
L'Inter fa la storia, è una squadra resa magnificamente coesa da Inzaghi: ora il Barcellona, un "confronto da Triplete"
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Non è una novità nemmeno che Sommer sia una sicurezza, semmai è inedito che resti imbambolato dalla ventata del 2-2. Anche il trio difensivo soffre le folate di vento, con punte addirittura da 60 km/h. Succede a Pavard dalle parti di Sané, ma poi il francese salva con nome “goal” tutta la sua prestazione. Un po’ di bufera per Acerbi in marcatura stretta sullo sfuggente Kane, che quando si defila punisce con la rete della momentanea paura. Sereno variabile invece Bastoni, che rassicura se stesso e gli altri quando va in scivolata salva-vita su Olise nel primo tempo. Darmian corre tanto, con un po’ di naturale affanno ma sempre con giudizio. Barella è come un’auto ibrida: si ricarica quando frena, poi accelera e va. Calhanoglu fa bella figura al governo - quando ha la palla - e anche all’opposizione quando manovra il Bayern. Mhktaryan è il professore del centrocampo. Dimarco il più sottotono, stavolta impreciso e intimidito nell’occasione dello 0-1 di Kane. Abbastanza giù anche Thuram, abbastanza effervescente in avvio ma sicuramente sgasato alla fine. Finisce esausto Lautaro, che però conquista l’ovazione di San Siro. Applausi per una prestazione sontuosa, con spunti da “diez” argentino e puntate da vero 9, tipo il goal che scaccia l’incubo del passeggero vantaggio tedesco.
Così l’Inter va in semifinale, contro il Barcellona, proprio come nel 2010. Il ricordo del Triplete è suggestivo, seppure lontanissimo per i tempi attuali del calcio, dello sport in generale e del mondo attuale. Ma che la squadra di Inzaghi sia tornata ad altissimo livello si capisce anche da un confronto nettamente più recente: quello del 2022, proprio con il Bayern. Allora non c’era stata storia. Stavolta, l’Inter ha fatto la storia.
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