all’Allianz Arena), passeggiando per ogni angolo della città bavarese, il paese aveva subito una trasformazione totale. Perso, svuotato di tutta quell’energia che ne avevo acceso l’anima nelle 48 ore precedenti. La delusione più grande era appena arrivata e non c’era modo di combatterla. Onore ai vinti, ai vincitori e a tutti quegli uomini che hanno investito tempo, risorse ed energie per provare a vivere una notte da sogno, trasformatisi presto – in un attimo – in uno degli incubi più profondi che si potesse immaginare.

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    Commenti

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    ikarus27
    ikarus27

    Avevano la maglia giusta, quella degli imballaggi dei CARTONI Ed è sdmpre circo puahahahaha PERD...

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