Il mercato degli esuberi e delle proposte
Ad una settimana dalla fine del mercato, sono ancora molte le squadre che cercano di rinforzarsi prima di tuffarsi a pieno nella stagione da poco cominciata. Al dire il vero, questi ultimi giorni di mercato ce li aspettavamo decisamente diversi: troppi gli impedimenti alle trattative, sia per motivi burocratici sia per motivi economici. Sempre meno i campioni a cambiare maglia. La verità è che il calciomercato non è più quello di una volta: le società non mettono più in piedi delle vere operazioni di mercato, ma stanno alla finestra aspettando l'occasione. Parametri zero, prestiti, e offerta last-minute sono termini che abbiamo imparato a conoscere sempre meglio negli ultimi tempi, ma sono le uniche formule praticabili dalle squadre della nostra Serie A. Juve a parte, infatti, il mercato delle altre diciannove compagini del nostro campionato si è basato quasi esclusivamente su questo tipo di operazioni: solo i bianconeri hanno avuto la possibilità di chiedere (e poi pagare) un giocatore ad altre squadre, come avvenuto per Higuain e Pjanic.
IL MERCATO DELLE PROPOSTE... - "Milan, proposto Bentaleb" o "Balotelli si è offerto al Manchester United", sono i titoli che proprio in queste ore si rincorrono in rete. Ciò fa pensare che qualcosa è cambiato: fino a dieci anni fa erano i club che formulavano offerte per i calciatori, mentre adesso le squadre aspettano che siano i procuratori, intermediari o addirittura gli stessi atleti a proporsi. Da queste "proposte" nascono le ultime trattative: si compra sempre meno e si cerca sempre più di vendersi. Ad inizio estate tutti sognano, e a volte tirano fuori, il grande nome, ma poi quando si arriva ad una settimana dalla chiusura del mercato ecco che si materializzano colpi improvvisati frutto di favori, amicizie e conoscenze. Ma soprattutto di mancata programmazione. Dietro questo tipo di affari c'è ovviamente la mancanza di budget da parte dei club che non possono e non vogliono spendere. La crisi economica ha colpito anche il calcio e anche le società più blasonate hanno dovuto chiedere aiuto a capitali provenienti dall'estero per risanare i propri bilanci. Proprio per questo motivo si guarda, e non poco, al portafogli. La verità è che il calciomercato sta diventando sempre più un mercatino delle pulci dove si cerca di trovare l'affare a poco prezzo, giusto per portare a casa qualcosa. A risentirne, ovviamente, è tutto il sistema calcio. Le squadre hanno difficoltà economiche evidenti, faticano ad investire e, di conseguenza, faticano a vincere o, semplicemente ad andare in Europa. E non andare in Europa significa avere meno pubblico, meno proventi dalle televisioni, meno appeal. In sostanza: meno soldi. Un circolo vizioso che costringe le nostre squadre a spendere lo stesso, ma a farlo male. Un esempio? I 25 milioni spesi dal Milan per Lapadula, Gomez, Vangioni e Sosa.
... E DEGLI ESUBERI - Un altro fattore che pesa tanto su questo nuovo mercato low cost è dato dalle nuove regole a cui sono soggetti i club. La burocrazia nel mondo del pallone comincia ad essere sempre più meticolosa e le società, per attenersi alle direttive imposte dall'alto, si ritrovano ad avere nel proprio organico diversi giocatori in eccedenza. Da qui nasce il desiderio di provare a "piazzare" gli ingombranti esuberi. Avere uno o più calciatori fuori rosa va a pesare sul budget che un club può avere a disposizione per fare mercato: continuare a pagare gli ingaggi ad atleti che non verranno impiegati è un lusso che nessuno può più permettere. Anche qui l'errore sta nel farsi prendere dalla fretta e dalla mancata programmazione: dopo giorni di tira e molla, le società offrono contratti spropositati ai loro nuovi innesti, senza pensare che un giorno quei soldi potrebbero servire per nuove operazioni.
NIENTE BOTTI DALL'ESTERO - Scordiamoci dunque, per ora, colpi sensazionali come Ibrahimovic, Eto'oo Ronaldinho. Il mercato italiano, così come le squadre che vi partecipano, ha subito un ridimensionamento importante che non spinge più gli atleti di altri campionato a vestire le nostre maglie. Al momento infatti i nostri dirigenti più che a regalare ai propri tifosi il botto, cercano di farlo.