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  • Cagliarimania: il bilancio del primo mese rossoblù di Walter Zenga

    Cagliarimania: il bilancio del primo mese rossoblù di Walter Zenga

    • Marco Orrù
    Nella giornata di ieri il Cagliari avrebbe dovuto giocare, nell'anticipo delle 15, una sfida contro una delle top del campionato, l'Atalanta. Sì, perché ormai la banda Gasperini può essere annoverata tra le big d'Italia, vista anche la sua straordinaria cavalcata in Champions League. Proprio questo match sarebbe stato l'anticamera dell'andata dei quarti di finale per i neroazzurri. Si spera che il tutto potrà essere recuperato tra qualche mese, quando il coronavirus avrà, ripetiamo si spera, finito il suo contagio in Italia, ma anche in tutto il mondo.

    Nel titolo, però, parlavamo del bilancio del primo mese sulla panchina del Cagliari di mister Walter Zenga. Ma come, direte voi, che bilancio ci può essere se il tecnico ex Venezia e Crotone non ha mai avuto la possibilità di scendere in campo nemmeno una volta. Addirittura, se vogliamo essere più precisi, non ha nemmeno avuto la possibilità neanche di allenarla questa squadra, visto che qualche giorno dopo la sua presentazione è scattato il divieto anche degli allenamenti. Zenga avrebbe avuto a disposizione il recupero contro il Verona dell'11 marzo, la trasferta di Ferrara con la Spal, il match casalingo con il Torino e, dopo la sosta per le nazionali, la partita contro l'Atalanta. In questo mese il Cagliari avrebbe capito definitivamente che piega avrebbe preso il proprio campionato, se l'allenatore milanese avesse dato la scossa o meno. Discorsi che, nuovamente, si spera di riaffrontare tra qualche mese, se e quando ci sarà la possibilità di recuperare tutte queste gare.

    Eppure un bilancio del primo mese cagliaritano di Zenga si può fare lo stesso. L'ex bandiera dell'Inter è una persona molto empatica, è un trascinatore e tende subito ad immedesimarsi nella nuova realtà in cui è chiamato. Fin dal giorno della sua presentazione, parlando anche di alcuni episodi del passato che l'avrebbero visto rifiutare la panchina rossoblù e andare contro al Cagliari quando era allenatore del Crotone, ha spiegato il suo punto di vista e si è professato subito primo tifoso del club sardo. Quando è arrivato ad Asseminello per gli allenamenti il coronavirus in Italia sembrava circoscritto solamente al Nord Italia, mentre al Sud e al Centro la vita proseguiva come se nulla fosse. Invece, qualche giorno più tardi, le restrizioni e la quarantena sono state estese a tutto lo stivale. Zenga, che era stato a Milano, di passaggio per arrivare in Sardegna, aveva cominciato fin da subito il suo isolamento nel centro sportivo rossoblù per evitare contagi. Lui, da solo, con la sua famiglia rimasta a Dubai. Da un mese ormai l'allenatore è confinato ad Asseminello e lì prosegue la sua quarantena. Avrebbe potuto, dopo un po', tornarsene dalla famiglia, ma ha preferito rimanere lì, al suo posto. 

    Non solo, perché nel corso delle interviste effettuate in questi giorni, Zenga ha fatto sapere, a proposito del taglio degli stipendi di calciatori e allenatori, che nel suo contratto era già prevista una decurtazione stipulata insieme al presidente Giulini in caso di stop delle attività per il coronavirus. Zenga ha anche poi dichiarato che delle vacanze estive a lui non importa nulla e che se decidesse lui giocherebbe a giugno, luglio e agosto per recuperare le partite che mancano. Inoltre, per motivare ancora di più un ambiente (calcistico) depresso fin dal suo arrivo, ha sempre detto che per sua natura è abituato a guardare sempre in alto e che il suo Cagliari, in un'eventuale ripartenza, avrebbe provato subito a dare una sterzata ai risultati e a provare a riportare la squadra nei quartieri alti che aveva frequentato fino a tutto il girone d'andata. 

    Insomma, tutto questo per dire che si può affermare che il bilancio del primo mese di Zenga sulla panchina rossoblù può dirsi più che positivo. Può suonare un po' stonata questa parola, ma in un barlume di speranza di una ripresa, in questo caso della vita di ognuno di noi e non solo del calcio, che prima o poi dovrà arrivare, ci sentiamo di infondere un po' di ottimismo.

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