Sampmania: la sparata sull'amore Giampaolo non se la meritava
Onestamente non era neppure semplice tirare fuori una frase così sgradevole usando solo solo dieci parole. “Non posso trattenere una persona che non ama la Sampdoria”, complicato fare peggio nei confronti di un allenatore che in tre stagioni si è seduto per 122 volte sulla panchina blucerchiata, sempre con professionalità e dedizione assolute. Giampaolo è lo stesso che per 1.022 giorni, dal 4 luglio 2016 al 5 giugno 2019, si è chiuso anche dieci-dodici ore al Mugnaini, parlando di 'orgoglio' nell'allenare la Samp. Giampaolo è lo stesso che per primo ha esplicitato la necessità di 'fidelizzare' i giocatori, facendo capire che il Doria deve essere considerato un punto di arrivo e non di partenza, peraltro in netta controtendenza rispetto a quella che è stata la politica societaria. Giampaolo è lo stesso che alla sua maniera, senza piaggeria di sorta, ha rivelato quanto sia speciale il legame con la piazza genovese. Giampaolo è lo stesso che, quando parla del suo club, dice “Sopra ad ogni cosa c’è la Sampdoria”. “Lo ripeto sempre nello spogliatoio: mai un interesse mio o di un singolo giocatore può permettersi di andare contro l’interesse del club” aveva spiegato in un'intervista. “Qualunque sia, è meno importante”.
Non è solo una questione di frasi e atteggiamenti. Giampaolo, per inciso, è lo stesso che ha permesso a Ferrero di guadagnare, quanto? Duecento milioni, cifra più, cifra meno? Non ho voglia neppure di mettermi a fare il conto preciso, ma basta qualche nome: Skriniar, Bruno Fernandes, Muriel, Schick, Torreira, Andersen e Praet, giusto per citare due o tre operazioni di calciomercato. Fate il calcolo voi. Certo, valorizzare calciatori è il suo lavoro, ma col cavolo che il Doria incassava tutti quei soldi, senza di lui. Non fosse altro che per mera riconoscenza economica, ci penserei non una, non due, facciamo duecentotredici volte prima di metterlo spalle al muro in questa maniera, anche poco elegante per la verità. Per di più non c'era motivo di farlo, un paio di frasi buttate lì di certo non gli faranno cambiare idea. Anzi, se ci fosse stato il minimo dubbio ed incertezza sul suo futuro, dopo una botta del genere credo sia ormai ampiamente fugato.
No, Giampaolo non se la meritava questa sparata, e anzi sarebbe meglio per Ferrero non parlare di amore, o di sentimenti. Sino a quando si tratta di amministrare l'azienda Sampdoria, c'è poco da dire, ma la passione e l'amore sono un'altra cosa. L'altro giorno ero al Flachi Day, e mentre i tifosi della Samp dedicavano cori e ovazioni a questi quarantenni o cinquantenni con i capelli ormai grigi, ma ancora oggi amati esattamente come dieci anni fa, mi sono sorpreso a pensare che probabilmente tra quindici anni non assisterò ad un altro Flachi Day. Facevo mente locale, e non mi veniva in mente un singolo giocatore di questa squadra neppure lontanamente paragonabile per affetto ai vari Pozzi, Volpi, Mirko Conte e Novellino. Ma ve lo immaginate Praet che prende un aereo dal Belgio per cazzeggiare con i figli alla Sciorba? Rimuginavo e mi chiedevo:“C'è uno di quelli di oggi - tolto Quagliarella, legato però anche ad parecchie altre piazze - che potrebbe tirare su una cosa del genere?” Ho esplicitato il mio pensiero ad un amico presente alla serata, che mi ha risposto senza pensarci su: “Forse solo Giampaolo”. Già, forse solo Giampaolo. Ci rivediamo tra quindici anni, mister.
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