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  • Panucci a CM: 'Cruijff e la foto con la Champions, la festa in discoteca fino al mattino: vi racconto tutto sull'impresa del Milan ad Atene'

    Panucci a CM: 'Cruijff e la foto con la Champions, la festa in discoteca fino al mattino: vi racconto tutto sull'impresa del Milan ad Atene'

    • Daniele Longo
    La data del  18 maggio del 1994 viene ricordata come la caduta degli Dei. Il grande Barcellona di Johann Cruijff venne travolto  ad Atene per mano di un Milan straordinario: un 4 a 0 che non ammise repliche. Con Cristian Panucci, grande protagonista in campo, abbiamo rivissuto tutte le emozioni e i retroscena di una partita che è entrata, di diritto, nella storia del calcio.


    Il Milan arrivò alla finale di Atene da imbattuto e dopo aver superato in semifinale una buona squadra come il Monaco per 3-0.  Quali furono le difficoltà incontrate durante il cammino e qual è stato il momento che vi ha portato a pensare di poter alzare la coppa?
    "Quello era un gruppo speciale, unico. Se pensiamo che noi avevamo un solo premio in caso di vittoria della Champions League, non avevamo altri premi come quelli del passaggio ai quarti o alla semifinale. Dovevi vincere la coppa per prendere il premio e questo dimostrava la forza di quella squadra e gli obiettivi di Berlusconi e Galliani. Noi dovevamo arrivare in fondo, avevamo una squadra costruita per arrivare in fondo. Ci siamo arrivati meritatamente perché, insieme al Barcellona, avevamo la squadra più forte. Addirittura loro venivano considerati i principali favoriti alla vittoria, avevamo l'etichetta del dream team. Ma la missione di Berlusconi, in quegli anni, era sempre la stessa: costruire una squadra da finale di Champions League".

    Nella semifinale contro il Monaco però perdeste, per squalifica, due pedine fondamentali: Baresi su ammonito ed era diffidato, Costacurta fu espulso per un fallo da ultimo uomo. La maggior parte delle squadre potevano subire un contraccolpo psicologico, non crede?
    "Devo dire che perdere la coppia centrale titolare è stato un brutto colpo. Però, come dicevano sempre Berlusconi e Galliani, il Milan era costruito per avere 22 giocatori. Paradossalmente, sotto un certo punto di vista, le assenze diedero una carica maggiore a Filippo Galli e a Maldini. La paura non c'era, non conoscevamo quella parola. Ci preparammo al massimo per incontrare Stoichkov, Romario e Berigistain convinti di poter fare bene".

    Loro erano molto convinti di poterla vincere quella partita, anzi ne erano quasi sicuri. Cruijff si lasciò andare ad alcune dichiarazioni molto forti: "Il calcio siamo solo noi, l’Europa deve incoronarci: il mondo ha bisogno di veder trionfare il gioco offensivo e spettacolare di cui siamo il simbolo". 
    "Eh, me le ricordo (ride ndr). Loro da questo punto di vista ci hanno aiutato perché per una squadra mentalmente forte come il Milan vedere un allenatore che, nei giorni prima della partita, si era fatto la foto con la Champions, un qualcosa ti lascia a livello di emozioni. Cruijff era sicuro della vittoria, e lo ricordo con tutto il rispetto perché ognuno prepara la gara come meglio crede. Ma questo ci aveva caricato molto, ci aveva fatto tirare fuori tutto l'orgoglio possibile e se adesso, a distanza di 26 anni, guardiamo la formazione di giocatori veri ne aveva il Milan. Abbiamo giocato una delle più belle partite della storia del calcio".

    Spesso i protagonisti rossoneri di quell'era raccontano di preparazione alla partita, da parte di Capello e il suo staff, quasi maniacale e di uno spogliatoio molto serio. 
    "Quello era un Milan che si divertiva, a fine allenamento nello spogliatoio si scherzava e si rideva tutti insieme. Però eravamo un gruppo che arrivava mezzora prima all'allenamento e andava via un'ora e mezza dopo. Un gruppo di campioni incredibili, che lavorava e faceva le cose giuste. Era un gruppo, fondamentalmente, ambizioso e quando hai ambizione lavori sempre al massimo".

