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Sogno e incubo, dalla Champions alla Serie B: il crollo della Sampdoria nella stagione 2010/11
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Nuovo appuntamento con "Sogno e Incubo", la rubrica di Calciomercato.com in cui ripercorriamo le stagioni rimaste impresse negli archivi di questo sport sia in positivo che in negativo. Faremo un viaggio a ritroso nella memoria per celebrare squadre leggendarie che sono riuscite a compiere imprese impareggiabili e altre che invece si sono ritrovate dal lato sbagliato della storia.
Si può passare dall’essere a due minuti dall’accesso ai gironi di Champions League alla retrocessione in Serie B nel giro di nove mesi? Per informazioni chiedere alla Sampdoria della nefasta stagione 2010/11, quella iniziata con la coppia d’oro Cassano-Pazzini e il preliminare beffardo con il Werder Brema e finita con una retrocessione diventata matematica davanti ai propri tifosi. Vi raccontiamo l’annata da incubo della Sampdoria, dalla Champions alla Serie B.
I GEMELLI DEL GOL – A distanza di vent’anni, i tifosi della Sampdoria hanno trovato i nuovi gemelli del gol. Da Luca Vialli e Roberto Mancini a Giampaolo Pazzini e Antonio Cassano: bomber il primo, genio e sregolatezza il secondo. Il paragone è di quelli che pesano, ma la Sampdoria di Gigi Delneri e del direttore generale Beppe Marotta della stagione 2009/10 è costruita intorno a un duo da sogno, da 28 gol e 12 assist. Sono loro a trascinare la squadra al quarto posto nel 2010, superando il Palermo di Pastore, Cavani e Miccoli e ottenendo un posto in Champions League a distanza di 18 anni dall’ultima apparizione, quella maledetta finale persa a Wembley nel 1992. Il ritorno, però, sarà ancora più amaro e, proprio come allora, con il gol nei supplementari di Koeman, anche questa volta la gloria sfuma sul fotofinish, dando inizio a una stagione maledetta.
PRELIMINARE – Tra la Sampdoria e i gironi di Champions League c’è il Werder Brema. Ai tempi, infatti, la quarta del campionato italiano, per approdare alla fase successiva della competizione europea, doveva affrontare uno spareggio andata e ritorno. In panchina non c’è più Gigi Delneri, passato alla Juventus insieme a Marotta, ma Domenico Di Carlo. È lui l’uomo su cui ha puntato Riccardo Garrone per proseguire il ciclo blucerchiato. La partenza è pessima. A Brema Pazzini si vede annullare il gol dello 0-1 e, nel secondo tempo, la squadra di Schaaf dilaga: segnano Fritz, Frings e Pizarro, mentre nella Sampdoria viene espulso Lucchini. Sembra l’inizio di un film horror, ma, al 90’ proprio Pazzini segna la rete della speranza. Ed è sempre Pazzini, in un Luigi Ferraris esaurito e pronto a spingere la Sampdoria all’impresa, a dare subito la scossa nella gara di ritorno. Al 13’ i blucerchiati hanno già rimesso a posto le cose, anzi, con la doppietta del Pazzo sono in vantaggio per via della regola dei gol in trasferta. È tutto bellissimo. Quando, all’85’, Cassano segna di tacco sotto La Sud il traguardo è sempre più a un passo. Poi, però, l’incubo. Al terzo dei cinque minuti di recupero Robsenberg manda la partita ai supplementari, ma la Sampdoria non c’è più. Il gol del Werder toglie ogni certezza agli uomini di Di Carlo, che, al 100’, incassano il gol di Claudio Pizarro: ai gironi ci vanno i tedeschi.
PARTENZA – Rispetto alla stagione precedente la Sampdoria perde Marco Storari e Luca Castellazzi, sostituiti da Gianluca Curci e Angelo da Costa. Tornano diversi giocatori dai prestiti, come Guido Marilungo, e arrivano Simone Zaza, Mattia Mustacchio e Simone Guberti. La cosa più importante, però, è che rimangono sia Cassano che Pazzini nonostante la mancata qualificazione ai gironi di Champions League. Il gol di Rosenberg mina le certezze della squadra anche se, dopo il girone d’andata, non ci sono ancora le avvisaglie di una retrocessione. La Sampdoria, che intanto viene eliminata in un girone di Europa League abbordabile con PSV, Metalist e Debrecen con appena cinque punti, è nona dopo diciannove partite con 26 punti, a otto lunghezze dal quarto posto e a otto dal terzultimo del Lecce. Sembra la classica stagione di assestamento dopo una grande impresa, anche se a preoccupare i tifosi ci sono le situazioni di Cassano, fuori squadra da fine ottobre, e di Pazzini.
CASSANO E PAZZINI A MILANO – La luna di miele tra Cassano e la Sampdoria iniziata nel 2007 finisce con il litigio con Riccardo Garrone. Siamo a fine ottobre e tra il presidente e il fantasista, scoppia la lite. Volano parole grosse, parole di cui Fantantonio si pente subito, ma è troppo tardi: fuori squadra fino a gennaio. Fino all’arrivo del Milan, che se lo porta a casa a inizio del mercato invernale come rinforzo per lo scudetto, che vincerà realizzando quattro gol e sette assist in 17 partite. Alla partenza del primo gemello, segue quella del secondo, anche lui in direzione Milano. L’Inter ha bisogno di un attaccante per rincorrere i rossoneri e si presenta con un’offerta di 12 milioni più il cartellino di Biabiany per Pazzini, che prende subito la strada per Appiano Gentile. Oltre al francese, per l’attacco, arrivano anche Federico Macheda, golden boy del Manchester United, Massimo Maccarone e un giovanissimo Mauro Icardi, impiegato nella squadra Primavera. Qualcosa, però, si è rotto.
