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  • Conte contro Agnelli: 'Altro che grazie, ha dato spazio ai deficienti. Serie A? Ma cosa sono tornato a fare?'

    Conte contro Agnelli: 'Altro che grazie, ha dato spazio ai deficienti. Serie A? Ma cosa sono tornato a fare?'

    • Pasquale Guarro, inviato ad Appiano
    Alla vigilia della sfida contro la Juve, Antonio Conte, tecnico dell'Inter, risponde alle domande dei giornalisti. 

    Che partita si aspetta?
    “Una partita tra due squadre che sono in testa alla classifica e che al momento hanno fatto meglio delle altre. Ma siamo alla settima di campionato e vedremo più avanti che tipo di spazio ci ritaglieremo. Di sicuro sarà una bellissima partita che tanti vorranno guardare, dovremo avere voglia e coraggio di giocarla”.

    Come ci arriva a questa gara?
    “Ogni partita è molto importante per noi, lo ripeto dall'inizio, ogni gara è uno step, anche quando incappi in una sconfitta come a Barcellona. Dobbiamo capire dove facciamo bene e dove migliorare, per giocare a certi livelli dobbiamo migliorare e l sfida di domani è un altro test, contro una squadra che ha dettato legge in Italia e in Europa. Grande merito va a chi ci ha lavorato negli anni trasformando questa squadra in una corazzata. Sono da esempio”. 

    Com'è il livello delle energie?
    “È l'ultima partita del ciclo ed è inevitabile che alla ripresa mi auguro di poter contare su più giocatori, riprendendo anche da chi è apparso in ritardo, costringendo gli altri a fare degli straordinari. La nostra crescita passa anche da questo, per una squadra come l'Inter è importante. Comunque siamo all'inizio e il serbatoio è pieno, quindi ci arriviamo col giusto entusiasmo, dopo una partita ben giocata col Barcellona”.

    Lukaku è recuperato?
    “Giocherà solo se darà le giuste garanzie”.

    Il ciclo di partite che sta terminando ti ha fatto capire che c'è più dell'1% di possibilità di vittoria?
    “L'importante è vedere nella situazione la possibilità di crescere e vincere e qui c'è tutto. Ma tra il dire e il fare c'è tanto. Si abusa spesso del termine “vincere”, poi c'è da tramutare nei fatti le cose. In pochi sanno come arrivare alla vittoria e io devo cercare di trasferire questi concetti, mi è stato chiesto questo e sono qui per questo”. 

    C'è timore di trovare altre situazioni indirizzate come contro il Barcellona?
    “No, assolutamente no. Non confondiamo, dopo Barcellona sono stato il primo a non cercare alibi per l'arbitraggio, ho manifestato solo malessere, ma qui non trovate uno che cerca scuse. Se il Barcellona ha vinto è perché ha fatto qualcosa più di noi mentre noi abbiamo fatto errori evitabilissimi, su cui costruiremo qualcosa di positivo. Vince sempre il migliore, al di la degli episodi”. 

    Vogliono togliere la sua stella dallo Stadium, vuole ringraziare Agnelli che si è schierato accanto a lei?
    “A me dispiace che Agnelli sia intervenuto, perché ha dato spazio all'ignoranza di una richiesta becera. Io non devo neanche toccare questo argomento perché solo dieci giorni fa ho detto che molte volte la colpa è vostra. Non bisogna dare spazio a queste cose, quindi non devo ringraziare niente e nessuno, anzi, avrei preferito che nessuno avesse dato spazio a questi deficienti. Quelli non sono tifosi, sono ignoranti”. 

    Su cosa hai lavorato meglio in questi mesi?
    “Quando parlo di crescita mi riferisco a un concetto generale. Noi dipenderemo molto dalla crescita che avranno anche i singoli calciatori, perché abbiamo dei buoni calciatori che possono diventare top. Io posso mettermi a totale disposizione, i ragazzi hanno voglia di diventare calciatori importanti”. 

    È possibile mantenere i ritmi di Barcellona solo potendo contare sui cambi?
    “L'unico problema del secondo tempo è che ci siamo messi a difendere andando all'indietro. Quello è stato il punto negativo della partita, poi bisogna anche capire quali sono stati i loro meriti e i nostri demeriti, ma dobbiamo migliorare, anche se ci sta che al Camp Nou ti mettano lì. Però anche se sei lì devi sempre avere quella scintilla per ripartire”. 

    È d'accordo con chi dice che la Juve stia impiegando troppo tempo nell'assimilare le idee di Sarri?
    “Io credo che la Juve abbia già una propria idea e una propria filosofia. Oggi si è creato un gap importante perché per otto anni hanno avuto sempre la stessa marcia, noi adesso abbiamo iniziato la rincorsa per riposizionarci un po' più vicini. Ma il dato di fatto è che hanno un curriculum di vittorie mentre noi stiamo nascendo”. 

    C'è un messaggio che vuole lanciare alla parte sana della tifoseria?
    “Il messaggio ho cercato di darlo già dieci giorni fa, abbiamo la fortuna di praticare uno sport amatissimo nel mondo e dobbiamo tramettere valori positivi, l'entusiasmo di giocare a calcio, che è uno sport, non una guerra. A volte dimentichiamo questo, il calcio è uno sport, non deve incentivare violenza, ma è difficile perché siamo in una società dove odio e violenza attecchiscono e le nuove generazioni stanno venendo su che c'è d'aver paura. A volte penso, da quando sono tornato dall'Inghilterra, «ma chi me l'ha fatta fare». Ripeto, andando avanti così potrei tirarmi indietro perché e smettere di allenare. Non sarà una gran perdita per il calcio, ma se questo è il calcio, non sarà una grave perdita neanche per me”.

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