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  • L'Inter cade a picco. Ma tranquilli, non è colpa di nessuno...

    L'Inter cade a picco. Ma tranquilli, non è colpa di nessuno...

    • Pasquale Guarro
    Inutile che vi guardiate intorno per cercare colpevoli, all’Inter non ne esistono. Non ha colpe Thohir, nessun imprenditore intende perdere soldi di tasca propria, anzi, è anche giusto che alla fine di tutto si sia fatto restituire gli interessi del prestito concesso. Mancini? No, lui non c’entra proprio niente, anzi, aveva già capito tutto e ha pensato bene di andarsene prima del tempo. É vero, ha tanto insistito per avere Kondogbia, ma cosa vuoi dirgli se d’altronde era convinto che potesse trasformarsi in Touré? Ovviamente neanche de Boer è colpevole, suvvia, non conosceva il campionato italiano e si è ritrovato a combattere contro mostri difficili da demolire. Ah, e cosa vuoi che c’entri adesso Pioli, arrivato con la barca già mezza affondata. Ci vorrà del tempo prima di riportarla a galla. Chissà quanto tempo. Ausilio poi è proprio estraneo a tutto, lui avrebbe voluto costruire una squadra competitiva, ma si è ritrovato a dover fare i conti con Kia. Ecco, adesso però non siate i soliti malpensanti e non additate l’agente anglo-iraniano, anche per lui non deve essere stato semplice fare i propri interessi in una situazione così complessa. Avanti, cercate di capire. Cercate di capire anche Bolingbroke, che in tre anni non è riuscito a imparare l’italiano: con una grammatica così complessa cosa pretendete? Gardini, invece, non lo abbiamo proprio mai sentito parlare, si narra (sempre ironicamente) che l’ultimo ad aver udito la sua voce sia stato il ginecologo al vagito. E non vi azzardate a dire niente su Zanetti, intoccabile capitano. Siccome ha vinto tutto, può campare di rendita. All’Inter nessuno ha colpe, neanche i giocatori, basti sentire Pioli: “Ho trovato un gruppo bellissimo, seri professionisti che si sono messi a mia totale disposizione”. Che fate, non gli credete? All’Inter va male tutto, ma la colpa non è di nessuno. Fatevene una ragione. 

    TUTTI PRESENTI - Società assente? Non è vero. Sono sempre ad Appiano a guardare gli allenamenti. E la distanza di Suning non è un problema: è solo un caso se con Zhang Jindong in tribuna l’Inter non abbia mai perso e se, dopo un periodo di riflessione, suo figlio Steven abbia deciso che fosse il caso di trascorrere un po’ di tempo in più a Milano. É una delle regole più antiche del mondo: quando il gatto non c’è i topi ballano. Specie dove ognuno è intento a proteggere il proprio orticello. Si chiede ai calciatori rispetto per la maglia e per la gloriosa società; difficile che qualcuno possa corrispondere quando è la stessa a non offrire senso di assoluto controllo. 

    IL PRONTUARIO - L’Inter sembra un pozzo di negatività, dove chiunque ci si bagni rischia di rimanerne contagiato. Miranda, tra i migliori in Europa nel suo ruolo, appare in costante difficoltà. Candreva, che non aveva molti rivali in Italia, non riesce neanche più a crossare decentemente. Jovetic è sparito, Eder si è trasformato da goleador a oggetto del mistero e, a guardare Joao Mario, non diresti mai che uno così possa arrivare da un Europeo vinto da protagonista con la maglia del Portogallo. L’Inter, oggi, è un quaderno pieno di frasi recitate: “Dobbiamo lavorare sodo per rialzarci”, “É un ottimo gruppo”, “La società è sempre vicina”, “Tutto sommato non abbiamo giocato male, è stata anche sfortuna”. L’Inter, oggi, è un prontuario di alibi, come quei tascabili che si aprono a caso per trovare la frase giusta in ogni circostanza. Esce sempre la scusa perfetta. Ma la colpa non è di nessuno.

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