    La prima frazione di gara fu quasi sorprendente con il vantaggio di due reti grazie alla doppietta di Massaro. In quei quindici minuti all'intervallo ricorda le espressioni e cosa vi siete detti per conservare quanto avevate già ottenuto?
    "Parlò solo il mister ma alla fine di quel primo tempo non c'era da dire molto. Ci incitò a continuare su quella rotta, di non mollare di un centimetro. Ma gli occhi nostri erano quelli della tigre. Io ero il più giovane ma gente come esperta come quella che c'era al Milan, quel tipo di partita lì potevamo giocarla anche per tutta la settimana e non avrebbero, probabilmente, nemmeno tirato in porta. Per come stavamo in quella partita non poteva esserci storia".

    Al 47' Savicevic si inventò un gol straordinario contro un portiere molto forte come Zubizarreta. Cosa le passò per la mente in quegli instanti quando il pallone rimbalzava proprio nella zona del 'genio'?
    "Quando Savicevic fa quel gol puoi solo ammirare in silenzio. Dejan, quando stava bene, era un giocatore unico. Gli davi la palla all'85' e la teneva fino al 92'. Era un giocatore straordinario, i ricordi sono tanti di quella finale. Per me che era la prima, a vent'anni. Mi è passata davanti tutta la mia giovinezza, la voglia di arrivare a certi livelli, il pensiero che un anno e mezzo prima ero un giocatore che provava nel Genoa. Un anno e mezzo da professionista ed ero campione d'Italia, d'Europa, vinsi anche con l'under 21 azzurra. Senza dimenticare le vittorie dellasupercoppa europea e quella italiana. Non ci credevo mica che ero il miglior giocatore under 21 a livello europeo, fu un anno davvero straordinario".

    Sul risultato di 0-0 le fu annullato un gol.
    "Con le regole di oggi sarebbe stato gol. Glielo dico sempre a Daniele Massaro quando lo vedo: 'Mannaggia Daniele, con il Var sarebbe stato gol". Ci scherziamo molto su questa cosa. Però sarei stato felice anche di una vittoria per 1-0 al 90'".

    Qual è stato il ricordo più forte dell'impresa di Atene?
    "Difficile citarne uno solo, ma ricordo la festa. Dopo la partita, in 5 o 6 giocatori, andammo in discoteca e facemmo notte tarda, anzi facemmo proprio mattina (ride ndr). Il giorno dopo dovevamo partire la mattina presto ed eravamo ancora in giro per la discoteche di Atene".

    Avere un presidente molto presente e appassionato come Berlusconi e una dirigenza forte con Galliani sono stati due dei segreti per una vittoria che è rimasta scolpita nella storia?
    "Al presidente Berlusconi sarò riconoscente a vita. Lui mi ha fatto diventare una persona benestante. Io venivo da una famiglia umile, mio padre faceva il postino, e lottavamo per arrivare a fine mese. Il Milan mi fece il primo contratto vero. Stiamo parlando di lui, Galliani e Braida, perché non dobbiamo mai dimenticare Ariedo. Tre fuoriclasse assoluti. Il presidente era unico, semplicemente unico".

    Cosa vi disse quando tornaste a Milano con la quinta Champions League della storia del Milan?
    "Ti posso raccontare un aneddoto per farti capire cosa era il Milan. Io ricordo benissimo, perché io con Fabio (Capello ndr), che già la sera dopo la partita Berlusconi, il mister e Galliani già parlavano della stagione dopo. Eravamo appena diventati campioni d'Europa ma si iniziava già a programmare la stagione successiva. Facile capire che tipo di mentalità c'era".

    Che i tifosi del Milan sperano possa tornare presto.
    "Questo mi sembra prematuro, glielo auguro per il bene che voglio al Milan, per il bene che voglio a Paolo Maldini. Ho una riconoscenza tale che spero possa tornare a splendere in Italia e in Europa".

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