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    Romamania: De Rossi il predestinato, così ha cambiato mentalità alla squadra

    Romamania: De Rossi il predestinato, così ha cambiato mentalità alla squadra

    • Alessandro Austini
    Scomparire in un abbraccio. Stavolta la Roma si è affidata al talento del suo campione per spazzare via stanchezza, difficoltà e paure. E Dybala, in un gesto pieno di significati, dopo il secondo gol ha voluto comunque condividere la sua gioia con il protagonista assoluto della rinascita giallorossa. Anche nella serata decisa dalla tripletta di un singolo, l’uomo copertina resta lui, Daniele De Rossi, con cinque vittorie su sei partite di campionato, la qualificazione ottenuta in Europa League e tre mesi davanti per completare l’opera e meritarsi la conferma sulla panchina.

    LA MOSSA TATTICA - La via della prudenza, alla fine, ha pagato. Risistemare la squadra con la difesa a tre è stato un atto di umiltà, caratteristica sincera che contraddistingue l’allenatore romanista, perché dopo 120 minuti e i rigori con il Feyenoord ci stava di preoccuparsi del Torino, della sua fisicità e delle marcature a uomo codificate con precisione da Juric. Se la Roma non avesse vinto si sarebbe detto il contrario e invece lo ha fatto, meritandolo nel complesso.

    NUOVA MENTALITA' - Se la prestazione è stata oggettivamente sporca e un po’ difettosa, oltre al risultato è lo spirito della squadra a dare piena ragione a De Rossi. Da quando la allena lui, la Roma ha riscoperto il piacere di giocare, si sente più forte e tutti sembrano disposti a fare quel centimetro in più di strada per contribuire al successo di un collettivo. Lo stesso Dybala, nella serata della prima tripletta in giallorosso, si è fatto notare anche per la corsa, la disponibilità e un’inedita tenuta fisica per 90 minuti più recupero. 

    RITORNI - Una serata di riscoperte, da quella sensazione di maggiore protezione che ti trasmette la difesa con tre centrali, al rientro di Smalling fino alla riapparizione di Renato Sanches, ancora lontanissimo dall’essere un giocatore affidabile, ma vederlo in campo è stata comunque una notizia.

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    DDR IL PREDESTINATO - Da sottolineare anche lo studio di una soluzione tattica inedita fin qui, ovvero la linea difensiva ibrida che in fase di costruzione diventava a quattro, con Mancini a scivolare sulla fascia destra per disorientare i soldati addestrati di Juric. Piccole variazioni che segnalano comunque uno studio attento dell’avversario e dei giocatori a propria disposizione. De Rossi ama questo lavoro, lo fa con passione e tutto quello che sta costruendo è il risultato del suo impegno. In aggiunta al carisma e alla leadership che lo hanno fatto diventare uno dei centrocampisti migliori al mondo e, adesso, un allenatore con i chiari segni di un predestinato.

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