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  • Il regalo di Giorgio Porrà

    Il regalo di Giorgio Porrà

    Lo sapevamo tutti, di Giorgio Porrà. Però non se ne poteva scrivere. Ed era giusto così: la sua lotta contro il tumore era purtroppo solo sua. Noi potevamo fare una sola cosa, tifare. Quando c’era lui nei salottini pre e post partita di Sky, per noi la partita andava in secondo piano, cercavamo di capire dalle fugaci inquadrature (primi piani pochi, primissimi nessuno) come stava. Interpretavamo segni buoni e cattivi dalla postura, dal gonfiore delle gote, dal colore della pelle (cerone o naturale?), dalla lunghezza dei capelli (naturali o parrucchino?). Ci commuovevamo pensando alla sua sarda tenacia che lo portava, qualunque fosse la sua situazione di salute del momento, a non mollare, a seguire il calcio, a lavorare per vivere e a vivere per lavorare.


    Ci incazzavamo pensando a chi su Internet lo dava già per morto o scommetteva su quando sarebbe schiattato, e a chi lo derideva (un tale su un quotidiano – chissà se sapeva o no, e comunque chi se ne frega, l’effetto per chi sapeva fu pessimo comunque – per fare lo spiritoso scrisse che il desk di Sky inopinatamente ospita i bigodini di zia Porrà). E concludevamo sempre che però le cose stavano andando meglio, un po’ per autoconvincerci, un po’ perché ci credevamo davvero, un po’ perché di notizie vere ne circolavano poche e deformate dall’essere passate di bocca in bocca.

    Tutto questo sembrerebbe un coccodrillo, un pezzo scritto in morte di. E invece vuole essere un pezzo di festa per. Perché le cose sono andate davvero bene, per una volta, per la persona giusta, per simpatia, onestà, umiltà, timidezza, cultura, competenza. Giorgio non solo ha trovato la forza di battere il cancro alle ossa, ma ha trovato anche il coraggio di parlarne, di raccontare una battaglia vinta che può dare forza a tutti gli altri che la stanno combattendo. Non perdetevi la meravigliosa intervista fattagli da Sebastiano Vernazza (complimenti anche a lui, per la sensibilità e il tatto) sull’ultimo Sportweek della Gazzetta dello Sport. Perché è un inno alla vita, alla passione, allo sport, alla lotta contro il dolore (immaginiamo la volta in cui, come racconta, lo hanno messo sullo sgabello a braccia), alla vita insomma.

    Porrà ci ha regalato probabilmente la migliore tv sportiva degli ultimi anni (Lo sciagurato Egidio, Italia-Germania 4-3), colta, letteraria, raffinata, mai noiosa, e senza la bolsa retorica di Sfide. Ma il regalo più bello ce lo ha fatto adesso.


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