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  • Atalantamania: derBy d’allenamento ok, ma alla Dea manca la Champions

    Atalantamania: derBy d’allenamento ok, ma alla Dea manca la Champions

    • Marina Belotti
    Quando nei primi 7’ di gara Chancellor ha sbagliato ogni controllo palla e Ndoj e Martella hanno avuto il chiodo fisso di regalare sfere in area agli ospiti, i nerazzurri si sono guardati e hanno sogghignato alla grande. ‘Oggi si vince facile’, devono aver pensato, perché abituati all’Etihad e al Maksimir, il Rigamonti sembra il campo della partitella del giovedì. E anche perché, dominando un tempo, si sono divertiti con colpi di tacco, giochi aerei e tecnicismi in uno show tutto per Joronen, che manco aveva pagato il biglietto. Il risultato? Dea avanti solo di 1 e Balotelli che stampa la traversa. Non è divertente vincere facile, siamo d’accordo, ma un ‘gratta e vinci’ ogni tanto si può anche giocare.
     
    SUPER MARIO…- ‘Cellino ma hai visto che partita?!’ è il grido finale dei tifosi del Rigamonti che sintetizza perfettamente lo stato del Brescia. Non solo un derby inedito senza sfottò né ultras avversari (38 ieri in curva ospiti con le sciarpe dell’Atalanta), ma una spaccatura colossale tra le stesse rondinelle, che non volano più in gruppo. Scontri prima della gara tra i due gruppi di casa (?!), clima di contestazione a un Grosso sempre più sulla graticola (‘Cambia città!’) e fischi agli 11 leoni che paiono più agnellini senza pastore. In campo c’è una squadra che dire Serie B è un complimento –un’offesa per il Pisa- di fronte a una Dea a un passo dagli ottavi di Champions. Il divario tecnico è allucinante e, a parte un Tonali più sottotono rispetto a quando è d’azzurro vestito, l’unico a far paura è Balotelli. Dopo la sua dose di proteste con l’arbitro e il testa a testa con Palomino, rianima lo stadio con i suoi cannoni. Capiamo la frustrazione sua e di Sandro, di un’altra categoria rispetto agli 8 con cui sono costretti condividere partite a senso unico. Fortuna che c’è Joronen-para tutto, l’incubo del Copenaghen dal quale la Dea si è risvegliata a fatica. Insomma, di questo derby rimangono solo i fischi incessanti al tridente, qualche oggetto lanciato in campo e la malinconia per qualcosa che non c’è più. 
     
    …PASALIC!- Un mini banco di prova per quello che i tifosi dello Shakhtar faranno provare alla Dea nella gelida steppa ucraina per i 96’ della partita della vita. Ma è su questi palcoscenici che ormai la Dea vuole esibirsi, perché dopo un tour nei Forum, non vuoi più strimpellare nel pub sotto casa. E rischi di non chiudere una gara stravinta, fermandoti a tiri in porta ma non al sacco, a centrare il legno con Malinovskyi e Pasalic. Proprio lui, il vero Super Mario, è l’uomo partita che con concretezza, oltre che con testa e tacco, mette in cassaforte i 3 punti e il momentaneo 4° posto. Ma nel Festival dei lanci in area piccola, almeno la metà deve vincere l’Oscar e spaccare lo specchio, perché lo Shakhtar è abituato ad affilare le armi e colpire in extra time. Bisogna essere cinici e sopra di almeno tre, altrimenti son guai: Gasp lo sa e ieri era una furia, anche con la doppietta dalla sua. Il problema è doppio e si chiama Zapata- per prof Cugat pronto, per mister Gasp pure, ma la pantera non risponde- e Muriel, che mira alla luna e cade tra le stelle d’Europa. Parlare di mercato è prematuro, ma una punta affilata è d’obbligo per puntare a un’altra Champions. 

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