Chivu, dal Triplete ad avversario prima del ritorno: così ha cambiato il futuro suo e dell'Inter
"Non posso negare il mio passato". Christian Chivu si presentava così a Parma-Inter, la sua prima volta da ex dopo aver lasciato i nerazzurri. L'allenatore romeno, arrivato lo scorso 18 febbraio al posto dell'esonerato Fabio Pecchia, aveva raccolto 6 punti nelle sue prime 5 gare sulla panchina gialloblù: una vittoria all'esordio contro il Bologna (la squadra più in forma del campionato), poi una sconfitta di misura sul campo dell'Udinese e quindi tre pareggi consecutivi con Torino, Monza e Verona per un totale di 5 goal fatti e 4 subiti. A 8 giornate dalla fine del campionato, il Parma era quintultimo in classifica a quota 26 punti con 3 lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione.
L'Inter si era presentata allo Stadio Tardini (tutto esaurito per l'occasione) da campione d'Italia e prima della classe, con ben 41 punti in più. Ma Chivu non voleva saperne di alzare bandiera bianca, anzi: "Giochiamo contro la squadra più forte d'Italia, una delle più forti in Europa. Loro sono favoriti, ma si parte da 0-0 e comunque abbiamo il 50% di possibilità".
Inevitabile uno sguardo all'indietro: "All'Inter ho passato 13-14 anni. La mia stima e il mio riconoscimento ci sono stati, ci sono ancora e ci saranno per sempre. Ma in questo momento penso al Parma e al nostro obiettivo". La salvezza.
Chivu è arrivato all'Inter nel mercato estivo del 2007 per 13 milioni di euro (più la comproprietà di Marco Andreolli) dalla Roma, che lo aveva portato in Italia 4 anni prima pagandolo 18 milioni di euro all'Ajax. Il difensore romeno classe 1980 ha giocato a Milano per 7 stagioni fino al termine della propria carriera da calciatore nel 2014. Collezionando 169 presenze in maglia nerazzurra con 3 goal segnati (tutti a San Siro contro Atalanta, Cesena e Torino), 8 assist, 54 cartellini gialli e 4 espulsioni: 2 dirette e 2 per doppia ammonizione, più 4 giornate di squalifica con la prova tv per aver colpito con un pugno Marco Rossi del Bari. Arricchendo il palmares con 9 titoli: 3 Scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, un Mondiale per club e una Champions League.
L'ultima vinta da una squadra italiana. Correva l'anno 2010 e l'Inter delle 3 M (Moratti, Mourinho e Milito) scrisse la storia del calcio centrando un leggendario Triplete. Un traguardo per cui, 15 anni dopo, i nerazzurri erano ancora in corsa. Chivu permettendo.
Dopo la trasferta di Parma, la squadra di Simone Inzaghi è andata in Germania per l'andata dei quarti di finale in Champions League sul campo del Bayern Monaco. Proprio l'avversario battuto in finale il 22 maggio 2010 al Santiago Bernabeu di Madrid. Dove Chivu marcò l'elemento più temibile in forza ai tedeschi: l'olandese Arjen Robben. Con in testa il caschetto protettivo che lo ha accompagnato per il resto della carriera dopo la frattura al cranio procuratasi in uno scontro di gioco con l'attaccante del Chievo, Sergio Pellissier, a Verona.
Appese le scarpe al chiodo, Chivu ha iniziato la carriera di tecnico. Allenando nel settore giovanile nerazzurro per 6 stagioni dal 2018 al 2024: prima l'Under 14, poi l'Under 17 e l'Under 18, quindi la Primavera per 3 anni laureandosi campione d'Italia al primo colpo nel 2022, quando l'Inter vince il suo decimo Scudetto con la Primavera.
L'Inter avrebbe pensato di richiamare Chivu in panchina come allenatore della seconda squadra (scelta poi ricaduta su un altro ex tecnico della Primavera come Stefano Vecchi) in vista del prossimo campionato di Serie C. Ma la chiamata del Parma a stagione in corso ha cambiato tutti i piani, sia del tecnico romeno, sia dell'Inter. Che, nel giorno del compleanno di Simone Inzaghi, lo ha rimontato da 0-2 a 2-2. Un mezzo passo falso poi rivelatosi decisivo per lo Scudetto vinto dal Napoli con un punto di vantaggio sull'Inter. Che, dopo l'addio di Simone Inzaghi e il no del Como per Cesc Fabregas, ha preferito Chivu all'altro ex nerazzurro Patrick Vieira del Genoa.