UN RITORNO HORROR – Nella seconda parte di campionato l’incubo comincia a concretizzarsi sul serio. La sessione invernale ha indubbiamente indebolito una squadra che non riesce più a reagire e il girone di ritorno inizia con quattro sconfitte in cinque partite e nessun gol segnato. Le avvisaglie suonano sempre più forti e, dopo appena cinque punti in nove partite arriva anche il cambio in panchina: fuori Di Carlo dentro Alberto Cavasin, che ha il compito di salvare una squadra in caduta libera e che ha appena tre punti sul Cesena terzultimo. La svolta, però, non c’è. Cavasin ottiene un punto in cinque partite e, dopo il 3-0 subito contro il Milan il 16 aprile, la Sampdoria è terz’ultima e mancano solo cinque giornate.
BOSELLI NON LO SAPEVA – I quattro punti in due partite tra Bari e Brescia fanno tornare la Sampdoria sopra la linea di galleggiamento: 36 punti contro i 35 del Lecce terzultimo. Alla 36^ giornata, però, c’è il derby. Il Genoa ha la grande occasione di dare un colpo durissimo ai cugini, l’atmosfera in città è tesissima, i tifosi rossoblù non vedono l’ora di mandare in B i blucerchiati, tanto che deve intervenire anche la sindaca Marta Vincenzi a chiedere una sfida senza violenza. L’8 maggio il Luigi Ferraris è pieno, la Gradinata Nord si presenta con la coreografia “Non vi vuole la città, via da Genova la Samp”, mentre il Lecce, battendo il Napoli 2-1 con gol di Chevanton fa iniziare alla Sampdoria il derby in zona retrocessione. La partita è caldissima: la sblocca Floro Flores per il Genoa, al 66’ pareggia Nicola Pozzi. I calciatori rossoblù non sembrano intenzionati a ricercare il gol del vantaggio, ottenendo anche i fischi dei propri tifosi che vorrebbero un atteggiamento più propositivo e la partita scorre fino al 97’ in un’atmosfera surreale, con i rossoblù criticati dalla Nord perché “Buffoni, buffoni, un derby non si regala”. Fino al 97’ appunto. Milanetto verticalizza per Boselli, che si gira su Lucchini e calcia di interno sinistro dal limite dell’area: gol. È 2-1. Il Genoa vince il derby, la Sampdoria è quasi spacciata, mentre, fuori dallo stadio, mentre il pullman dei rossoblù lascia lo stadio, si sentono le note di un coro “Non lo sapeva, Boselli non lo sapeva”, come a insinuare che l’argentino non fosse a conoscenza di quello che, ai tifosi rossoblù, era sembrato un patto di non belligeranza. Infranto, con la sconfitta che mette una pietra quasi tombale sulla stagione blucerchiata.
SAMPDORIA-PALERMO – Per un gioco del destino la partita che può decidere le sorti della Sampdoria è contro il Palermo. Proprio quel Palermo beffato l’anno prima e con cui, alla penultima giornata, i blucerchiati ottennero il pareggio nello scontro diretto per tenere a distanza i rosanero, che ora hanno l’occasione di vendicarsi. Nel clima surreale del Luigi Ferraris, la squadra di Cavasin cade, vittima delle proprie paure, di uno spauracchio diventato sempre più reale e che si concretizza nel pomeriggio del 15 maggio del 2011. Per salvarsi i blucerchiati scelgono il classico 4-4-2: Da Costa; Zauri, Volta, Lucchini, Laczko; Biabiany, Tissone, Palombo, Guberti; Maccarone, Pozzi. Dopo un primo tempo noioso, al 46’, segna Miccoli e il Palermo passa. Al 50’ pareggia Biabiany, mentre il Lecce sta vincendo a Bari in una partita che, si saprà dopo, finirà al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse. Al momento del pareggio la Sampdoria ha 37 punti, il Lecce 41. C’è ancora speranza, ma serve un gol. Gol che arriva dal Palermo che, all’86’, con Pinilla, spegne la luce al Ferraris: Sampdoria 36, Lecce 41. La Sampdoria retrocede in Serie B, a otto anni dalla promozione del 2003. C’è un’immagine che racconta, meglio di tante parole, il sentimento di quel momento: è quella di Angelo Palombo. Il capitano, che va sotto le due gradinate, in lacrime, da solo, a chiedere scusa ai tifosi, divisi tra fischi e applausi per chi si è assunto le responsabilità di un’annata disastrosa, nata con il sogno della Champions e finita con l’incubo della retrocessione.
INTERVENGO DA VARESE – E così, a distanza di nove anni, la Sampdoria comincia un nuovo anno in Serie B. Al termine di una stagione travagliata, i blucerchiati riescono a raggiungere i playoff, piazzandosi al sesto e ultimo posto utile per gli spareggi. Ed è qui che entra in scena Nicola Pozzi. Gol all’andata e al ritorno della semifinale con il Sassuolo e gol nella finale di andata con il Varese, che la Sampdoria vince 3-2. Si arriva al ritorno, il 9 giugno 2012, al Franco Ossola di Varese. Ai padroni di casa, che si sono piazzati meglio in campionato, basta vincere per andare in Serie A. La partita è tesa (ben sette ammoniti) ed è ancora sullo 0-0 fino al 90’, quando Andea Rispoli serve ancora Nicola Pozzi che segna e fa esplodere la gioia dei tifosi blucerchiati, che, a un anno dalla retrocessione tornano in Serie A. E’ il gol più importante della carriera di Pozzi, da cui nascerà anche un coro dedicato “Din don, intervengo da Varese, ha segnato Pozzi-gol”. È la fine dell’incubo.