Juve, tutti i numeri del caso Vlahovic: perché il rinnovo non esclude l'addio
DUPLICE CHIAVE - Un solo gol realizzato negli ultimi tre mesi di campionato - che diventano tre negli ultimi quattro e un bottino complessivo di 28 reti in 77 presenze - e una serie di prestazioni scadenti sotto l’aspetto qualitativo, amplificate dalle precarie condizioni fisiche palesate nell’ultimo anno di Juve e da un atteggiamento spesso nervoso e poco sereno anche nei confronti dei compagni hanno suscitato inevitabili riflessioni alla Continassa. Anche perché pensare di mettere sul mercato Vlahovic e prendere in considerazione altre strade non rappresenterebbe un inedito, alla luce del tentativo estivo di imbastire una maxi operazione col Chelsea per ricevere in cambio Romelu Lukaku. Ecco perché i contatti continui col procuratore dell’attaccante serbo classe 2000 vanno letti in una duplice chiave: quella di dare un’ulteriore sforbiciata ai costi e proseguire l’opera di risanamento intrapresa dal management divenuto operativo circa un anno fa, ma anche di creare condizioni più favorevoli per un’eventuale cessione al termine di questa stagione. Di squadre alla ricerca di un centravanti ce ne sono, soprattutto in quella ricca Premier League che avrebbe potuto rappresentare il naturale approdo di Dusan se l’ex giocatore della Fiorentina - da tempo in parola con la Juve - non avesse preferito rispondere “no, grazie” alle ripetute avances di Mikel Arteta.
L'ANNO DELLA SVOLTA? - Acqua passata, forse una sliding door che avrebbe prefigurato scenari diversi e più soddisfacenti per l’attaccante serbo, determinato tuttavia a vincere la sfida con se stesso e dimostrare anche a chi guarda fuori che i numeri per fare il centravanti titolare della Juventus li possiede eccome. Con lo sguardo già rivolto al 2024, ad un anno che tra lotta scudetto, l’obiettivo dichiarato di riconquistare coi suoi compagni un posto nella prossima Champions League ed un Europeo da giocare a giugno con la Serbia come potenziale vetrina per mettersi in mostra, potrebbe portare una nuova svolta per la sua carriera. Nuovi traguardi, nuovi orizzonti, da affrontare però con una testa differente ed una predisposizione maggiore alla sofferenza e al sacrificio che oggi appare come il vero tallone d’Achille per un calciatore di sicuro talento, arrivato a Torino soltanto due anni fa ma con sempre meno tempo per dimostrare di essere all’altezza di una responsabilità tanto importante nonostante per i suoi quasi 24 anni.