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Messi batte l'Atletico e riporta il Barcellona in vetta. Non è da Pallone d'Oro, ma è due spanne sopra Ronaldo

Messi batte l'Atletico e riporta il Barcellona in vetta. Non è da Pallone d'Oro, ma è due spanne sopra Ronaldo

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Altro che Ronaldo. E’ Leo Messi il vero fenomeno del calcio mondiale e, se anche non meritasse il Pallone d’Oro di quest’anno, di sicuro sta almeno due spanne sopra il portoghese da sempre.

Ieri notte Messi ha deciso Atletico Madrid-Barcellona all’86’ con un tiro arcuato del suo repertorio,  dopo un’azione iniziata da Sergi Roberto. L’esterno ha ceduto palla centralmente al suo capitano che ha puntato l’area cercando la puntuale sponda di Suarez. L’uno-due ha scompaginato la linea difensiva dell’Atletico e il tiro ha rappresentato l’inevitabile conclusione di una manovra stupenda.

L’Atletico non meritava di perdere, ma la differenza l’ha fatta Messi scegliendo il momento più propizio, cioé quando ormai non c’era più tempo per recuperare. Purtroppo per gli uomini di Simeone l’avvio di partita non ha portato quei gol che sarebbero stati meritatissimi. Dopo pochi minuti Hermoso ha concluso quasi dalla linea di fondo e Junior Firpo ha deviato sul palo a Ter Stegen battuto. Poi di nuovo Hermoso, su cross di Joao Felix, bucato di testa da Rakitic, ha appoggiato in porta di interno destro. Il portiere del Barcellona, più che dalla propria reattività, è stato salvato dalla fortuna. La palla, infatti, pur essendogli passata tra le gambe, ha toccato il tallone sinistro ed è finita in angolo.

Non si trattava di occasioni sporadiche, ma erano l’esito di un pressing ferocissimo che l’Atletico attuava con il 4-4-2 di ordinanza. Per ventisei minuti il Barcellona non solo non si è visto, ma ha rischiato di andare sotto, stordito com’era dal furore dei biancorossi. Poi, quasi all’improvviso, si è acceso Messi che, rubando palla su inusitata pressione, ha messo al centro radente terra, Suarez ha fatto il velo e solo la dabbenaggine di Rakitic ha prodotto un tiro fiacco e centrale (da dentro l’area, un uomo solo che arriva in corsa deve fare gol).

Comunque si è trattato di un episodio perché l’Atletico ha ricominciato a martellare con un altro pezzo del repertorio: i calci da fermo. Da angolo di Trippier, Morata ha battuto di testa Piquè e Ter Stegen ha respinto alla disperata.

Dentro uno spettacolo bellissimo, che la pioggia abbondante e vorticosa sul Wanda Metropolitano ha reso epico, il centrale del Barcellona si è preso la rivincita poco prima della fine del tempo: angolo per il Barcellona da destra, Morata salta a vuoto e Piquè si catapulta di testa facendo rimbalzare prima la palla a terra e poi sulla traversa.

Un legno per parte, dunque, ma la quantità e la frequenza delle occasioni erano tutte dalla parte dell’Atletico, calato visibilmente nella ripresa. In qualche contropiede gli uomini di Simeone hanno rischiato l’inferiorità numerica (al 62’ 2 contro 4) ma Suarez e Griezmann non sono stati lucidi nell’ultimo passaggio o nella conclusione.

Prima del gol di Messi sembrava un pari giusto e bellissimo, ma si percepiva che entrambe le squadre avrebbero provato a vincere fino alla fine. Il punto è che Simeone al centro dell’attacco ha Morata (cross di Correa e colpo di tacco flebile dell’ex juventino), mentre Valverde conta sempre su Messi.

Detto che ci stava l’espulsione di Piquè per doppio giallo, va rilevata anche l’entrata durissima di Vitolo, entrato al posto di Joao Felix (ancora in rodaggio dopo un infortunio), sul centrale catalano. Lo ha sostituito Umtiti, un fior di riserva, e il Barcellona, una volta in vantaggio, non ha più tremato. Nemmeno quando, nel recupero, Trippier (punizione dal lato corto dell’area) ha cercato una deviazione qualsiasi, fosse anche di Oblak, per raggiungere il pari.
Niente.

Ha vinto Messi che rimette il suo Barcellona in testa alla Liga, alla pari del Real Madrid. Il campionato spagnolo porta con sé il mistero dell’attesa. Quella del Clasico (da recuperare) e dal quale, come sempre, ci aspettiamo di sentire vibrare il calcio.

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