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  • Santon, il 'ragazzo interrotto' si ritira: Mourinho l'ha lanciato e Mourinho lo ha escluso, resta un senso d'irrisolto

    Santon, il 'ragazzo interrotto' si ritira: Mourinho l'ha lanciato e Mourinho lo ha escluso, resta un senso d'irrisolto

    • Furio Zara
      Furio Zara
    A diciotto anni l’esordio in Serie A, a 31 anni il ritiro. In mezzo una carriera partita a razzo e poi implosa, per colpa di infortuni e di scelte sbagliate: Davide Santon, il “Ragazzo Interrotto”, si ritira dal calcio e sarebbe offensivo dare spazio a chi invece sui social commenta: “Ma non si era già ritirato?”. No. Stava solo cercando risposte. “E’ il mio corpo ad aver detto basta”, spiega con amarezza in queste ore un calciatore che nella sua parabola ha riassunto tutto quello che l’onda del calcio porta con sé, l’entusiasmo, i soldi, la fama, e poi la risacca, la solitudine, la penombra nella quale da qualche anno era finito, costretto a frequentare più l’infermeria del campo di gioco.

    Santon racconta di aver ricevuto qualche offerta, ma “Rischierei le protesi, non piego più il ginocchio ed anche il flessore è andato. Dicevano che rubavo i soldi, ma la verità è che non riuscivo ad andarmene perché non passavo le visite mediche”. E’ difficile dire cosa sia stato il percorso professionale di Santon. Da niente a tutto, andata e ritorno. Da Mourinho a Mourinho, anche. Era il 2009 quando Josè - erano entrambi all’Inter - lanciò il ragazzo, lo caricò a mille ed ebbe risposte esaltanti. Santon in Champions League fermò nientepopodimeno che Cristiano Ronaldo. 24 febbraio 2009, poche settimane prima aveva debuttato in Serie A. Ottavi di finale, pienone a San Siro. Due mesi prima CR7 aveva vinto il Pallone d’Oro. Il Campione sfidava il Bambino, così l’aveva soprannominato Mourinho. Santon sfoderò una prestazione impeccabile, la migliore di tutta la sua carriera. Personalità, tempi giusti, coraggio. Si sprecarono i paragoni, l’Inter si illuse di avere in casa la replica nerazzurra del Maldini rossonero. Stesso ruolo, terzino sinistro (adattato: entrambi sono destri). Stessi segnali del predestinato. Stessa aura. Due scudetti, la Coppa Italia, la Champions, la straordinaria stagione del Triplete (seppur da riserva).

    Poi però la sua storia ha preso un’altra direzione. E le belle speranze sono sfumate, quando è entrata in scena la realtà, con tutti i suoi spigoli. E per Santon oggi il cerchio si è chiuso rifacendo il giro del vento e tornando dall’uomo che aveva dato inizio alla sua carriera: José Mourinho. L’allenatore della Roma appena arrivato lo mise fuori rosa. L’ultima partita - con Fonseca in panchina - nel maggio 2021 contro lo Spezia, poi zero presenze nel 2021-22 e la decisione dell’addio ora, dopo la fine del contratto (30 giugno 2022) e un’estate passata a capire se c’era ancora la possibilità di rimettersi in corsa da qualche parte, magari in una categoria minore. Sono 268 le partite ufficiali disputate in carriera, ma se si va poi a vedere si scopre che Santon ha giocato titolare solo in Premier League, con la maglia del Newcastle per due anni e mezzo, nella sua avvenuta inglese. Per il resto - ed è un dato che deve far riflettere - il suo massimo di presenze in Serie A è stato di 16, nell’anno fuori catalogo del debutto. Non si è più ripetuto con continuità, né all’Inter - dove è tornato dopo la mezza stagione con il Cesena e l’intermezzo inglese - e neppure alla Roma, dove è stato arruolato nel 2018 nella speranza di ritrovarsi e ritrovare l’antica scintilla.

    Le 8 presenze con la maglia azzurra della Nazionale (ma ben 5 nel solo 2009, con Marcello Lippi CT) sembrano appartenere ad un’altra epoca, quando ancora molti riponevano fiducia nelle qualità di un diciottenne che aveva tutto - la struttura fisica, la qualità nei piedi e la sfrontatezza - per affermarsi ad alti livelli. Debuttò in amichevole a Pisa, contro l’Irlanda del Nord. Faceva parte di un’infornata di volti nuovi che Lippi aveva convocato, nella speranza (che il Tempo poi ha certificato come vana) di trovare qualcuno utile alla causa. Vale la pena ricordarli, quei convocati “absolute beginners”. Con Santon c’erano il portiere Marchetti (Cagliari), i difensori Esposito (Lecce) e Cassani (Palermo), i centrocampisti Biagianti (Catania) e Galloppa (Siena), gli attaccanti Mascara (Catania) e Pellissier (Chievo). Cosa è andato storto? Quale è stato invece il punto esatto in cui il destino di Davide Santon si è incrinato? Quali sono state le cause di una carriera così rapida nel prendere forma e allo stesso tempo spietata nel dissiparsi? Lo sa solo lui. A noi - da qualsiasi parte si voglia guardare questa storia - resta il dubbio - l’abbiamo sopravvalutato o poteva davvero diventare un punto fermo dell’Italia? - e quella spiacevole sensazione che lasciano le cose irrisolte, che si interrompono e non si riescono più a ricucire.

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