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    Inter sazia del pari e senza cambi. Roma,  è ora di ricredersi su Dzeko

    Inter sazia del pari e senza cambi. Roma, è ora di ricredersi su Dzeko

    • Giancarlo Padovan
    La Roma vince (2-1), si arrampica a quota tredici in classifica - a pari punti con Milan, Lazio e Chievo - e cancella la sconfitta di Torino che aveva fatto riaffiorare il malumore della piazza. L’Inter perde una partita che avrebbe potuto pareggiare se, sotto porta, non avesse sbagliato addirittura più dell’avvesario (18 a 12 le occasioni per i nerazzurri). In una partita omerica, con squadre incapaci di affrontare la benché minima fase difensiva, la differenza l’hanno fatta i dettagli (il palo interno di Banega sull'1-0; il fallo di Jovetic da cui è scaturita la punizione di Florenzi, deviata da Manolas e Icardi per il 2-1) e un gigantesco Edin Dzeko.

    Non lo scrivo solo perché ha segnato il primo gol, tra l'altro piuttosto facile su assist di Bruno Peres, ma perché, oltre a lottare su ogni pallone, ha prodotto assist (clamoroso quello per Salah, solo davanti ad Handanovic, che ha spropositato sull’esterno del palo), sfiorato il raddoppio (prodigiosa deviazione del portiere sloveno su inzuccata forte e precisa nel finale di partita), perché ha giocato bene sia spalle alla porta, sia con la porta di fronte a sé. Certo, avesse trovato un compagno meno egoista di Salah (che ha fatto ammattire Santon) e un portiere meno in vena di Handanovic, sarebbe potuto uscire con il pallone dedicato ai triplettisti. Comunque, con il suo quinto gol in sette partite, più due rigori procurati, Dzeko sta facendo ricredere definitivamente Spalletti (che spesso gli aveva preferito il tridente leggero) e quella parte di Roma incline alla critica acefala e preconcetta.

    L'Inter esce battuta ancora una volta, ma non sottomessa come è accaduto due volte in Europa League e una volta in campionato, alla prima giornata con il Chievo. Scelte giuste, secondo me, quelle di De Boer. A partire dal sistema di gioco (4-2-3-1) per passare agli interpreti: da Ansaldi, all’esordio in difesa, a Joao Mario e Medel a centrocampo; dal trio di trequartisti Candreva, Banega, Perisic alla prima punta Mauro Icardi. Purtroppo per i nerazzurri Perisic e Candreva hanno lavorato con lena e una certa pericolosità offensiva solo per un tempo, mentre Icardi ha toccato pochi palloni. Non che non gliene siano arrivati, ma la guardia, montata su di lui da Manolas, è stata una delle poche cose che abbiano funzionato nelle due difese. 

    La Roma ha segnato quasi subito (5') e spinto con convinzione fino a metà del primo tempo. Ma, dopo il palo di Banega con un tiro dai venticinque metri, l'Inter ha avuto la possibilità di pareggiare almeno tre volte: due i salvataggi di piede di Szczesny e una parata plastica su girata al volo di Candreva.  Il pareggio, collocato al 28' della ripresa, è sembrato sigillare una partita vulcanica che fino a quel momento aveva eruttato opportunità a profusione da una parte e dall’altra. Bellissimo il gol di Banega che apriva e chiudeva uno scambio con Icardi. Forse all'Inter è mancata un po' di testa per provare a vincerla, forse nei giocatori è subentrata un'inconscia sazietà per il pari. Ma è difficile da dire perché l'equilibrio è durato poco (3 minuti) e perché a riportare avanti la Roma è stato lo sviluppo da un calcio di punizione, scioccamente procurata da Jovetic, sostituto di Candreva. Senza quell’episodio, incidente fino a risultare decisivo, sono convinto che avremmo assistito ad un altro finale, anche se la Roma aveva cambi migliori dell'Inter. Tanto per spiegare la differenza, Nainggolan è entrato solo ad un minuto dalla fine, ma prima di lui si erano visti El Shaarawy e Paredes. Tutta forza e qualità che l'Inter non possiede, almeno tra quelli che debbono reggere il centrocampo e far ripartire l’azione. E quando è uscito Joao Mario si è visto e capito.

    Twitter: @gia_pad

     

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