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  • Dal Sassuolo al Sassuolo, adesso è Juve

    Dal Sassuolo al Sassuolo, adesso è Juve

    • Nicola Balice

    Il giro è stato completato. Nessuno parli di arrivo in paradiso, l'ultimo in ordine cronologico ad essersi accodato al mantra di Allegri è nuovamente Chiellini che ha ricordato proprio oggi come la Juve non abbia ancora vinto nulla. Ma la partenza, beh sì, quella era chiaramente dall'inferno. Perchè il punto toccato dopo la sconfitta con il Sassuolo nella partita d'andata è stato effettivamente il più basso degli ultimi cinque anni. Non qualcosa legato solo ai risultati, evidentemente non da Juve. Così come non solo i risultati possono bastare per evidenziare l'evoluzione esponenziale avuta dalla Juve in quattro mesi o poco più. Era necessario forse toccarlo quel fondo per risalire, comunque vada in questa stagione il progetto bianconero si è rivelato ancora una volta vincente. Anche se poi, per assurdo, dovesse sfuggire il quinto Scudetto consecutivo: basti pensare a come tutti siano tornati a considerare la Juve quale squadra da prendere ad esempio, la più temuta e la più invidiata. Da Sassuolo (anzi, da Reggio Emilia) al Sassuolo, la Juve è tornata ad essere vera Juve: non può bastare per dna e tradizione, per fame e ambizioni. Ma il vero Scudetto è già tutto qui.

     

    COME SI CAMBIA Prima di tutto è cambiato Max Allegri, che da quella sconfitta proprio mentre sembrava aver perso il timone lo ha ripreso. Per non mollarlo più, fino all'imminente rinnovo, con un piglio da comandante vero. Anche capace di usare il pugno di ferro come mai fino a quel momento: quello che è servito anche per ricucire gli strappi dopo le tensioni estive avute con la società, quello che è servito anche per affrontare insieme un gennaio di lucido immobilismo sul mercato di oggi nonostante gli infortuni. Dalla sconfitta col Sassuolo, seppur arrivata in un turno infrasettimanale, sono prima di tutto finiti gli esperimenti e i tempi dell'attesa nei confronti dei nuovi. Se tra settembre e ottobre la formazione titolare semplicemente non esisteva ancora, poi Allegri è tornato a puntare su una rosa ristretta ed un'ossatura solida, sempre la stessa. E con una formazione titolare, al netto delle assenze, consolidata ecco che anche tutte le alternative che sono tante e di qualità hanno via via acquisito sicurezza. Non è forse un caso che gli unici ko siano arrivati tra Siviglia, quando la formazione era di fatto forzata, e San Siro in Coppa Italia, quando per la prima volta Allegri si è permesso il lusso di un turnover totale. Questione di uomini e di collettivo, di mentalità e condizione atletica, di idee e progetto. Questione di forza, sotto ogni punto di vista. Perché la parola più adatta per spiegare come sia oggi la Juve è, semplicemente, forte.

     

    LA PROVA DEL NOVE – Ed ora inizia il bello. Un girone intero è passato, fatto di 18-vittorie-18 ed un solo pareggio, condizionato dal Bayern alle porte come quello di Bologna. Il bello inizia ora perchè come tutti predicano in casa Juve, non è stato fatto ancora nulla. Ma quanto rimane da vincere, sulla carta ancora tutto, lo è per una Juve vera come e più di quella della passata stagione, perché di maggiore prospettiva. Certo, i vari Vidal, Tevez e Pirlo non c'erano a Reggio Emilia e non ci sono ancora oggi. Ma oggi c'è una Juve vera che a Reggio Emilia non c'era. E che è destinata ad esserci, in ogni caso ancora a lungo. Anche se il mercato dovesse portare ad una seconda piccola-grande rivoluzione.

     

    @NicolaBalice

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