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  • Milan, l'attacco è un pianto: Jovic un flop dichiarato e anche David è in crisi

    Milan, l'attacco è un pianto: Jovic un flop dichiarato e anche David è in crisi

    • Andrea Distaso
    Crisi. Il Milan ripresentatosi dopo l’ultima sosta per le nazionali di ottobre, è la peggior copia di se stesso: una inquietante riedizione di quello che nella passata tormentata stagione ha a lungo balbettato, perdendo ben presto contatto dai vertici della classifica e letteralmente crollato prima nel mese infernale tra gennaio e febbraio e spentosi pure nel finale, complici le fatiche di Champions League. Una squadra facile da colpire col solito copione: difesa e ripartenze, aggiungendoci una spruzzata di palle inattive. Una squadra incapace soprattutto di trovare la giocata risolutiva dai suoi attaccanti e, se a Giroud non si può chiedere di tirare letteralmente la carretta a 37 anni compiuti, da Leao (a secco da 6 gare consecutive e ancora fermo allo scorso anno in Champions) a Pulisic (unica luce in questo momento, stasera mancava per infortunio), passando per Okafor (ultimo centro con la Lazio) e i misteriosi Chukwueze, Romero e Jovic, la produzione offensiva si riscopre desolante arrivati ai primi di novembre. 

    SENZA SOLUZIONI - Tolta la doppietta del centravanti francese contro il Napoli, ad interrompere un digiuno di due mesi, i rossoneri hanno raccolto la miseria di 2 reti nelle ultime quattro gare ufficiali. Anche nell’ultima partita prima della sosta, era stato un guizzo in extremis di Pulisic a risolvere una partita complicata come quella col Genoa, arrivata a pochi giorni di distanza dalla scena muta di Dortmund: che si tratti di sprechi clamorosi, come col Newcastle e in altri appuntamenti di inizio stagione o dell’incapacità di elaborare un piano partita alternativo al “palla a Leao e ci pensi lui”, il Milan continua ad incontrare le ataviche difficoltà contro avversari che fanno molta densità e che difendono col blocco basso. Senza però rinunciare a ripartire. Pioli non ha ancora trovato la chiave di volta e nemmeno l’aggiunta di calciatori di maggiore qualità e teoricamente con più gol nei piedi di chi è partito (Brahim Diaz, Saelemaekers, Messias) ha portato benefici. E’ solo un problema di uomini o di soluzioni tattiche che oggi risultano gravemente deficitarie?

    COS'E' JOVIC? - Che il nuovo management rossonero che ha preso il posto di Maldini e Massara abbia corso un rischio molto grosso nel non dirottare una parte del tesoretto a disposizione di un grande numero 9 è provato dai fatti. Che la affannosa ricerca di un vice di Giroud negli ultimi giorni, se non nelle ultime ore, del calciomercato estivo avesse celato la legittima preoccupazione di aver sottovalutato la questione, appare altrettanto chiaro. In tal senso, risulta sempre più incomprensibile che la scelta sia ricaduta su un giocatore come Luka Jovic, reduce da una serie di stagioni che definire sottotono sarebbe eufemistico e subissato a più riprese dai fischi di San Siro, prima e dopo il cambio con Okafor. Un calciatore arrivato con pochissime pretese e che sta rendendo ancora meno di quanto ci si potesse aspettare.

    DAVID IN CRISI - E il futuro cosa riserva? La finestra di gennaio è da sempre infida ed infingarda, perché raramente si colgono occasioni a prezzi ragionevoli e ancora più raramente si individuano i correttivi ideali ai propri limiti. Il Milan di Furlani e Moncada non vuole farsi cogliere impreparato a gennaio e un tentativo verrà fatto, magari per quel Jonathan David che è da tempo l’obiettivo numero uno per l’attacco. Un giocatore in crisi totale, come lo è il Milan di oggi: non segna in Ligue 1 dallo scorso 27 agosto ed è fermo ad appena due reti da inizio campionato. Appena 18 i minuti concessi dall’allenatore del Lille Paulo Fonseca contro il Monaco, appena uno nell’ultima sfida contro il Marsiglia di Gattuso. Un’analisi superficiale, certo, ma che possa essere il centravanti canadese l’unica panacea a tutti i mali rossoneri è esercizio velleitario. La crisi offensiva del Milan nasce da molto più lontani, sono i numeri a dirlo.
     

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