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  • Da panchinaro con Benìtez alla scelta di Guardiola: la scalata di Jorginho

    Da panchinaro con Benìtez alla scelta di Guardiola: la scalata di Jorginho

    • Alessandro Surza
    Quando, nel gennaio del 2014, il Napoli comunicò l’acquisto di Jorge Luiz Frello Filho Jorginho dal Verona neopromosso, in molti rimasero perplessi. Non un cattivo giocatore, l’italo-brasiliano, autore fino a quel momento di 7 reti in 18 presenze alla sua prima mezza stagione in Serie A, ma di sicuro non un profilo internazionale. In estate Rafa Benìtez aveva sostituito Mazzarri alla guida degli azzurri e, con gli acquisti di Higuain, Callejon, Albiol e Reina, i tifosi avevano davvero cominciato a sognare. Ecco perchè, in questo contesto, il nome di Jorginho strideva un po’. Ma De Laurentiis era sicuro di aver preso un gran giocatore e con il tempo ha avuto ragione.

    LE PANCHINE CON BENITEZ - Dopo i primi sei mesi tutto sommato positivi, iniziano ad aumentare i dubbi durante la stagione 2014/15. 23 presenze in campionato, solo 14 da titolare. Poche, troppo poche. Il 4-2-3-1 del tecnico spagnolo fa naufragare l’ex Verona: troppo larghi gli spazi tra i giocatori, troppo campo da coprire, un ruolo, il mediano basso, non propriamente congeniale. Spesso e volentieri a Jorginho vengono preferiti Gargano e David Lopez, meno tecnici ma più aggressivi e quindi più propensi a coprire gli spazi lasciati dai quattro attaccanti. In questo modulo così sbilanciato Jorginho non riesce ad emergere e finisce nel dimenticatoio. A fine stagione il Napoli perde lo scontro diretto con la Lazio e dice addio alla Champions.

    IL RILANCIO CON SARRI - Nell’estate del 2015 il Napoli cambia: via Benìtez, dentro Sarri, autore di una straordinaria salvezza con l’Empoli. Il suo calcio entusiasma De Laurentiis che lo accontenta sul mercato: arrivano il terzino Hysaj e il regista Valdifiori, entrambi dalla squadra toscana. Già, il regista. Lo stesso ruolo di Jorginho. Lui viene riscattato dal Verona più che altro per essere subito ceduto o per essere utilizzato come contropartita. Qualche allenamento e Sarri inizia a vedere qualcosa in lui fino a decidere di tenerlo come vice di Valdifiori. Comincia il campionato e il Napoli non ingrana: 2 punti nelle prime 3 giornate e un modulo, il 4-3-1-2, che non convince. Il 20 settembre è la data della svolta: al San Paolo arriva la Lazio. Sarri cambia e schiera un 4-3-3. Risultato? 5-0 Napoli. Chi ha giocato vertice basso nel centrocampo a tre? Jorginho, che da quel momento non esce più. 33 presenze da titolare su 38. Il Napoli lotta per lo scudetto fino alla fine contro la Juventus. Non vince, ma convince. Jorginho, invece, vince la sua battaglia personale: dimostrare di poter giocare titolare ad altissimi livelli.

    COSA È CAMBIATO – Certo, il modulo, ma non solo. Jorginho era sprofondato nel centrocampo a due di Benìtez semplicemente perché era inadatto alle sue caratteristiche. La sua scarsa fisicità e il calcio veloce e poco tattico dello spagnolo mandavano in tilt uno come lui, nato per ragionare e inventare calcio con la palla tra i piedi. Sarri ha avuto successo perché è riuscito ad adattare il suo calcio ai suoi interpreti. Hamsik non trequartista ma mezz’ala, Insigne non trequartista ma esterno, Jorginho non mediano ma regista. Un calcio ragionato, più tattico e basato su tanto possesso palla e tanti fraseggi stretti. C’è un dato, più di ogni altro, che spiega il calcio semplice di Sarri e che trova in Jorginho il miglior interprete possibile: l’ex Verona è il leader della classifica dei giocatori con più tocchi di palla a partita nei principali campionati europei con una media mostruosa di 117 tocchi a gara. Un dato assolutamente straordinario, che mette in riga tutti gli altri giocatori presenti nella graduatoria (da Rabiot a Verratti, da Gündogan a Busquets). In media tocca la palla 1.4 volte al minuto. Jorginho, quindi, sembra smarrirsi completamente in un centrocampo a due come era quello di Benìtez, dove il lavoro in copertura aumenta e la capacità di illuminare il gioco si appanna, ma si esalta in un centrocampo a tre con due giocatori ai suoi lati.

    FUTURO – Con Sarri, che in tre anni l’ha schierato titolare in totale 102 volte su 108 presenze, Jorginho è diventato uno dei più forti registi dell’intero panorama calcistico europeo. Su di lui hanno messo gli occhi molti club, in particolare i due club di Manchester. Guardiola si è innamorato di lui nell’ambito della doppia sfida di Champions dello scorso autunno e il calcio proposto da Sarri, in cui Jorginho si è esaltato, si avvicina molto a quello dell’ex allenatore di Barcellona e Bayern Monaco. De Laurentiis ha confermato di aver rifiutato un’offerta da 45 milioni più 5 di bonus dai Citizens, contando di poterne guadagnare anche 60. Il Napoli intanto attende e riflette. Anche perché con l’arrivo in panchina di Ancelotti, si dovrà valutare proprio il possibile rendimento dell'italo-brasiliano. Il tecnico di Reggiolo professa un calcio leggermente differente rispetto a Sarri, ma di registi se ne intende: ai tempi del Milan in quel ruolo aveva a disposizione un maestro nel ruolo che di nome fa Andrea Pirlo. Che fare quindi? Tenere un fuoriclasse in rosa oppure venderlo e reinvestire quella cifra per il suo sostituto (Fabian Ruiz? Badelj?) e un portiere di alto livello? Se quattro anni e mezzo fa qualcuno ci avesse detto che Jorginho sarebbe diventato uno dei centrocampisti più forti del mondo, probabilmente nessuno ci avrebbe creduto. Invece oggi è proprio così.

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