Calciomercato.com

  • 'Milan e Inter, Juve: dissero no a Giuseppe Rossi'

    'Milan e Inter, Juve: dissero no a Giuseppe Rossi'

    L’unico italiano che abbia creduto in Giuseppe Rossi è Tommaso Ghirardi, 36enne presidente del Parma. 
    Adesso va al Barcellona, quali rimpianti ha?
    «Sono contento per lui e pure amareggiato. Nel 2007 fu con noi da gennaio a maggio, capii subito quanto fosse eccezionale, anche per qualità umane. Feci un’offerta al Manchester United di 7 milioni e mezzo, ne bastavano altri 3. Un mese di trattativa, raschiando il barile avrei riportato uno dei giocatori più forti al mondo».
    La famiglia Pasotti-Ghirardi le bloccò l’investimento.
    «Considerato l’ingaggio quinquennale, servivano oltri 20 milioni, una cifra troppo elevata per il Parma. I club devono essere gestiti con logica, quando l’operazione va oltre serve la maturità di fermarsi».
    A chi domandò aiuto?
    «Andai a incontrare i maggiori esponenti di Milan e Inter, Juve e Roma. Aveva 20 anni, proposi la comproprietà: una, due stagioni da noi per maturare da noi e poi sarebbe stato pronto per il salto».
    Quelle 4 società, più il Napoli, sono le stesse contro cui si batte, in Lega.
    «In discussione c’è una parte dei diritti tv, legata ai bacini di utenza. Vogliamo una ricerca demoscopica con criteri più generici, che dia beneficio alle 15 squadre meno importanti. Mi auguro che l’accordo arrivi al più presto: assurdo che i contrasti siano così forti, la battaglia dev’essere per aumentare le risorse».
    Chi vorrebbe come nuovo presidente?
    «Serve coesione su un manager che rilanci il marchio della Lega nel mondo, una selezione fra professionisti che si occupino di diritti tv e marketing, gestendo al meglio 8-900 milioni con cui sistemare i bilanci».
    Dal ’77, Maurizio Beretta era l’unico senza esperienza in club calcistici.
    «Lascerà per Unicredit, occorre un altro super partes».
    Pure il Parma è entrato nel calcioscommesse? A bordo campo nella gara di Napoli, aprile 2010, c’era il figlio del camorrista Lo Russo...
    «“Non c'entra con l'inchiesta”, ripete il procuratore Lepore. E la procura federale aveva archiviato. A Parma al massimo abbiamo boss di prosciutti e salami».
    Come finirà il nuovo scandalo?
    «È molto negativo per il nostro mondo, il segnale delle difficoltà di un paese in cui qualsiasi escamotage, anche illecito, è buono per guadagnare. Stiamo però attenti a sentenziare in anticipo, aspettiamo ancora gli esiti di calciopoli».
    Giovinco resterà gialloblù?
    «Per metà dovrebbe diventare nostro. Dobbiamo ancora parlare con la Juve, ma il prestito con diritto di riscatto era stato fissato un anno fa». 
    Mariga è all’Inter, le manca solo di concludere affari con il Milan.
    «Le mie relazioni sono buone, però ciascuno fa il proprio business».
    Entrò nel calcio a gennaio 2007, quanto ci ha rimesso?
    «Una ventina di milioni, di cui 9 in B».
    Neanche tantissimi. Sostiene l’allenatore Delio Rossi che qualsiasi presidente ha il proprio indotto.
    «C’è ritorno di immagine. Peraltro le mie aziende, di componenti meccanici, non hanno benefici».
    A 74 anni, Gino Corioni, bresciano come lei, con la retrocessione dopo una sola stagione vorrebbe lasciare.
    «Ha in mano il Brescia da 20 anni, portò Hagi, Guardiola e Baggio. Mettendo mano al portafoglio, con le persone giuste, si toglierà nuove soddisfazioni».

    Pentito di non aver prolungato l’accordo con Guidolin?
    «Ha chiesto di andare via, gliel’ho concesso per gratitudine, dopo due anni alla grande. E se l’Udinese è in Champions, una parte di merito è del mio ad Leonardi, che l’aveva costruita».
    Ora propone solo contratti annuali?
    «Agli allenatori, e con Marino non ho sbagliato, e agli ultratrentenni».
    Per Cristiano Lucarelli pagò 5,5 allo Shakhtar e quasi 2 milioni l’anno per tre stagioni e mezza. 
    «Fu una delle mie prime esperienze, servita per comprendere il calcio».
    Quali sogni ha?
    «Il bilancio in perfetto equilibrio e almeno una volta la Champions. Sono nel calcio da 15 anni, ho vinto sette campionati, portando il Carpenedolo dalla terza categoria alla finale playoff per la C1». 
    Resta la questione arbitrale.
    «Braschi e Nicchi lavorano molto bene. A me non piace che esponenti di grandi squadre preparino le partite, cercano di influenzare le decisioni sulla gara imminente lamentandosi a dismisura per il passato».

    Altre Notizie