
L'Inter cade a picco. Ma tranquilli, non è colpa di nessuno...
TUTTI PRESENTI - Società assente? Non è vero. Sono sempre ad Appiano a guardare gli allenamenti. E la distanza di Suning non è un problema: è solo un caso se con Zhang Jindong in tribuna l’Inter non abbia mai perso e se, dopo un periodo di riflessione, suo figlio Steven abbia deciso che fosse il caso di trascorrere un po’ di tempo in più a Milano. É una delle regole più antiche del mondo: quando il gatto non c’è i topi ballano. Specie dove ognuno è intento a proteggere il proprio orticello. Si chiede ai calciatori rispetto per la maglia e per la gloriosa società; difficile che qualcuno possa corrispondere quando è la stessa a non offrire senso di assoluto controllo.
IL PRONTUARIO - L’Inter sembra un pozzo di negatività, dove chiunque ci si bagni rischia di rimanerne contagiato. Miranda, tra i migliori in Europa nel suo ruolo, appare in costante difficoltà. Candreva, che non aveva molti rivali in Italia, non riesce neanche più a crossare decentemente. Jovetic è sparito, Eder si è trasformato da goleador a oggetto del mistero e, a guardare Joao Mario, non diresti mai che uno così possa arrivare da un Europeo vinto da protagonista con la maglia del Portogallo. L’Inter, oggi, è un quaderno pieno di frasi recitate: “Dobbiamo lavorare sodo per rialzarci”, “É un ottimo gruppo”, “La società è sempre vicina”, “Tutto sommato non abbiamo giocato male, è stata anche sfortuna”. L’Inter, oggi, è un prontuario di alibi, come quei tascabili che si aprono a caso per trovare la frase giusta in ogni circostanza. Esce sempre la scusa perfetta. Ma la colpa non è di nessuno.