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  • Noi che Parrucchino l'abbiamo sempre odiato: 'Conte, il nostro dodicesimo uomo in campo' FOTO

    Noi che Parrucchino l'abbiamo sempre odiato: 'Conte, il nostro dodicesimo uomo in campo' FOTO

    • J.B

    Appartengo a quella nutrita parte del Paese anti-juventina, che sempre ha detestato, detesta e sempre detesterà Antonio Conte, in quanto ex bianconero ed ex ct gobbo, anzi gobbissimo.
    Nel cuore un solo colore, forse il più anti-juventino di tutti, quello viola!

    Solo per dirvene una: ero all'Artemio Franchi con la parrucca in testa per sfottere Parrucchino e il gatto che si trascina appresso quel maledetto 17 marzo del 2012 (i miei cari compagni di fede lo ricorderanno ancora fin troppo bene) in cui la Juve ci rifilò poi una bella manita, se ne tornò a Torino e a noi non restò che ingoiare il boccone amaro. Meglio glissare.


    Per noi fiorentini, vederlo seduto sulla panchina azzurra è un vero incubo; per noi poi... noi che quella panchina non l'abbiamo mai eccessivamente amata, figuriamoci con lui sopra, è tutto dire!
    Uno dei pensieri più rimbombanti, all'inizio di questo Europeo, Diladdarno per Borgo San Frediano, era questo: 'Ma figuriamoci se con sta squadra di scarsoni, per di più con Parrucchino messo lì, e mi sto a guardare l'Italia. Forza Belgio, facci sognare! Io tifo ma per Kalinìcce e per la Croazia, anzi, e me la giocho pure vincente in finale, chissà che un faccia come il Leicester (pronunciato proprio Leicèster).
    E invece questa mattina quasi uno shock. Vado prima al bar, poi a far benzina, passando per l'edicola nella mia San Lorenzo e nell'aria si respira uno spirito del tutto nuovo. C'è soddisfazione, una gioia impossibile da negare e contenere. 'Che partita ieri sera eh, oh chi se l'aspettava'. Un'euforia che prima non c'era e ora c'è. S'è tutti felici, quasi come quando il lunedì mattina ha vinto la nostra viola (molto quasi eh, non esageriamo).

    E' ostico il fiorentino, e ancor di più lo è il fiorentino tifoso, non è un tipo facile e vi assicuro che per lui ammettere e digerire di buon grado l'entusiasmo che oggi pervade la città, con quest'Italia che ci ricorda molto l'odiata Juve, con nasone Chiellini gobbo nell'anima che segna e Parrucchino alla guida, beh, non è affatto semplice. Così com'è difficile ammettere che ieri sera, ebbene sì, abbiamo goduto, e che sì, lui è davvero un grande, è un condottiero indomito che ci sta facendo sognare.
    Ma per caso avete notato ieri il povero Del Bosque in panchina? Nei primi minuti della partita su Saint-Denis si è abbattuto il diluvio. Bene. Antonio ha infilato cappellino ed impermeabile e s'è piazzato, come sempre, a bordo campo per urlare, incitare e imprecare. Del Bosque fermo, immobile, chiuso nei suoi pensieri e te pensi: 'vabbè, piove, non ha voglia di bagnarsi'. Comincia un poco a spiovere, e subito Antonio si libera dell'armamentario anti-pioggia (troppo ingombrante) e continua il suo show, sempre vicino ai suoi ragazzi. Ma come farà ad avere ancora voce a fine partita? 'Infatti l'è sempre rocho come una gallina fiocha...'.
    E Del Bosque? Ti aspetti che finalmente si dia una mossa, anche perché la Spagna fa poco, mentre noi corriamo come pazzi: due, tre, le occasioni continuano a fioccare; e invece niente, 'eh, allora un n'era l'acqua'. Si concede solo ogni tanto una smorfia, per vederlo in piedi bisogna aspettare gli ultimi scampoli del match, quando ormai il sospetto di esser giunto al capolinea è ben più di un sospetto e il 2 a zero di Pellè viene a ruota.
    Spagna surclassata, vendetta è fatta. Loro a casa, noi a Bordeaux!

    Ma l'avete visto Antonio dopo il primo gol? Abbraccia tutti, 'chi c'è, c'è': massaggiatori, collaboratori, si aggrappa alla panchina (qualcuno ha insinuato il sospetto che in realtà l'abbia fatto per sfuggire alla morsa di Zaza che era nei paraggi, ma quella è un'altra storia) esplode come il più agguerrito dei tifosi, per poi ricomporsi - si fa per dire - urlando: 'calma', si riaggiusta la cravatta, urla un'atra volta ed è di nuovo pronto per combattere a fianco dei suoi ragazzi, sì, perché è come se fosse in campo con loro, Antonio le partite non le prepara e basta, Antonio le gioca!
    E' il nostro dodicesimo uomo in campo. Non gli sfugge niente, ne ha per tutti, i suoi uomini non li molla un attimo.

    E' innegabile, Conte ci sta emozionando, sta conquistando anche i suoi nemici di sempre: 'A me mi sta qui eh, però l'è vero, e l'è un grande con qui' gatto in testa, bisogna ammetterlo', bofonchia il signor Mario dal benzinaio.
    Questa Nazionale, additata come una delle più scarse di sempre, è una Nazionale che incarna il suo spirito all'insegna della determinazione, dell'abnegazione. E' soprattutto un gruppo umano, coeso, massiccio, che segue il suo condottiero, il suo stratega e si sacrifica; tutti soffrono, dal primo all'ultimo, nessuno escluso.

    Conte ha capovolto ogni nefasto pronostico e ora ci fa sognare, pure a noi, a noi che in quel di Firenze la Nazionale ci è sempre andata giù poco, a noi che Parrucchino l'abbiamo sempre odiato. 

    E se la Conte-mania si sta diffondendo all'ombra del Campanile di Giotto, 'l'è proprio grave', avrebbe detto il mi' nonno Guido.

    Forza Parrucchino, continua a farci gòdere!  
     

     
     

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