
Milan, la difesa horror è una spiacevole abitudine: quattro guai da risolvere, ecco le soluzioni di Fonseca
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GLI ERRORI – Torniamo a ieri sera, dunque, e partiamo dal principio. Passa poco più di un minuto: corner dalla sinistra che si affaccia in area di rigore, leggera spizzata all’indietro, sfera che termina su Zortea, Theo Hernandez che non arriva in pressione e pallone infilato all’angolino (con la complicità di una sospetta posizione di fuorigioco di Luvumbo, che impedisce a Maignan di avere piena visione dell’azione e della conclusione). Arriviamo ai due gol annullati dal VAR: prima è Piccoli a infilarsi tra le maglie di Pavlovic e Thiaw, reggendo perfettamente il confronto con i due rocciosi centrali, poi è un lungo traversone dalla sinistra di Augello che supera Theo Hernandez e permette a Zappa di battere il portiere rossonero, se non fosse per il tocco di Viola sulla linea che invalida la rete. Finisce qui? No. Pavlovic stringe attirato dalla palla, Fofana regala a Zappa la sfera con un tocco incomprensibile all’indietro e Theo rimane alto, dimenticandosi di stringere in situazioni di emergenza. La prova negativa della difensiva (e del laterale francese in particolare) viene completata dall’ennesimo cross di Augello che, da un esterno all’altro – in pieno stile Inter -, trova ancora Zappa, completamente dimenticato da Theo, e sigla il pareggio definitivo che lascia l’amaro in bocca a Fonseca e a tutto l’universo Milan.
QUESTIONI DI REPARTO – E’ evidente come, durante la sfida di ieri, ci siano stati degli errori difensivi importanti, ma additare tutta la responsabilità ai singoli sarebbe fuorviante. Piuttosto, va sottolineata la difficoltà di comunicazione da parte dei due reparti (difesa e centrocampo) che hanno portato a questa fragilità ormai comune ai match con protagonista il Milan. Nel 5-4-1 con cui Fonseca si è schierato nel finale di gara, si può notare tutta l’incomprensione che ha regnato suprema all’Unipol Domus. Abbiamo sottolineato come Theo lasci completamente solo Zappa, ma perché ciò che accade? Sul traversone di Augello, nell’area di rigore rossonera, sono presenti ben tre giocatori del Cagliari: Pavoletti, Lapadula e Gaetano contro i soli Pavlovic e Thiaw. Theo, quindi, stringe la sua posizione per difendere in parità numerica, lasciando così Zappa libero di colpire e di inventarsi il pareggio per la squadra allenata da Nicola. Una rete straordinaria, evitabile se solo Okafor – inserito come ibrido tra il ruolo di seconda punta affianco ad Abraham e di esterno a sinistra in situazioni difensive – avesse accorciato su Zappa, aumentando i giri della propria corsa. In tutto questo, il centrocampo non aiuta. La squadra risulta sbilanciata verso l’attacco, vista la natura tecnica della maggior parte dei centrocampisti in rosa e l’equilibrio tanto cercato da Fonseca viene meno. Tra atteggiamento e mentalità, il Milan pecca di qualità difensiva.
L’ANALISI DI FONSECA – Errori singoli sì, ma che diventano evidenti in una mancata sinergia da parte di tutto il reparto. Le motivazioni sono plurime e Paulo Fonseca ha voluto analizzare così, a DAZN, la prova fornita dai suoi: "Penso che il problema del Milan oggi non è stato con il pallone o offensivo ma difensivo. Grande difficoltà sui cross del Cagliari. Devo dire che mancando aggressività in questo momento, non si può vincere quando una squadra fa solo cross e noi perdiamo i duelli aerei. Anche con una linea a cinque abbiamo perso i duelli aerei, abbiamo perso il 69% dei duelli aerei. Così è difficile. Abbiamo sbagliato gol, la difesa aerea dell'area. E' un passo indietro, non possiamo prendere tre gol se vogliamo vincere. Il problema è stato come abbiamo preso i gol. Abbiamo cominciato la partita con un gol che non possiamo prendere, anche se in fuorigioco per me, ma non possiamo prenderlo. Il secondo è pazzesco... E poi sui cross, questa è una squadra che arriva sempre al cross, poca aggressività per impedire il cross e poi in area. Siamo stati poco aggressivi con i singoli, non di reparto. Theo? Può fare meglio difensivamente. Stiamo lavorando per correggere cose che sono importanti. Penso che tutta la linea difensiva può fare di più per aggressività, duelli aerei. Tutti possono fare di più". Il messaggio chiaro: c’è un problema evidente nel sistema rossonero. La si chiami aggressività mancante, la si chiami concentrazione altalenante, è limpido come la fragilità difensiva mostrata dal Milan sia ormai una preoccupante abitudine, specialmente in Serie A.
