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  • Ventura e la pesante eredità di Conte: battibecco con un big in Nazionale

    Ventura e la pesante eredità di Conte: battibecco con un big in Nazionale

    Disunita alla meta l’Italia ci era già arrivata al Mondiale 2014, con le parole esplose dallo spogliatoio un minuto dopo l’eliminazione (nonostante il giorno prima la Federcalcio avesse smentito ogni frizione) e ora non si vorrebbe concedere il bis. Così, in vista degli spareggi di novembre e della coppa del mondo del prossimo anno, Ventura e i giocatori dovranno fare un passo avanti, l’uno verso gli altri, e viceversa. Perché se tre anni fa era il gruppo a essere destabilizzato da alcuni agenti del caos, stavolta lo scollamento è tra ct e squadra. 

    L'EREDITA' DI CONTE - Quel che è un po’ emerso pure nell’ultima settimana a Coverciano, prima del duello con la Spagna: come si legge su La Stampa, un allenamento finito con qualche minuto di anticipo dopo un battibecco tra il tecnico e un giocatore, non una recluta; gente provata titolare a inizio settimana e poi spedita in tribuna; e una preparazione mentale e dialettica della sfida di Madrid che non ha convinto molti giocatori. In fondo, il problema è anche l’involontario confronto che spesso parte della squadra fa tra l’attuale allenatore e Conte, con il suo approccio, le sue pretese, i suoi metodi. Basti una voce dello spogliatoio, sull’avvicinamento al Bernabeu: "Conte avrebbe dato di matto, pur di tenere alta la tensione". Un’eredità che ha complicato fin dall’inizio il lavoro del ct, a partire da una discussione nello spogliatoio (senza il tecnico), dopo la partita dell’esordio, persa con la Francia 3-1: "Ragazzi, la carica ce la dovremo dare da soli". 

    FISCHI E SILENZI - C’è pure chi è disorientato dalle esercitazioni del ct: "Dopo aver provato a lungo la difesa a tre, giovedì mattina ci ha detto che contro Spagna e Israele avremmo giocato 4-2-4". Mercoledì, invece, dopo un richiamo per un passaggio sbagliato, c’è stato un battibecco tra un giocatore e Ventura, che ha poi preferito terminare l’allenamento con un po’ di anticipo. E in generale, nell’aria non c’era quella tensione che solitamente precede le grandi partite: "Anche i più anziani, quelli che solitamente urlano di più, lo facevano meno". Si sono invece sentiti i fischi del Mapei Stadium, all’intervallo con Israele, che sono stati poi il principale argomento di discussione tra Ventura e Buffon, nel loro parlottare a centrocampo, appena finita la gara. Il capitano, ne discuterà anche all’uscita: "Un po’ i fischi ci hanno condizionato". Ma senza cercare scuse, neppure per la Spagna: "Se l’Italia perde 3-0 è giusto che finisca sotto processo, sportivamente parlando". Poi, un pensiero sul modulo: "È un problema del mister". Con postilla: "Deve decidere e fare quello che si sente, anche a seconda della caratteristiche di noi giocatori". 

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