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  • Allegri fa tenerezza, la Juve è tutta nervi e niente calcio. Il Benfica merita, qualificazione compromessa

    Allegri fa tenerezza, la Juve è tutta nervi e niente calcio. Il Benfica merita, qualificazione compromessa

    • Gianni Visnadi
    La Juve perde in casa col Benfica, meritando ampiamente di farlo. Finisce 1-2 e il risultato sta molto stretto ai portoghesi. Chi guarda all’occasione fallita da Bremer a 2 minuti dalla fine o recrimina per il gol annullato (giustamente, senza Var) poco prima a Vlahovic, commette lo stesso errore già fatto col PSG e con la stessa Salernitana, sopravvalutando una reazione bianconera che è solo di nervi, non di calcio. 

    FISCHI PER TUTTI - La Juve ha meritato di perdere perché ha giocato peggio e rischiato di più. E del resto, se la Salernitana era in vantaggio al 90’, solo 3 giorni prima e sullo stesso campo, come poteva non vincere stavolta una squadra (forte) al 12esimo successo stagionale in 12 partite? Applausi, tanti, al Benfica. Fischi, alla Juventus. E lo Stadium non glieli fa certo mancare. Qualificazione non compromessa, ma quasi. Se questa era, e lo era, la partita decisiva del girone bianconero, il risultato vale un verdetto (quasi) senza appello. Mai la Juventus aveva perso le prime 2 partite del girone di Champions.

    TENEREZZA ALLEGRI - Stavolta la Juve dura 15 minuti, i primi. Segna un gran gol con Milik, ne sbaglia un altro con Kostic, che avrebbe forse (ma molto forse) dato un altro senso alla serata, poi scivola poco alla volta dal palcoscenico. Il Benfica pareggia a fine primo tempo, domina il secondo fino alla sarabanda finale, che non cambia il risultato. Fa letteralmente tenerezza, Allegri quando (13’ st) manda in campo il convalescente Di Maria per rimediare al 1-2 appena subìto. È lo specchio della sua Juventus e del suo calcio: non ci riesce con il gioco, ci prova con i giocatori. Il risultato immediato è che la presenza di Di Maria regala un uomo in mezzo al campo agli avversari, che salgono letteralmente in cattedra e sfiorano il terzo gol, che meriterebbero ampiamente, con Bah (deviazione di Bonucci), Rafa Silva (miracolo di Perin) e due volte  con Neres (ancora Bonucci in angolo, a portiere battuto, e poi di nuovo Perin in angolo). Un quarto d’ora da incubo, che cancella tutto il resto. 

    OTTIMO MILIK - Bravo Milik, che segna un bel gol, anzi bellissimo, e gioca da centravanti e da raccordo. Un acquisto così a spanne già molto più utile del piede operaio di Paredes, che ovviamente è rimasto il mediano difensivo che ricordavano tutti: calcia forte e lungo, ma la classe per fare la differenza è un’altra cosa. Quella la porterà forse Pogba, di certo Chiesa. Ma purtroppo per Allegri c’è ancora molto da aspettare.

    CALO FISICO - Un quarto d’ora di grande Juve, il primo. E poi? Poi a metà tempo si spegne la luce bianconera e si accende il Benfica. Questione di testa, ma non solo. Con evidente cali di concentrazione in troppi giocatori, ma subito dopo anche calo fisico, per quanto possa sembrare strano dopo nemmeno mezz’ora e a metà settembre. Però a questi livelli ci vuole poco, gli equilibri sono troppo sottili e il Benfica tutto è fuorché una squadra qualunque. Basta perdere un pallone in più a metà campo, non rincorrere l’avversario col tempo giusto, coprire male un proprio compagno. E così già al 27’ Ramos ha un’incredibile occasione da 3 metri, innescato da Neres, ma il colpo di testa troppo centrale finisce in braccio a Perin, altrimenti battuto. È il campanello d’allarme per i tifosi in tribuna, non per la squadra in campo. Bonucci lascia a Rafa Silva il tempo per prendere la mira e calciare da fuori area, palo pieno, mira forse troppo precisa. Nemmeno un minuto e poi il rigore: incauto l’intervento di Miretti su Ramos, sfuggito all’arbitro sul campo. Pestone da rigore a pallone già calciato, rigore classico nel calcio del Var. Calcia e segna l’ex interista Joao Mario, che ai fischi dello stadio bianconero risponde col gol e il gesto di chi si porta le mani alle orecchie, come a dire: non vi sento. Ammonito lui come Bonucci, che cercava di spiegargli la buona educazione in casa altrui, cioè la sua. 

    PARI PALI - Detto del secondo tempo tutto portoghese, prima del gol annullato a Vlahovic (De Sciglio in fuorigioco sull’unica bella giocata di Di Maria) e del pallone che Bremer spedisce in curva a 3 metri dal portiere, c’è anche un palo di Kean a fare statistica e scopa con quello di Rafa Silva, un palo per uno, ma tre punti al Benfica.
     

    IL TABELLINO

    JUVENTUS (4-4-2): Perin; Cuadrado (13' st De Sciglio), Bremer, Bonucci, Danilo; McKennie, Paredes, Miretti (13' st Di Maria), Kostic (25' st Kean); Milik (25' st Fagioli), Vlahovic. A disp. Pinsoglio, Garofani, Gatti, Rugani, Soulè, Barbieri. Allenatore: Allegri.

    BENFICA (4-2-3-1): Vlachodimos; Bah, A. Silva, Otamendi, Grimaldo; Fernandez (36' st Aursnes), Florentino; Neres (36' st Chinquinho), Rafa Silva (42' st Gonçalves), Joao Mario (41' st Draxler); Gonçalo Ramos (36' st Musa). A disp. Leite, Gilberto, Pinho, Ristic, Brooks, Araujo, Bernardo. Allenatore: Schmidt.

    ARBITRO: Zwayer (Germania).

    MARCATORI: 4' pt Milik (J) 43' pt Joao Mario (B, su rig.), 10' st Neres (B)

    NOTE: Ammoniti: Miretti, Perin, Danilo (J); Bah, Joao Mario, Paredes, Florentino (B)

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