SPIACEVOLI ABITUDINI, I DATI PARLANO - La fase difensiva è il grande punto di domanda del Milan, un quesito al quale non è stata ancora trovata una risposta convincente. A guardare le fredde statistiche, la situazione diventa ancora più preoccupante: 20 gol subiti (di cui ben 14 in campionato) in 15 partite stagionali, la squadra rossonera è solo la settima difesa - in sette occasioni ha addirittura subito due o più reti dagli avversari - del campionato. Dati che si sommano a quanto riferito da Opta che descrive il Milan come la formazione che, nelle ultime tre stagioni, ha subito il maggior numero di gol (10) nei primi 5 minuti di gioco, sottolineando come l’approccio sia una delle problematiche ancora da risolvere. Sommando questa realtà a quanto riscontrato dal CIES, ovvero che i rossoneri sono tra le big a concedere il maggior numero di conclusioni verso la porta (ben 3.6 a partita), l’impressione è una sola: il Milan appare a rischio a ogni azione offensiva degli avversari. La sensazione che i meneghini lasciano è di una squadra ancora non matura, non pienamente consapevole della filosofia di gioco di Fonseca – difensivamente parlando – e che possa subire un’occasione da gol in ogni uno contro uno, ogni ripartenza, ogni azione. Una spiacevole abitudine che il Milan si porta dietro dalle sfide contro Torino (l’errore di Thiaw), Parma (l’atteggiamento di Theo), Lazio (le amnesie di Tomori sulle sovrapposizioni di Nuno Tavares) e Fiorentina (ancora Tomori protagonista sulla rete di Gudmundsson).
ROTAZIONI INFINITE – Ma non è l’unica abitudine non positiva del club di Via Aldo Rossi. Dando uno sguardo alle sfide disputate dai meneghini, la frequenza di cambi e di rotazioni in difesa è elevata. In solo tre occasioni, da una partita all’altra, Fonseca ha scelto di confermare la medesima coppia in retroguardia. Le varie scelte effettuate dal tecnico lusitano non hanno portato alla tanto desiderata solidità di reparto, necessaria per un grande club come il Milan per ambire a lottare per posizioni di vertice. Scorrendo le giornate – e gli incontri europei – in cinque casi Gabbia ha affiancato Tomori, in quattro partite è stata la volta di Thiaw e Pavlovic, in tre occasioni è toccato a Tomori dirigere insieme a Pavlovic, solamente in due l’inglese è stato coadiuvato da Thiaw, mentre esclusivamente contro il Venezia Fonseca ha scelto Gabbia con Pavlovic. Una frequenza d’impiego sin troppo alta che ha lasciato le briciole di soli quattro clean sheet collezionati nell’intera stagione.
LE SOLUZIONI – Dunque, in sostanza, come cambiare e arrivare in definitiva a una quadra? Serve lavorare intensamente ogni giorno a Milanello e trovare una soluzione. Ma non è una questione prettamente fisica, ma anche di attitudine, di concentrazione, di mentalità. Come dicevamo, il Milan ha difficoltà sui cross (specialmente se arrivano da sinistra), dunque c’è la necessità di lavorare sulla velocità in accorcio, sui posizionamenti e sulla testa, sia per i duelli aerei sia per rimanere sul pezzo in ogni istante. In segundis, come dicevamo, è l’approccio che deve cambiare e maturare. Un club come il Milan non può permettersi di cominciare le gare come contro il Cagliari e di essere la squadra che prende il maggior numero di reti in avvio di partita. I difetti andranno eliminati sul campo, ma il lavoro di Fonseca sarà anche fondamentale dal punto di vista mentale. Al tecnico, inoltre, capire infine chi sia la vera coppia centrale titolare. Una mano arriverà da Matteo Gabbia che, dopo la sosta, tornerà a disposizione. L’azzurro è attento, legge le situazioni meglio dei compagni, nei duelli aerei si fa sentire. Un recupero importante, data la sua affidabilità e la sua capacità di leadership riscontrata in questi ultimi mesi. Fonseca, con ogni probabilità, tornerà a donargli le chiavi del pacchetto arretrato: d’altronde, calendario alla mano, chi era il titolare nella metà delle sfide terminate con la rete inviolata? Saranno due settimane di lavoro: a Fonseca (e a tutti i giocatori) fornire le risposte che servono al Milan.