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    Roma, nessun salto di qualità: dove c’è Mourinho c’è eccesso, il ko arriverà a Bologna

    Roma, nessun salto di qualità: dove c’è Mourinho c’è eccesso, il ko arriverà a Bologna

    • Giancarlo Padovan
    Dove c’è Mourinho, non c’è noia, ma eccesso. L’avevamo già visto, quando era all’Inter, nell’anno che precedette il triplete, finire una partita con la sua squadra in nove. Fu contro la Sampdoria di Del Neri e, incredibilmente, finì 0-0. Questa volta, in un epilogo incandescente più per colpa dei giocatori che degli allenatori, è accaduto quanto segue.

    Roma subito avanti con gol di Lukaku al 5’ su assist di un ispiratissimo Dybala che, manco a dirlo, si infortuna poco dopo il 20’ ed entra Azmoun. La Fiorentina, pur non dominando, ma giocando di più e meglio della Roma, pareggia un minuto dopo l’espulsione di Zalewski (64’) con Martinez Quarta e la sostituzione di Azmoun (altro infortunio) con El Shaarawy.

    Poi, con i giallorossi sempre più aggrappati a Rui Patricio (il migliore, ma anche salvato dalla traversa su tiro di Bonaventura), viene espulso anche Lukaku (fallaccio su Kouamè) e la Roma, oltre che finire in nove, non avrà neppure un attaccante disponibile per Bologna-Roma, un altro scontro diretto per entrare o restare in zona Champions (la Roma è avanti per differenza reti), visto che Lukaku sarà squalificato, Azmoun e Dybala sono infortunati. Resta il cireneo Belotti, caricato delle croci più pesanti e nei momenti più difficili.

    Naturalmente la Fiorentina mastica amaro. Seppure per dieci minuti (tre nei tempi regolamentari, sette nel recupero) ha giocato undici contro nove, ma pericoli veri, a parte pallone alti e lunghi, non ne ha creati. Meglio, e neanche tanto paradossalmente, in undici contro undici. Perché la squadra di Italiano ha iniziativa e idee. Le manca il finalizzatore e, forse, le manca anche una manovra d’attacco che sia alternativa alla grande mole di gioco sugli esterni. Joe Barone ha promesso che sul mercato di gennaio la società si muoverà, ma da qui a gennaio si giocano troppe partite per permettere di buttar via altri punti. Non bastassero i precedenti, questi pesano e stridono. La Roma, dopo l’uscita di Dybala, ha passato poche volte la metacampo e il pareggio sarebbe arrivato anche con Zalewski in campo.

    Dopo, però, undici contro dieci, era una partita da chiudere senza problemi e patemi. Invece la squadra ha mancato, ancora una volta, il salto di qualità. Naturalmente Mourinho, nel bailamme generale, ci ha sguazzato. Ieri sera, più che le proteste, è stata folgorante la decisione di catechizzare un raccattapalle perché facesse la staffetta tra la panchina e Rui Patricio. Il ragazzino ha recapitato nelle mani del portiere un foglietto, vergato di suo pugno dall’allenatore, in cui lo istruiva sulle ultime mosse. Probabilmente gli ha scritto di perdere più tempo possibile, ma la sua zampata non poteva mancare.

    Purtroppo per lui manca sempre la Roma (sembra una Juve in formato ridotto) e, se non ha perso ieri sera, è destinata a perdere a Bologna. Dove mancherà completamente l’attacco titolare. E, senza Lukaku e Dybala insieme, forse questa squadra e il suo allenatore non avrebbero pareggiato nemmeno con la Fiorentina.

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