Calciomercato, cos'è il Decreto Crescita? Esiste ancora e fino a quando?
Dal 2019 in poi nel mondo del calcio e del calciomercato si è parlato a lungo e soprattutto si è dibattuto a lungo del cosiddetto Decreto Crescita. La norma, prettamente economica e fiscale, venne introdotta per agevolare il cosiddetto "rientro dei cervelli" in tutti gli ambiti lavorativi. Il calcio se ne è appropriato e nel corso degli anni sono tantissimi gli atleti che ne hanno beneficiato. Ma questa agevolazione esiste ancora? E fino a quando sarà valida?
IL DECRETO CRESCITA PER I LAVORATORI - La norma 34 del Decreto Crescita del 2019, la quale si aggiunge alla legge 24bis del 2017, di fatto prevede che per i lavoratori provenienti dall'estero e per i cittadini italiani residenti all'estero da almeno due anni che portano o riportano la residenza fiscale in Italia, abbiano uno sconto sulla tassazione del loro reddito. Entrando nel dettaglio, per tutti i paesi d'Italia posti al di fuori del cosiddetto "Mezzogiorno" il 70% della base imponibile del reddito non venga tassato. Nel Mezzogiorno la quota sale addirittura al 90%
IL DECRETO CRESCITA NEL CALCIO - Pochi mesi dopo l'introduzione del Decreto Crescita per i lavoratori, la norma è stata ampliata anche al mondo dello sport professionistico. Per i calciatori, ai fini del calcolo Irpef, non viene considerato circa il 50% dell'imponibile (70% per i club del Mezzogiorno) a cui si aggiunge un contributo "dello sport" dello 0,5% destinato al potenziamento dei settori giovanili. Il calcolo per lo sconto, per fare chiarezza, va fatto quindi sul lordo e non sul netto degli ingaggi.
LA MODIFICA - Nell'annata sportiva 2022/23 il Decreto Crescita per il calcio è stato modificato date le pressioni politiche seguite alle continue mancate qualificazioni ai Mondiali dell'Italia. Fino ad allora, infatti, i vantaggi fiscali potevano essere utilizzati anche per i ragazzi dei settori giovanili, ma con la nuova modifica la norma si applicò soltanto per calciatori che abbiano compiuto almeno 20 anni e per chi ha ingaggi da almeno un milione di euro.
NON ESISTE PIU' - Il passato è d'obbligo perché dalla sessione invernale della stagione 2023/24 il Decreto Crescita è stato ufficialmente abolito dal Governo Meloni che, all'interno della Legge Finanziaria ha abolito i vantaggi fiscali delle già citate leggi 2017 e 2019. Nessun nuovo contratto firmato dal calciomercato di gennaio 2024 in poi ha più potuto godere quindi dei vantaggi fiscali.
ATTIVO PER CHI LO AVEVA IN ESSERE - La Lega Serie A si sta battendo ancora oggi con il Governo per la reintroduzione dei vantaggi fiscali per ampliare la competitività del nostro campionato, ma il Decreto Crescita, in realtà, non è sparito del tutto. I vantaggi fiscali sono infatti ancora validi per quei calciatori che stavano godendo dei suoi benefici e che si sono adoperati per ampliarne la durata a 5 o 10 anni come da normativa.
LE CLAUSOLE - I vantaggi fiscali, infatti, avevano durata di due anni a patto che la residenza fiscale del diretto interessato rimanesse su territorio italiano per la durata di almeno 1 anno e mezzo +1 giorno (Il caso Lukaku passato dall'Inter al Chelsea e poi di nuovo in nerazzurro ne è un esempio). La durata poteva essere ampliata a 5 anni in caso di acquisto di un immobile sul territorio e a 10 anni nel caso in cui il lavoratore avesse generato della prole cittadina italiana.
ALCUNI ESEMPI - Per fare degli esempi godono ancora dei vantaggi del decreto crescita calciatori come Marcus Thuram, Benjamin Pavard, Moise Kean, Tammy Abraham, Mike Maignan, Christian Pulisic, Romelu Lukaku e anche allenatori come l'attualmente svincolato Thiago Motta.