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  • Inzaghi come Verstappen, ma non faccia il permaloso: non vince solo grazie al lavoro

    Inzaghi come Verstappen, ma non faccia il permaloso: non vince solo grazie al lavoro

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    L’Inter come la Red Bull e Inzaghi come Verstappen. Pensavo fosse un complimento, invece l’allenatore s’impermalosisce e ribatte che in estate non era così, che società e giocatori sono diventati una Red Bull grazie al lavoro.

    Ok Inzaghi, ma attenzione a non stravincere chiamando a raccolta l’esercito dei benpensanti sui social. Lo scudetto premia chi ha lavorato meglio, quindi il pilota che ha guidato meglio. Ma bisogna ampliare con almeno un paio di domande: Inzaghi lavora meglio di tutti gli altri allenatori? Oppure è più forte tutta la macchina Inter? E per macchina si intendono anche potenza della società, nonché bravura dei giocatori.

    Nessuno mette in discussione il lavoro di Inzaghi dall’estate a oggi. Ma senza paragoni con altri allenatori, restiamo in famiglia: se Simone è primo e Pippo era ultimo, la spiegazione non è semplicemente il lavoro. Altrimenti in casa Inzaghi avrebbero cresciuto un figlio secchione e un altro fannullone.

    Meglio voltare pagina rileggendo un altro capitolo di questa polemica fin troppo permalosa. Si può tornare a qualche mese fa, come chiede il puntiglioso Simone. Se questa Inter vince grazie al lavoro significa che era corretto in estate pronosticarla più debole delle altre squadre e di se stessa finalista 2023 in Champions? No. Dal primo settembre, a fine mercato, quel pronostico di Ferragosto si era immediatamente e clamorosamente rivelato sbagliato. Bisogna essere coerenti. Corretti. Precisi. E soprattutto consapevoli delle tempeste nella comunicazione. Meglio non esagerare. Anche perchè…  Se l’Inter adesso vince grazie al lavoro, gli ultimi due anni che cosa è successo? Pochi si sono permessi di dire che Inzaghi non aveva lavorato bene per due campionati. Non è stato detto per rispetto proprio del suo lavoro, pur pensando che l’Inter equivalesse a una Red Bull sicuramente nell’anno del Milan di Pioli. E forse pure quando ha vinto il Napoli di Spalletti.

    Meglio non proseguire con paragoni scomodi e antipatici. Le metafore tra calcio e Formula 1 conviene lasciarle ai box o negli spogliatoi. Al limite, si può ricordare quella volta che Lotito, intercettato una notte d’estate per le vie di Cortina, lo sgridava al telefonino: “A’ Simo’, te stai sempre a lamenta’! Ma c’hai ‘na Ferrari, de che te lamenti?”. Quella Ferrari era la Lazio, che infatti arrivava dietro alla Juventus di Allegri, che tutti pensavano allora fosse la Red Bull di Verstappen o (in quegli anni) la Mercedes di Hamilton. E se nessuno l’ha mai detto, è solo perché il paragone, in casa Fiat, era abbastanza inelegante come un complimento.

    Tutti gli allenatori lavorano, bene e meno bene. Tutte le società fanno mercato, con entrate e uscite giuste o sbagliate, budget ricchi o poveri. Però poi ci sono le squadre: i giocatori, bravi o meno bravi, giovani o esperti, normali o campioni.

    E infine ci sono la logica, l’intelligenza e il rispetto delle opinioni altrui. Senza offesa: se tutto fosse scolastico come il ragionamento di Inzaghi, grazie al miglioramento frutto del lavoro, l’Inter dovrebbe fare di più anche in Champions, dove migliorare significherebbe vincerla. Invece sarà difficile: certo non impossibile, ma sicuramente difficile. Così l’Inter fa bene a vincere e stravincere sul campo questo scudetto, prendendo come merito anche il fatto che siano ridotte al minimo le polemiche arbitrali, tipo gli episodi andata e ritorno con il Genoa.

    Solo un ultimo (e non richiesto) consiglio a Simone Inzaghi: osservi il traguardo dove sta arrivando con merito. Sta guidando una Red Bull, se la goda. Non guardi nello specchietto retrovisore il lavoro dei suoi colleghi, altrimenti finirebbe per legittimare confronti strumentali proprio sul passato. Se questa Inter è partita meno forte ma è migliorata grazie al lavoro, bravi tutti. Complimenti. Ma gli anni scorsi, allora, chi non aveva lavorato bene? 

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